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   Freyr, parete Merinos, 22/05/2022
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Onicer  Zeno   
Regione  Altro
Partenza  Anseremme (Belgio) (240m)
Quota attacco  250 m
Quota arrivo  300 m
Dislivello  100 m
Difficoltà  D / 5a ( 4b obbl. )
Esposizione  Sud
Rifugio di appoggio  Freyr Refuge (Club Alpin Belge Duchesne)
Attrezzatura consigliata  Normale attrezzatura da arrampicata su via sportiva
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Liedewij mi parlava da tempo di questo leggendario Freyr… la parete di arrampicata più alta del Belgio (120 metri) su cui si sono confrontati tutti i grandi alpinisti provenienti da questo piccolo stato (il re alpinista Alberto I, Claude Barbier e la cordata Villanueva-Favresse; per citarne alcuni).

Sabato mattina partiamo in treno da Ghent e dopo due cambi raggiungiamo la piccola stazione di Anseremme. Da qui ci incamminiamo lungo il bel fiume Mosa (Meuse in francese, Maas in fiammingo) e dopo circa 1 h di cammino arriviamo sotto le verticali pareti di Freyr. Si tratta di compatte bancate costituite da antichi calcari deposti quando ancora le Alpi non esistevano (Carbonifero) ed esposti grazie all’incisione fluviale (vedi foto).

Dopo un allegro pasto, attacchiamo la via Bleue sul margine destro della parete chiamata Merinos. È quasi un anno che non arrampico su una via di più tiri ed ogni piccolo gesto (a partire dal legarsi, fare sicura e muovere i primi passi verticali) è una gioia grande. Con tre tiri siamo in cima alla struttura da cui si gode una amena vista sulla natura che ci circonda.
In cima alle pareti è posto un grande bivacco in legno dove è possibile pernottare liberamente; lasciamo qui il materiale d’arrampicata e ridiscendiamo alla Mosa per un bel bagno. Ci diamo come sfida l’attraversamento del fiume e l’ingresso nel castello situato sull’altra sponda; buffamente riusciamo nell’intento.
Ritorniamo al bivacco (dove ci raggiunge anche Pieter) e cuciniamo la nostra cena sul fuoco in compagnia di altri scalatori fiamminghi, amici dei miei compagni di cordata.
Il mattino seguente vorremo scalare la via L’Al Lègne sull’omonima struttura: percorso il primo tiro ci troviamo tuttavia un po’ persi tra i numerosi itinerari che solcano la parete. Quando ritroviamo la retta via, ci accorgiamo di un divieto di arrampicata per la nidificazione di qualche volatile. Ci caliamo allora in doppia e torniamo al settore Merinos dove ci dividiamo su due vie.
Pieter ed io facciamo un po’ un “minestrone” unendo le vie “Primus”, “Le beefsteak” e “Cubitus”: ne esce però una salita estetica e logica.
Qui in Belgio ho arrampicato molto in palestra e mi rendo conto di aver perso un po’ di abilità di lettura della roccia; scalo allora lentamente ricercando umilmente la perfezione del movimento. Appoggio quasi silenziosamente le scarpette sulla roccia tentando di salire con il minimo dispendio di energie; ogni passo è un’emozione incredibile… non mi ricordavo che fosse così bello arrampicare!
Arrivati in cima sistemiamo i nostri bagagli e ci avviamo nuovamente alla stazione.
C’è un poco di tempo prima del treno e mentre Ruben e Pieter nuotano nella Mosa mi cimento nel disegno insieme a Liedewij (in questo è maestra) per cercare di imparare un po’ su quest’arte.
Al ritorno in treno la stanchezza la fa da padrona tirando fuori il meglio di noi tra canti e giochi.
È quasi mezzanotte quando rientro a casa pieno di gioia, gratitudine e progetti futuri.

Grazie Liedewij, Ruben e Pieter: ora c'è un posto in più del nostro bel pianeta che porto nel cuore.

Mòla mia, leù!
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