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   Catinaccio d'Antermoia 3002, 23/07/2015
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Trentino Alto Adige
Partenza  Ciampedie (2000m)
Quota attacco  2600 m
Quota arrivo  3002 m
Dislivello  400 m
Difficoltà  F / II ( I obbl. )
Esposizione  Ovest
Rifugio di appoggio  passo principe e altri
Attrezzatura consigliata  set da ferrata consigliato ma non necessario
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Anche quest’anno vacanza comunitaria a Canazei e con Robi( siamo gli alpinisti del gruppo…) pensiamo di portare il gruppo verso un 3000 abbastanza facile da raggiungere e che soprattutto permette di spezzare la gita in vari tronconi in modo che ognuno possa fermarsi dove desidera e poi decidere se proseguire o meno. Il Catinaccio d’Antermoia è salibile per via Ferrata nonchè via normale, da due versanti, da quello sud Ovest partendo dal Rifugio Passo Principe, oppure ad Est dal Rifugio Antermoia. E così il 23 luglio 2015, dal Paese Mazzin”, in Val di Fassa, pochi km da Canazei, con il bus navetta raggiungiamo per stradina asfaltata il Rifugio Ciampedie posta nell’idilliaca e meravigliosa omonima conca. Un prato d’alta montagna rasato con cura e attenzione, circondato da alcune fra le più spettacolari formazioni rocciose delle Dolomiti. Dietro al bel rifugio bianco con serrande blu, si parte dal comprensorio delle creste unite di Zigolade Mugoni e Coronele e poi un po’ di cielo ad anticipare la Cresta di Davoi che si salda alla forma scultorea del Catinaccio che introduce alle sublimi e slanciate Torri del Vajolet. Poi boschi d’abete e a seguire le magnifiche cattedrali ricche di guglie e pinnacoli del Gran Cront e dei Dirupi di Larsech con la bella e slanciata Torre Rizzi a reclamare la sua indipendenza. Ci mettiamo in cammino poco dopo le 9 muovendo passi leggeri in questo paradiso naturale che ha l’unica pecca di essere facilmente raggiungibile e quindi movimentato dalla folla di turisti. La strada scorre in armonia con l’ambiente che la circonda infilandosi piano, per non disturbare, nella valle. Pianeggiante bianca la percorri con il naso all’insù sentendoti un lòillipuziano fra questi giganti di pietra che bonariamente si alzano tutt’intorno salutando il tuo lieve incedere. In fondo, su un cocuzzolo di roccia, in fiabesca solitudine sta appoggiato il Rifugio Preuss(q.2243,h10) che di fiabesco ha anche lo stile in cui è costruito. Sul bel pianoro poco lontano trova posto anche il meno originale Rifugio Vajolet altro fantastico punto d’osservazione di questo catino con vista su montagne dell’altro mondo. Ora all’orizzonte oltre le cime del Vajolet e quelle di Valbona è apparsa la tozza e massiccia figura del catinaccio d’Antermoja che è la nostra meta. Sopra di noi troneggiano la Torre Emma, la fantasmagorica Winkler che zoomo in continuazione sognando il momento e la Torre Est del Vajolet. Dietro hanno preso sembianza autonoma i Mugoni la cui cresta poderosa si alza fra i passi delle Cigolade e quello omonimo che li divide dalle Coronelle. Mezz’oretta di pausa assorbiti dalla bellezza che ci abbraccia e ripartiamo con cartelli direzionali che tanto indicano da sembrare i nostri cartelli stradali delle zone industriali. Noi pieghiamo verso nord per sentiero 584 in direzione del Passo Principe su sentiero sempre ampio e che sale dolcemente concedendo sempre allo sguardo curioso la possibilità di ammirare le forme cangianti di queste meraviglie geologiche. E così girandosi si torna ad ammirare la valle da cui si è saliti e il Catinaccio alzarsi in piedi per spuntare oltre le Torri del Vajolet con cui forma un tutt’uno in questa prospettiva e poi si apre alla vista la conca del Gartl dominata dalla Croda di Re Laurino. Poesia non solo nei nomi ma anche di questi luoghi veramente magici. Alle 11.15 approdiamo al Rif. Passo Principe(q. 2559 m). dove facciamo una foto al gruppo dei superstiti: Robi,Cecco,Mamoud,Michelangelo, Miki. Davanti a noi la montagna con l’evidente traccia che sale a destra per un pendio di ghiaie fino all’attacco della salita con l’evidente cengia che taglia la parete da destra verso sinistra. Alle 11.30, dopo aver distribuito gli imbraghi ai ragazzi, ripartiamo salendo il ghiaione e infilando la cengia di ghiaie verso sinistra non attrezzata, fino a svoltare poi a destra in prossimità di uno spigolo entrando così in un canale non attrezzato ma con dei fittoni di ferro, che conduce ad un forcellino. Da qui percorriamo l’evidente cengia obliqua che taglia la parete sud ovest della montagna, inizialmente non attrezzata, fino a raggiungere un terrazzo ghiaioso dove inizia il cavo e si affronta una breve e stretta cengia esposta sul vuoto e molto fotogenica fino scendere in un canalino per una scaletta di ferro di 4 m e quindi traversare verso destra per risalire lungo la cengia ghiaiosa. Seguendo il cavo saliamo lungo uno sperone roccioso appoggiato che porta ad un’altra larga cengia rocciosa che sale incassata verso sinistra. Giovani e forti i ragazzi del nostro gruppo salgono senza problemi e a mezzogiorno sbuchiamo in vista del tratto di cresta che si slancia verso la croce di cima già in vista. Seguendo ora la stretta cresta, al suo termine quasi pianeggiante, che disegna un arco verso destra giungiamo con qualche piccolo passaggio un poco esposto a cui prestare attenzione, fino alla croce di vetta, riempita di sassi, mezz’ora dopo. Foto di gruppo dei magnifici 6 con la pala del Catinaccio che emerge perentoria proprio dietro e a lato bella visione sul bacino del Lago d’Antermoia controllato dalla Croda del Lago e dietro in un cielo quasi nuvoloso i massicci del Sassolungo e del Sella/Boè. Scatto un bello zoom sulla cresta del Serauta col Pelmo che cresce dietro nell’ incerta luminosità che lo rende quasi invisibile, sulla massiccia Cima Uomo e alle 13 iniziamo la discesa evitando( come avrei fatto se mi fossi trovato da solo) la ferrata della parete est che, attraverso cenge, cornici e canalini attrezzati con funi e scalette, permetterebbe di scendere fino al ghiaione alla base della parete nella Conca di Antermoia e poi da lì attraverso il Passo Antermoia tornare al Rif. Principe e riguadagnare la valle di salita. Cerco di proporre qualche passaggio di disarrampicata a Miki che scende sempre alla cacciatora e a cui scatto alcune belle foto che lo ritraggono felice. Perdiamo quota velocemente fino ad arrivare in vista della cengia che dall’alto appare veramente esposta sul vuoto ma che poi quando ci passi, è sufficientemente larga da non fartene accorgere. Scatto belle foto dall’alto con un poco di apprensione perchè l’esposizione è davvero notevole, ma ben raccomandati i giovani non commettono imprudenze e tutto va per il meglio. Scaletta metallica, cengia stretta e sul vuoto e siamo fuori dai pericoli maggiori. Finalmente sul ghiaione, liberi e salti ognuno al suo ritmo scendiamo al Principe (h 14) dove commosso guardo e fotografo Mamoud ringraziare inginocchiandosi verso la Mecca. Bella scena e bella foto in cui la mistica scombina la fisica con misteriosi effetti speciali. Foto di gruppo dove la gioia esce forte dai nostri sorrisi e riempie la giornata di emozioni. Si vede il grande giardino pietroso del Gartl custodito dalle sentinelle del Vajolet a sinistra e dalle crode di Re Laurino a destra e contempliamo un poco insieme questo paesaggio da sogno osservando la grande montagna di cui ora notiamo lassù la piccola croce dov’eravamo tempo fa. Alle 14.45 ripassiamo dal Rif.Vajolet e un quarto d’ora dopo siamo al Rif. Gardeccia. Alle 15.50 siamo di nuovo nel cerchio magico del Ciampedie e stavolta la mia attenzione è attirata dal gruppo de Sas Aut che abbiamo di fronte proprio oltre la Valle di Fassa e le cui rocce grigio chiare e calcaree spiccano sullo sfondo di un cielo minaccioso e nero. Da sinistra a destra si notano la Torre di Vallaccia, il Sass delle undici e quello delle dodici, il Sass Aut e la Punta Vallaccia, un gruppo che non ho mai visitato e che appunto fra i posti dove andare a mettere gli scarponi. Poi torniamo in albergo. Foto 1 il catinaccio Foto2 la cengia sul vuoto Foto 3 in cima

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