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Pizzo Cassandra - Parete Nord Est, 31/05/2009 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | k2 |
Regione | Lombardia |
Partenza | Chiareggio (1960 m) |
Quota attacco | 2775 m |
Quota arrivo | 3225 m |
Dislivello della via | 450 m |
Difficoltà | AD ( pendenza 50° / II in roccia ) |
Esposizione in salita | Nord-Est |
Rifugio di appoggio | Gerli Porro |
Attrezzatura consigliata | normale da alpinismo su ghiaccio |
Itinerari collegati | nessuno |
Rischio valanghe | 2 - Moderato |
Condizioni | Ottime |
Valutazione itinerario | Eccezionale |
Commento | La nostra prima vera parete nord. Grazie a Roby e Fra, questo desiderio si è avverato. E’ stata una esperienza importante che ci ha fatto crescere, a parer mio, più di quanto si potrebbe immaginare. Le possibili modalità di utilizzo delle due piccozze … il valutare la qualità della neve … interpretare piccoli passaggi di vetrato … affrontare brevi tratti di roccette (con l’obbligo di non scaricare sassi) con i ramponi … rendersi conto che ogni movimento va ponderato e valutato … beh, credo che, tutte insieme, queste variabili siano sufficienti a dire che, oggi siamo un po’ più “grandi” di ieri…
Partiti da Cernusco sul Naviglio nel primo pomeriggio di sabato, arriviamo a Chiareggio e, da lì, nel giro di un’oretta saliamo al rifugio Gerli Porro … carichi come muli visto che, non sapendo come e quanta sarebbe stata la neve, abbiamo portato anche le “odiate” ciaspole (in realtà le lasceremo a dormire in rifugio). All’arrivo in rifugio, il meteo non è dei migliori ma non ci scomponiamo… Tutti i siti hanno detto che domani mattina sarà bello e noi siamo fiduciosi. Il rifugio è bello ed accogliente. Il momento cena, abbondante e soddisfacente, ha visto passare, tra le nostre mandibole le seguenti cibarie, bis inclusi: pizzoccheri, pasta alle erbette aromatiche, roastbeaf, involtini di carne, purè, insalata (incredibile!), vino, caffè, genepy … e come si fa ad andare a letto alle 22????? Verso le 21, usciamo a passeggiare e in cielo non c’è una nuvola … solo la luna della buonanotte (come se in rifugio la notte possa essere buona!). Stabilite le cordate ci si sdraia e si aspetta la sveglia… Infatti, come ogni volta, il termine “dormire” abbinato a “rifugio” è una menzogna storica … impossibile che si avveri. Tanti possono essere i termini da utilizzare invece di “dormire” : rigirarsi, guardarel’orologio, annodarsinelsaccolenzuolo, nonvederel’orachesuonilasveglia, etc… La sveglia suona alle 3,40 e, con l’efficienza lombarda che ci contraddistingue, alle 4,30 ci muoviamo dal rifugio sotto una limpida stellata. Passiamo davanti al vicino rifugio Ventina e, seguendo il corso del torrente, puntiamo alla vedretta del Ventina per giungere all’attacco del canalino iniziale, dopo più di due ore di marcia. Grazie all’abbassamento dello zero termico avuto in questi giorni, la neve è più dura di quanto immaginato e si procede bene. Tre ragazzi ci raggiungono e ci superano … noi dieci saremo gli unici sulla via. La via (gradata AD 45°/50° con passaggi di II° … forse l’uscita in cresta è 60°) parte subito in piedi ma, sia le due piccozze (con un po’ d’esperienza una potrebbe essere sufficiente) che la durezza della neve, consentono di salire bene e senza problemi. Il primo passaggino a cui stare un po’ attenti si ha in prossimità della stretta uscita del primo canalino ma, una vite messa da Roberto e un po’ di attenzione al vetrato, consentono a tutti di passare in sicurezza. Più si sale e più la neve smolla. Ci sono un paio di traversi a cui dedicare un po’ più di concentrazione per via della qualità della neve ma tutto va per il meglio … L’ultimo tratto prima dell’uscita in cresta (salendo, a sinistra della vetta) è quello più ripido e con la neve più molle … le picche affondano per tutto il manico e bisogna pestare bene per gradinare qualcosa che tenga. La breve cresta serve a riprendere fiato e a preparare la “soddisfazione di vetta” … sensazione che non finirà mai. La discesa, per la cresta della normale, è tranquilla soprattutto per qualche cordino e qualche friend messo da Roberto nei tratti di roccette. Al termine della cresta, al passo Cassandra, comincia a nevicare in maniera sostenuta ma le difficoltà sono terminate e sulla vedretta del Ventina c’è solo da camminare. In rifugio ci accoglie un altro piatto di pizzoccheri e un meritato caffè. Il resto è una allegra discesa verso la macchina e verso un altro piccolo sogno che il prossimo weekend speriamo di realizzare… poi vi racconterò. Partecipanti: Mau, Fra, Roby, Lorenza, Elena, Sabrina e il sottoscritto |
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