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   torre principale di maslana via della condotta e del canalone, 18/02/2017
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Lombardia
Partenza  Valbondione (950m)
Quota attacco  1450 m
Quota arrivo  1950 m
Dislivello  500 m
Difficoltà  PD / III ( III obbl. )
Esposizione  Nord-Est
Rifugio di appoggio  ----------
Attrezzatura consigliata  
Itinerari collegati  Pinnacolo di Maslana (1850m), Pegaso Machine
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Letture e sogni mi spingono ad est e così decido di andare a dare un occhio alla parete delle pareti( che per una volta tanto non è il mio Civetta): la est del rosa.
Non c’ è ancora neve in quest’inverno che ormai ci ha abituato ai ritardi nevosi e così mi preparo a raggiungere la capanna marinelli( per sognare o preparare il canalone omonimo).
Poi entra una perturbazione da ovest e la visibilità che sarebbe stata scarsa mi dirotta anziché sulle nevi fra le erbe bergamasche ancora in attesa del bianco abbraccio.
Spinto dalla curiosità mi ricordo di un obiettivo particolare e cioè provare a risalire la condotta che anche sopraelevata partendo da non so dove arriva alle centrali enel sotto i pinnacoli di maslana.
Occhio e croce so che passa sopra le case di maslana e cosi colà mi dirigo il 27 di gennaio serpeggiando oltre il borgo fra rovi sterpi e stambecchi finchè imbattendomi in un sospetto colatore dalla direzione verticale lo seguo e giungo rapido al ponte sopra cui passa la mia condotta. Aggirandolo metto i piedi sulla striscia di cemento percorsa dalle rotaie e inizio a seguirla vs l’alto. Dopo un ponticello da cui parte un sentierino che pare perdersi poco dopo nel bosco di faggi raggiungo l’imbocco del tunnel che portava i vagoncini vs l’alto.
Un muro di forati chiude l’ingresso ma ne sono stati tolti un paio in basso a dx e allora rincuorato entro nel buio con la frontale: pochi passi di scalinata in salita e la strada è chiusa da una colata di ghiaccio che tutto ricopre e che nonostante vari tentativi è troppo rischioso risalire: oltretutto l’ uscita del tunnel che riesco a intravedere sembra chiusa da una saracinesca.
Ri-esco alla luce e comincio a riesaminare la situazione: in basso sembra un poco complicato scendere ma ancor di più risalire poi le rocce alla dx del tubo di cemento e risalgo allora fra arbusti a sx e raggiungo abbastanza facilmente il piatto tetto del tunnel prima che questo s’impenni verso l’alto.
Ora la strada è interrotta da due muretti di sbarramento alti circa 1 mt: supero il primo ma al secondo ci arrivo a fatica sul cemento in salita e anche il muretto è in pendenza e va a chiudersi contro la parete rocciosa; il passo non assicurato mi sembra troppo pericoloso perché non vedo dall’altra parte e scivolare significherebbe precipitare nel salto sottostante. Non mi fido e con cautela ridiscendo. Non vedendo altri sbocchi, ci riprovo ma con medesimo risultato.
Prendo allora ad osservare la paretina rocciosa di sx altai una decina di mt: salgo i primi passi di II° ma per uscire c’è un passo più duro che non me la sento di fare e allora ridiscendo e poi risalgo ma mi manca la decisione per fare l’allungo finale. Rivado oltre il primo muretto e attraverso un diedro sporco e ramoso riesco a risalire ed arrivare alla cima della paretina dove m’attende una scarpata erbosa quasi verticale: anche qui dopo vari tentativi frustrati dal timore di precipitare riesco a fare il passaggino delicato che mi porta ad afferrare un alberello e poi a trascinarmi al soprastante boschetto di betulle da cui con cautela scendo sul versante opposto e con un ultimo pendolo su rami mi deposito oltre il secondo muretto di sbarramento.
Finalmente dopo 1 ora passata a ravanare e cagarmi sotto ho nuovamente i piedi al sicuro.
E’ stupendo dove mi trovo: nel fondo di un canalone che sale senza apparenti salti fra enormi massi in un ambiente selvaggio come sanno esserlo solo i luoghi quasi irraggiungibili dall’uomo e col condotto di cemento che sale troppo ripido alla mia dx per pensare di poterlo risalire ( ci vorrebbero le scarpette e qualche spit!!! essendo di cemento liscio).
Risalgo la costa erbosa e mi riporto velocemente oltre la fine del tubo galleria che è effettivamente chiuso da una massiccia griglia. Seguo allora con qualche difficoltà la condotta alternandomi fra il camminare sulle scalette laterali ormai consunte o coperte di detriti o quando queste non sono praticabili arrampicandomi facendo aderenza coi piedi sul cemento e utilizzando i binari con le mani: faticose entrambe le procedure. Poi dopo una corta galleria il cuore prende ad accelerare perchè sto per arrivare al mitico ponte del piano inclinato tante volte ammirato dal basso. I piloni di sostegno si alzano possenti nel vuoto e l’idea di procedere la sopra non mi tranquillizza ma sono deciso ad affrontare il rischio, scegliendo di camminare a pochi passi dal vuoto sulla scaletta laterale.
Poi un cartello di divieto dell’ enel che vieta ovviamente la percorrenza m’ induce a preoccupata riflessione giacchè il tragitto oltre che pericoloso sarebbe anche lungo e non vorrei essere notato e magari multato.
Con rassegnazione ma anche sollevato scendo fra le erbe a ricercare il fondo del vallone appena abbandonato.Riprendo a salire il vallone e i suoi divertenti saltini rocciosi di cui uno sbarramento di massi costringe ad un breve passo di III°. Camosci sormontano sempre dall’alto il mio incedere increduli di non desiderata compagnia nel loro aspro e solingo habitat. Una placca di II° divertente d’ una ventina di metri mi consegna in vista del tratto finale verso l’agognata stazioncina d’ arrivo. Guardo un poco preoccupato la chiusa rocciosa che dovrò affrontare o forse aggirare a dx per erbe che mi sembran però troppo verticali.
intanto branchi di camosci continuan a spiare il mio incedere dall’alto o mi precedono incuriositi…ne deve ben passar poca di gente da queste parti…
Un nevaietto alla base della chiusa m’induce all’aggiramento per non bagnare le scarpe prima dell’assalto finale a questi 50 metri di rocce articolate e placchette. E’ l’ultimo ostacolo e parto deciso con progressivo spostamento vs dx per superare le linee di minor difficoltà della parete e con passi che non superano il II° raggiungo l’ultimo costolone erboso e più per curiosità che per necessità la condotta che torna a poggiare sul terreno. Anche qua la progressione è ardua su forte pendenza e quasi difficile quando lo sporco di detriti rende difficile afferrare i binari con le mani: ma ormai siamo alla fine e vedo la schiena di mulo dell’arrivo finire contro il cielo azzurro, la parete nord del corno a sx e le parete dei tre pinnacoli chiudere il circo a dx. Stanco e assonnato dopo visita dei locali enel mangio qualcosa e m’addormento per una mezz’oretta. Al risveglio aggiro le casette e punto vs l’alto per vedere con curiosità dove arriverò. Le poche tracce portano ad una sorta di passetto belvedere a balcone vs le dighe del barbellino e il re castello.
Ci sono anche i resti di una costruzione in blocchi di pietra tipo malga: la posizione è incantevole.
Verso l’alto il pilone dell’enel segna la prossima meta e par piantato molto vicino alla sommità delle rocce. Quando dopo 5 minuti ci arrivo vedo che c’è ancora una colmetta erbosa e mentre l’esposizione aumenta ad ogni passo mi fermo improvvisamente a due passi da quello che sembra il blocco di verrucano finale della cima: un isola nel nulla!
lo guardo con emozione ed apprensione perché c’ è da fare un breve passetto di arrampicata ma sei proprio sul vuoto. Con titubanza allora mi alzo e sono sulla piatta e inclinata sommità della torre principale di maslana grande come un tavolone da cucina che precipita da ogni lato.
Mi afferro al piolo da trenta cm li piantato a mo di croce e poi abbrancando il bordo traverso la placca in direzione della torre centrale che però sarebbe raggiungibile solo con una calata in doppia.
Mi stabilizzo sui piedi e con circospezione comincio a fotografare: che posto incredibile! sembra di stare in cielo.
Mi riabbranco al netto profilo della tavola e traverso vs la salvezza. Scendo il passetto e ritrovo l’erba che conduce vs le casette enel guardando incuriosito il sentierino che da li parte e scende sul versante dx della valle. Arrivato, prendo commiato dai locali esplorandoli e poi mi avventuro vs il sentierino curioso di scoprire dove porta, convinto possa essere la traccia rimasta dell’antico sentiero utilizzato dai tecnici che salivano. Affronto e supero una cascata di ghiaccio che lo occlude e lo seguo con difficoltà crescente ma ogni volta poi lo ritrovo e così scendo sempre più orientandomi col piano inclinato alla mia sx. Poi la traccia diventa così vaga che osservato il canalone profondo nel quale sembra scomparire decido a malincuore di risalire. Dalle casette prendo a scendere a ritroso per la linea di salita affrontando subito il tratto più arduo rappresentato dalla parete rocciosa su cui avevo lasciato qualche ometto per seguire la linea migliore.
Qualche mi richiede attenzione e un poco di tensione sui passi di aderenza fatti in salita ma poi pesto stavolta felice la neve alla base. Poi l’altra placchetta rocciosa , il passo dei blocchi incastrati ,il ritorno sulla condotta scendendo faccia a monte e tenendomi ai binari, e finalmente nuovamente all’inizio del canyon.
Riafferro i rami da cui mi sono calato stavolta per issarmi, poi il boschetto di betulle, la calata dagli alberelli e il diedrino per evitare la paretina col passo di III°. Ritrovo come amici le bacchette li abbandonate e proseguo felice fino al punto dove avevo trovato la condotta. Qui decido di provare a inseguirla nel fitto del bosco dove in alcuni punti tende a smarrirsi o a sparire inghiottita dalle erbe.
Poi la telefonata di ste con la sua idea di volare a Londra al concerto dei Depeche e la sera che cala rapida sulla mia distrazione. Mi ritrovo così quasi al buio a camminare nell’intrigo erboso che precipita vs valle ma ormai deciso ad arrivare alla fine: nell’ultimo tratto l’ assenza dei binari rende impossibile restare sulla linea di cemento e così nel buio e dovendo evitare qualche balzo roccioso riesco a scendere a tentoni e alla luce della frontale l’ultima centinaia di metri che mi divide da Grumetti. Nel buio della notte ormai calata scopro che la fantomatica via parte proprio poco oltre il parcheggio: quante volte ci sono passato..non me ne ero mai accorto.
Conclusione: escursione con tratti di arrampicata scabrosa e rischiosa, percorso libero assolutamente interessante per i caratteri selvatici dei luoghi attraversati. Per amanti del “ famolo strano”.
foto 1 paretina alberelli muretti condotta
foto 2 la condotta e il piano inclinato
foto 3 la placca di cima
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