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   Sfornioi Nord, 05/01/2016
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Veneto
Partenza  Passo Cibiana  (1530 m)
Quota attacco  2000 m
Quota arrivo  2410 m
Dislivello della via  400 m
Difficoltà  PD ( pendenza 30° / II in roccia )
Esposizione in salita Nord
Rifugio di appoggio  no
Attrezzatura consigliata  nde
Itinerari collegati  nessuno
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento E’ l’ultima possibilità prima del ritornoin pianura ma non sono motivatissimo e aspetto vanamente il risveglio dei bimbi per sapere se qualcuno ha voglia di fare un giro in montagna a loro scelta ma le diserzioni serpeggiano e allora lancia in resta parto senza neanche un obiettivo così preciso. Vado al Passo Cibiana per vedere il Bosconero e alle 11.30 del 5/01/2016, parcheggio in una giornata livida di luce grigia e uniforme. Davanti a me il Sassolungo di Cibiana e lo Sfornioi Nord che mi piacerebbe raggiungere. In mezzo campeggia, poco appariscente da qua, la Torre di Campestrin. Poco prima del mezzogiorno parto in direzione di F.lla Ciavazoles attirato dal nome e dal mistero di cui me l’avevano dipinta i racconti di mio padre. Il sentiero è imbiancato ma ben visibile e scivola nel bosco freddo come tutto il resto in questa giornata pietrificata dal gelo. Passo un bivio e poco dopo appare sopra gli spogli larici la sagoma colorata di rosso dello Spiz de Copada, le cui pareti striate di vermiglio danno un tocco di colore al grigiore generale. Sembra un pettirosso che mostra il petto e volteggia sopra il bosco. Salendo appare in pieno a mostrar la sua bellezza, accostata al più famoso ma meno appariscente Monte Rite. Poi fuori dal bosco entro in una pietraia coperta di neve che rende un poco incerto e faticoso l’incedere anche perché il sentiro non si riconosce e salgo ad occhio verso la visibile forcella guidato da qualche ometto coperto di neve come un babbo natale. Lontano striato, troneggia il Pelmo ancor più elegante vestito in bianco. Intanto fette di azzurro tagliano il cielo e filtra a tratti un poco di luce. Alle 12.50 raggiungo l’esiguo spazio della forcella cui mancan pochi metri alla fatidica soglia dei 2000. Dallo stretto intaglio, una visione sorprendente e inaspettata. Che bel posto, la vista si spalanca e precipita dall’altra parte non prima di rimanere catturata dalla poderosa visione della triade del Bosconero (Sasso di Bosconero, Sasso di Toanella e Rocchetta Alta). Che pareti massicce ed imperiose: dispiace salutarle perché seguendo la traccia fra mughi a sx prendo a salire la cresta ovest dello sfornioi nord coprendomi la loro vista, anche se poco dopo valicata la cresta riappaiono in tutta la loro potenza. Ora dietro al Monte Rite di cui si vedon tutte le fortificazioni e il Messner Museum, è salito in cielo il massiccio ed enorme Antelao. Salgo su per il sentiero con la vista che si allarga verso le Tofane e la Croda da Lago e che si riempie di luce che precipita irregolare dall’alto come scrosci di pioggia locali ed improvvisi. Dieci minuti dopo riparto e arrivo ad una sorta di belvedere che mi permette una magnifica vista sul profilatissimo spigolo del Sassolungo di Cibiana. Salgo lo spallone della mia montagna, la cresta Ovest con viste sempre più belle sulla triade che campeggia alla mia destra oltre il vuoto che ci separa. Alle 13.30, passo per la croce GM, da cui il profilo appuntito dello Sfornioi incute riverenza. Poco prima allineate stavano le tre punte Nord, di Mezzo e Sud, mentre ora la Punta Nord ruba la scena e la Sud staccata si affianca alla Triade regalandomi una visione rocciosa sublime di pareti imbiancate a festa come pandori zuccherati. Saluto la croce e mi alzo verso il castello sommitale che promette una difesa arcigna. Una sorta di bancata aggira verso sx l’attacco diretto e si apre un pendio largo e semplice sul quale sta a controllare la torretta principale. Mi avvio fra rocce semplice smaltate di neve verso la base della cuspide finale e girandomi brilla nel sole e nel sud il tratto di cresta aggirato. Davanti a me il letto della Val Cadore. Sbagliando seguendo una cengia di neve abbastanza esposta mi dirigo vs la F.lla dei Gendarmi, poi tornando sui miei passi sotto la paretina che avevo traversato, noto un segno rosso. Mollo le bacchettei e per sbalzi di I° grado così netti che la neve non da fastidio, raggiungo nuovamente la cresta che adduce alla cima. Mi giro anche qua ad osservare brillanti nel sole le ardite e caratteristiche torrette rocciose che agghindano la cresta sotto di me. Punte si levano verso l’alto un poco ovunque come bimbi che giocano sotto lo sguardo severo della Triade che li controlla. Bellissima da qui e illuminata di sole la parete Est dello Sfornioi Nord la cui linea di salita non appare evidente. Tento di scalarla direttamente ma le difficoltà rasentano almeno il terzo grado e cerco vanamente i segni che invece, scopro poi, proseguivano a sx. Contorno così la vetta sul versante buio e a nord, lasciandola a dx e per belle cenge evidenti, proseguo quasi in orizzontale rasentando le pareti verticali sopra di me. La neve copre i bolli rossi e sbaglio ancora il camino d’attacco che poi ritrovo e con un solo passo un po’ teso alla fine(II°, cordino per eventuale discesa in doppia) supero. Ancora cenge a contorno con la vista che spazia per le alpi e riprendo a salire con la Torre di Sfornioi di Mezzo che mi osserva timida. Arrivo sotto la torretta della cima e un nuovo canalino mi costringe ad un passo iniziale di II° un poco esposto. e che mi costringe a pulire dalla neve. Lascio l’amico zaino sulla cengetta, pulisco il passaggio dalla neve e con un ultimo passo ancora un po’ sforzato, emergo in cresta: che meraviglia e gioia gli ultimi tranquilli passi che conducono agevolmente sul candido cocuzzolo finale sul quale è adagiato serenamente l’ometto di vetta. Sono le 15 e ho raggiunto la quota 2410. Oltre solo cielo. Il mondo attorno e dentro me è un esplosione di luci colori emozioni pareti vicine e lontane, cieli azzurri, soli, tanta gioia. Sull’ampio spazio sommitale, scrivo i nomi dei miei figli in vetta e quello di Dani a ricordo di un momento che per la sua bellezza rimarrà scolpito in me anche quando la neve si sarà sciolta. Attira la mia attenzione il cervino del Friuli, quel Duranno che domina sui monti teatro dei racconti di mauro corona: Zita, Palazza,Borgà ,Centenere, Col Nudo. Sotto di me a picco la vista sulla forcella che mi divide dallo Sfornioi di Mezzo. Che ambiente sublime reso severo dalla neve e dalla solitudine. Davanti a me i due Sfornioi Di Mezzo e Sud, coprono un poco la Triade ma non tanto da offuscarne la bellezza. L’ometto di cima è circondato da neve intonsa e non lo raggiungo per non sciupare con le mie impronte tanta bellezza e candore. Civetta,Pelmo, Boè ,Antelao, Marmolada son radunati tutt’attorno verso il Nord mentre a Sud emergono Serva, Talvena, Tamer. Il gobbone pianeggiante del Monte Rite e il piccolo, da qua, Spiz de Copada, mi ricordano immegini della salita. Zoomo sul testone dello Spiz di Mezzo prossimo obiettivo, e mi preparo per la discesa che è tardi vista la stagione anche se sono solo le 15.10. Dieci minuti dopo ho disarrampicato il primo canalino e osservo un poco titubante lo zaino che mi aspetta alla base del salto attrezzato esattamente sotto la mia verticale. Colora di vita il gelo che opprime e rappresenta la mia salvezza. Disarrampico con attenzione la parete gelata e lo raggiungo felice. Comincio per cengia stavolta battuta dalle mie impronte a tornare verso la luce e alle 15.30 sono alla base del camino d’attacco. Proseguo per cengia nel buio dell’inverno e mi volto a salutare la cima baciata dal sole e poco dopo riemergo anch’io dall’oscurità riguadagnando la luce che colora d’oro la cresta che percorro e le cime della Triade che immortalo tra le sbarre della Croce dei Giovani della Montagna. Ora le tre cime degli Sfornioi brillano nei loro mantelli arancioni e tutto si colora. Sembra un’alba più che un tramonto e scendo in questo tripudio di energia con le erbe avvizzite dell’inverno che ora sembrano accendersi a ringraziare assumendo fantastiche tonalità ocra acceso. Di fronte a me il Rite sovrastato dall’Antelao e dai Sorapiss, sono raccolti per la preghiera serale e mentre scendo l’astro si avvicina sempre più alla cresta dietro la quale scomparirà. Guizza l’ultimo fascio di luce sulla Cima del Sassolungo di Cibiana e s’allunga la mia ombra sulla neve. Poi l’astro va a morire dietro gli Spiz de Mezzodì e le ultime braci del fuoco serale ardono in alto dalle parti delle Marmarole. Alle 16.20 è calato il sipario e la luce siderale della sera avvolge tutto come una meditazione. Le ultime luci della sera brillano sul Sorapiss e l’Antelao infuocati dietro il già addormentato Rite e giocano sulle pareti della Rocchetta Alta che continuo a fotografare nel suo abito arancione. Dieci minuti dopo sono a F.lla Ciavazoles con l’Antelao che sembra andare a fuoco e stupendo incendio pure sulle ardite torri della Croda da Lago. Più tardi già nel bosco vedo ancora la cima dello Sfornioi salutarmi in un ultimo fuoco d’artificio e mentre il porpora si diffonde calpesto neve e mi sembra di essere in Canada. Piano piano tutto si spegne e le Dolomiti assumono la loro veste serale che rende ragione al nome di Monti Pallidi. Che incredibile e sorprendente tonalità difficila da associare ad un colore. L’ultimo regalo della giornata è una foto ormai al Passo e praticamente in notturna che mette in risalto le forme ancora vagamente rossastre del Cimon della Froppa, della Cresta degli Invalidi e della Croda Bianca raccolte per scaldarsi dal gelo noturno. Raggiungo lo scudo al buio abbandonato nella neve di un parcheggio gelato alle 17.30 e penso che sia contento di vedermi. Incontro fra solitudini. Eppure quanta gioia mi scalda il cuore in questa notte gelata. Prossimo appuntamento estivo da queste parti: concatenamento in giornata dei 3 sfornioi più sasso di bosconero e di toanella (spettacolo!!)
Foto 1 la cima dal passo cibiana Foto 2 la triade del bosconero Foto 3 il salto della salvezza
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