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   Pizzo GRO, via 'DIRETTA' Rota Calegari, 04/08/2018
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Onicer  fabiomaz   
Regione  Lombardia
Partenza  Diga di Scais (Agneda) (1500m)
Quota attacco  2250 m
Quota arrivo  2653 m
Dislivello  400 m
Difficoltà  D / V+ ( V+ obbl. )
Esposizione  Nord
Rifugio di appoggio  Nessuno
Attrezzatura consigliata  Serie completa di friends, dadi, chiodi.
Lasciati 2 cunei in legno. Davide sta cercando di lanciare una nuova linea di stopper vintage eco friendly a marca 4FING3RS, ha anche tentato di farmici testare sopra una doppia ma ho declinato ;)
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Buono
Commento Sulla soglia delle vacanze estive si ripropone il solito must di ogni anno: l'OROBICATA d'AVVENTURA.
La scelta della via cade sul misterioso, ostico, pizzo Gro, e sulla sua parete nord. Qui, oltre alla recente "Il morso dellu-ragno" di Paolo e Michele, si snodano la via 'Diretta' Rota Calegari dell'85 e la via 'Claudio Carera' dell '86 (V e A0? VI+? ndr: chiedere a Diemmesport che forse ne sa qualcosa) che affrontano le due più evidenti strutture della parete, le fessure camini di destra la prima e il grande camino la seconda.

Per l'occasione siamo Davide Fourfingers e io. Il buon Peggy, compagno di tante avventure orobiche, è oramai fermo ai box da due anni e si attende la prossima 'rottamazione' per sostituirlo con un nuovo modello Peggy 4.0 dotato di tutti i confort e antenna wi-fi 5G incorporata.

Dormiamo in tenda al fresco ad Agneda, anche all'umido perchè piove per buona parte della notte, alla prima luce sfruttiamo il permesso di Davide e raggiungiamo in auto la diga. Da qui ci avviamo per la carrabile delle vecchie miniere, che raggiungiamo in un'ora esatta di cammino.
Dalle miniere si lascia il sentiero per il 'must' di queste zone orobiche, così poco frequentate, l'orrido sfasciume sfasciagambe.
Mentre ci avviciniamo osserviamo la parete. Da sotto sparisce gran parte della pendenza. Una fascia di circa 200 metri di placche appoggiate porta al salto verticale, inciso da profonde spaccature e altro circa 100 metri. La parte superiore della parete è costituita da altre placche e da una cuspide di sfasciumi.
Purtroppo la pioggia della notte non è senza conseguenza e i camini si presentano bagnati.
Attacchiamo sulla verticale della vetta, sul limite destro del nevaio basale. Si sale per circa 4 tiri da 50-60 metri, dapprima puntando a una fascia/grottina di rocce nere, che si supera sulla sinistra, poi prendendo un diedro/canale che porta alla base della fessura di destra del salto verticale, dove è presente un ampio 'spiazzo' per dirla con 88 immagini.
Fino a qui le difficoltà sono di II e III, con qualche passetto più duro sulle primissime placche e se 'cercato'. Probabilmente una conserva lunga è più veloce che fare tiri.
Dallo spiazzo parte un evidente diedro fessurato, che segue per circa 30 metri su roccia buona anche su umida (IV-), dove il diedro diventa verticale la roccia gocciola abbondantemente e pare muschiosa.
Con un breve traverso a sinistra agguanto una bella fessura ben proteggibile a friends e dadi, che incide una placca dapprima verticale e poi leggermente più appoggiata. Con arrampicata molto bella e su roccia asciutta salgo altri 20 metri fino a raggiungere la base di un diedro strapiombante e dall'aspetto ostico. Sulla desta un altro diedro si perde sotto un bombè fradicio.
E' il tratto chiave. Recupero Davide perchè lo specialista su roccia della cordata è lui, rinforzo per bene la sosta e attendo.
Davide parte e appena il diedro si fa strapiombante trova un chiodo. IL chiodo, l'unico lasciato dagli apritori, quello che dice che la via è giusta.
Qui Rota Calegari hanno utilizzato 3 chiodi e 2 nuts per fare 10 metri. Conoscendo i nostri polli, sappiamo che ci sarà da divertirsi e infatti è così.
La parete di sinistra del diedro è molto liscia nella parte bassa, verso l'uscita invece offre alcune buone prese.
Davide sale con la consueta calma, proteggendosi attentamente a friends e senza sforzi apparenti. Solo dall'allungarsi dei tempi fra un movimento e l'altro si intuisce l'impegno.
Sotto il tetto che chiude il diedro esce, stando sulla parete sinistra, e dopo una breve placca fessurata fa sosta. Il chiave è fatto!
Riparto io, mi abbasso un paio di metri a destra e riprendo salire nella fessura principale, quella chiusa dal bombè.
Arrivo a un ampio terrazzo sotto la parte finale del caminone e..mi incasino. C'è un grosso camino, che inizia con uno strapiombo di 5 metri salibile a destra o a sinistra. A destra il tratto verticale è più lungo ma ben appigliato. Ma è fradicio e marcio. Provo a salire e ritrovo un paio di appigli in mano e l'acqua che cola nelle maniche. Allora provo a sinistra ma anche qui il gocciolamento è continuo e non mi sento di fare il passo di uscita.
Sopra la situazione sembra identica per una 30na di metri.
Ancora più a sinistra c'è una placca incisa da una fessura trasversale che porta a un intaglio. Da lì sembra possibile riprendere il camino.
Arrivato all'intaglio sono costretto a sostare per il giro strano che fanno le corde. Recupero Davide e, mentre lo faccio, noto una via si salita su placca/diedro ben asciutta.
Dopo breve consulto Davide parte e con un tiro di circa 40 metri (III poi IV, un passo IV+ di uscita) raggiunge le placche sommitali.
Un altro tiro di 60 metri (III+) su placche porta alla base di un breve camino, ancora una volta bagnato.
Tocca ancora a Davide che risolve, anche con un passo strano in strapiombo che io troverò molto duro (IV+? per me era più V°), seguono ancora circa 120 metri dapprima su placche facili, poi su sfasciumi, fino alla base del lunare monolito della vetta.
Sono quasi le due e siamo tutti e due stanchi. Il bagnato ha aggiunto la sua dose di pepe e rispetto alle 4 ore della relazione ne abbiamo impiegare 5.30.
E la discesa sappiamo che sarà un'altra avventura.
Invece di puntare alle creste o alla normale da sud scendiamo il vallone sospeso NW, salito per la prima volta dal prof. Alfredo Corti con il figlio, e di cui abbiamo letto una relazione dell'onnipresente Beno. Ci teniamo dapprima sulla cresta di destra (faccia a valle), abbassandoci nel canale di sfasciumi dove possibile. Riprendiamo la cresta ora erbosa fino a un profondo intaglio, dove con una doppia (cordone lasciato) ci portiamo alla base del gliacionevato del GRO.
Ancora una lunga discesa su sfasciumi porta fino alla base del vallone, dove un salto di circa 80 metri sbarra la strada.
Davide individua sulla destra, tra gli alberi, un canale che ci fa abbassare altri 20 metri. Attrezziamo un altra doppia (fettuccia e moschettone) che con 60 metri precisi ci porta ai piedi della paretina.
Da qui si tratta solo di scendere, prima ancora per sfasciumi e poi per sentiero e per la strada delle miniere.
Uno scambio di battute con il malgaro che ci dà dei pazzi (evidentemente ci hanno tenuto d'occhio) e poi via all'auto, dove arriviamo verso le 17.30, Davide stanco, io distrutto.

Ogni volta che si viene a scalare qui finisce così, gambe a pezzi e cuor contento. E ora rimane solo quella paretona laggiù, un sogno di 600 metri inciso da un gran diedro, da affrontare al 100% della preparazione e la testa giusta.

foto 1: In avvicinamento alla parete, si notano il nevaio basale e, in alto, il camino fessura della Diretta (a dx) e il caminone della 'Claudio Carera' (a sx)
foto 2: Davide in uscita alla variante di placca prima del chiave
foto 3: verso la vetta (no filter)


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