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   Piz Palü Centrale,, via Bumiller
Zona Svizzera - Bernina
Partenza Chamanna Diavolezza  (2975 m)
Quota attacco 3050 m
Quota arrivo 3905 m
Dislivello 850 m
Difficoltà TD ( pendenza 75° / V+ in roccia )
Esposizione in salita Nord
Rifugio di appoggio Chamanna Diavolezza
Attrezzatura consigliata Attrezzatura da alta montagna (con pedule da arrampicata nel caso si opti per la salita lungo il filo di cresta).Qualche cordino, protezioni veloci e un paio di chiodi da roccia.
Per il seracco sommitale due attrezzi e quattro viti.
Orario indicativo da 7 a 10 ore
Periodo consigliato Da Giugno a Settembre
Descrizione Accesso stradale:
Chiavenna, Passo del Maloja, Saint Moritz, Pontresina.
Da Pontresina proseguire in direzione del Passo del Bernina, e pochi km prima di questo parcheggiare l’auto nel vasto parcheggio della funivia per il Diavolezza.

Base di partenza per tutte le salite al versante settentrionale dei Pizzi Palü è la Chamanna Diavolezza a 2975 m di quota. In bella posizione è facilmente raggiungibile con la funivia oppure seguendo il sentiero che si sviluppa lungo le piste da sci (circa 950 m di dislivello, circa 2 ore).

Dalla Chamanna Diavolezza (2975 m) seguire la traccia che ripidamente porta sul Vadret Pers. Giunti sul ghiacciaio, a circa 2800 m di quota, puntare in direzione del versante settentrionale del Piz Palü Centrale prestando attenzione ad alcuni insidiosi crepacci (soprattutto in caso di innevamento) e scegliendo il percorso migliore giungere alla base dello sperone a circa 3050 m di quota (1.10 ore).
Aggirare sulla destra il contrafforte roccioso che costituisce la porzione basale dello sperone ed immettersi nel canalone ghiacciato compreso tra la punta centrale e quella occidentale. In questo tratto mantenersi sul ghiacciaio a ridosso delle rocce dello sperone e ricercare la via migliore tra i numerosi seracchi che interrompono la continuità del ghiacciaio stesso (ovviamente il percorso di questa porzione basale varia di anno in anno con le condizioni del ghiacciaio). Appena possibile, sfruttando alcune facili rocce gradinate, oppure un canale nevoso (50°) tra le rocce stesse e la colata di ghiaccio sulla destra portarsi sul filo dello sperone immediatamente a monte dell’evidente torrione roccioso che contraddistingue la cresta. Proseguire lungo il filo di cresta, qui completamente nevosa, con percorso elegante e non difficile sino alla base del salto roccioso mediano.
Questo tratto, che rappresenta la parte principale della salita può essere percorso o direttamente, mantenendosi in generale sul filo di cresta o poco al disotto di esso (Attenzione! sempre sul suo versante orientale e mai passando sul fianco occidentale) con circa dieci tiri di corda oppure, come fecero i primi salitori deviando verso sinistra e salendo su terreno misto il fianco orientale dello sperone. Se si opta per la prima soluzione, che è quella quì relazionata, è consigliabile in questo tratto sostituire gli scarponi con le pedule da arrampicata.
Arrampicare con una lunghezza di corda (circa 40 m) la placca grigia soprastante dapprima su rocce facili e ben appigliate (III, qualche chiazza di neve presente) e poi su terreno più impegnativo (IV un passo di V-) sino al punto di sosta (chiodi ed un dado incastrato). Salire la successione di placche per altre due lunghezze (dal III al IV+) trovando alcuni chiodi intermedi e soste generalmente attrezzate. Superato un pronunciato ed ostico strapiombino (IV+) proseguire sino a raggiungere il filo di cresta in prossimità di una caratteristica finestra naturale che si affaccia sul versante opposto dello sperone (35/40 m). Da qui non salire direttamente ma traversare alla propria sinistra e scalare un diedro giallastro con arrampicata impegnativa (30 m, IV e V, numerosi chiodi presenti). Dalla sosta seguire pochi metri a sinistra (III, 1 ch.), poi deviare leggermente a destra superando un muro verticale di roccia rossastra e compatta (IV) per continuare poi sino a raggiungere il filo di cresta (35 m, attenzione la corda fa atrito). Attenzione, in questo tratto il percorso non è evidente ed è facile compiere delle varianti al percorso. Comunque raggiunto nuovamente lo spigolo seguirlo fedelmente per altri due tiri di corda (che alcune relazioni riportano sottostimandone le reali difficoltà), il primo caratterizzato da una partenza impegnativa (IV+, 1 ch.) e da una breve discesa ad una forcelletta dove è attrezzata la sosta (35 m, III+); il secondo contraddistinto da una difficile fessurina iniziale molto esposta (V-, chiodi) e prosegue poi più facilmente (III) sino alla sosta (35 m, da attrezzare). Si prosegue su terreno misto dapprima facilmente e poi con arrampicata più impegnativa per circa due tiri di corda (III e neve a 55° per circa 60 m, sosta intermedia da approntare mentre la sosta finale è attrezzata) sino alla base del seracco sommitale.
Dopo un primo tratto caratterizzato da una rampa inclinata (25 m a 65°) si devia leggermente a sinistra superando un ripido muro ghiacciato (10 m 80°/85°) ed il successivo pendio (35 m a 55° poi 45°) e raggiungendo così il grande plateau nevoso che occupa interamente il versante settentrionale della montagna compreso tra le punte centrale ed occidentale. Attualmente a causa delle mutate condizioni dei ghiacciai può accadere di non poter proseguire direttamente per la vetta sfruttando i facili pendii nevosi sommitali come avveniva in passato (e come tutte le relazioni riportano); talvolta una grossa fenditura nel ghiaccio crea un ostacolo insormontabile. Si deve quindi deviare alla propria destra (W) percorrendo la vasta piana nevosa e trovato il punto più idoneo, laddove la crepaccia terminale è superabile, scalare il pendio ghiacciato alto circa un centinaio di metri (55° con un paio di tratti a 65°) che conduce finalmente sul largo dosso nevoso nei pressi della cima. A questo punto percorrere facilmente il largo dosso nevoso e raggiungere la vetta.
Per la discesa, dalla vetta del Piz Palü Centrale traversare per sottile cresta nevosa al Piz Palü Orientale e da qui seguire la facile e sempre ben tracciata via normale che percorrendo il Vadret Pers conduce nuovamente al Diavolezza (2 ore).
Valutazione itinerario Eccezionale
Commento La moltitudine di turisti che la funivia trasporta senza sosta sin quasi ai tremila metri di quota del Diavolezza ha un unico scopo: quello di vedere e ‘catturare’ con un click il meraviglioso panorama che i manifesti di promozione turistica pubblicizzano negli esclusivi centri di fondovalle. E questa perfetta scenografia, così furbescamente sfruttata dagli svizzeri, è certamente da attribuirsi al versante settentrionale dei Pizzi Palü, che con i loro imponenti ed eleganti versanti settentrionali attraggono fatalmente chiunque volga verso di loro lo sguardo. Küffner, Bumiller e Zippert i nomi degli speroni e dei rispettivi primi salitori, ormai indissolubilmente legati gli uni agli altri.
Fra le tre grandi vie classiche che percorrono i tre speroni del versante settentrionale dei Piz Palü, la via Bumiller allo sperone N del punta centrale è la più impegnativa e grandiosa. La salita di questo itinerario si articola in tre differenti parti. Il primo tratto, esclusivamente glaciale, è rappresentato dal superamento del canalone ghiacciato che si estende tra la punta centrale e quella occidentale. La seconda parte, quella più rappresentativa, presenta una scalata su roccia lungo il filo dello spigolo con numerosi passaggi impegnativi. Ed infine l’ultima porzione della salita che è costituita dal superamento del seracco e dai successivi pendii glaciali sommitali.
Il percorso da individuare, le difficoltà da superare, il continuo mutare del terreno di azione ne fanno un'itinerario impegnativo.

Prima salita: Hans Bumiller, Martin Schocher, Johann Gross e Christian Zippert 1 settembre 1887
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