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   Pizzo Cantolongo e Cima del Druet, 17/07/2015
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Onicer  oscarrampica   
Gita  Pizzo Cantolongo e Cima del Druet
Regione  Lombardia
Partenza  Valbondione  (1000 m)
Quota arrivo  2870 m
Dislivello  2000 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  curò
Attrezzatura consigliata  nde..qualche passo attorno al II°
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Salgo nella serata del 16/7/2015 a dormire a Valbondione in auto per il fresco e per provare ad anticipare i previsti temporali pomeridiani dell’indomani. Alle 3.30 suonala sveglie e un quarto d’ora dopo, sono già operativo e imbocco via Curò dirigendomi verso l’omonimo rifugio. Salgo di notte al fresco,occhi di gatto o d’altro mi spiano dal folto del bosco e alle 5 al bivio tra sentiero ripido e panoramico, mi volto verso le luci di Valbondione che ancora dorme e un poco lo invidio. Salgo dritto e mezz’ora dopo la parete est del Coca è già chiara come il Redorta che gli respira dietro e violetta anche la luce che mi accoglie un attimo dopo mentre entro nella conca del Rif. Curò. Prendo la via del lago verso la diga, passando sopra a dei blu che invitano al tuffo e sotto al Rif. Consoli e scendo infine sotto la diga gustandomi la luce del sole correre a riscaldar d’arancione le brune rocce del Coca. Qui, luogo al bivio tra il fronte selvaggio della Val morta e le opere umane mi perdo per mezz’ora non imboccando subito il sentiero 323 per la bocchetta dei camosci ma girovago per la piana in varie direzioni e calpestii fin quando nascosto dalle erbe alte trovo il masso con incise le frecce direzionali che son quasi le 6.30 e recupero la traccia che correva più alta rispetto a dove io la cercavo. Bella dall’alto e insolita per me la vista della diga del Barbellino col Recastello a farle da sfondo. Avanzando alto sulla Val Morta la Bocchetta dei Camosci divide la possente cresta dalla Cima principale del colossale Pizzo Coca. E salendo girandosi indietro, appaion pure le chiare rocce tanto dolomitiche della Presolana mentre davanti la grande spianata del Paso di Valsena che introduce il Pizzo Cantolongo alla sua destra. Pochi minuti dopo le 7, mi affaccio sul bellissimo pianoro di Valmorta che ospita gli omonimi laghetti e la corona che mi si presenta davanti è veramente continua e già sogno di percorrerla per intero. A sinistra s’inizia col Pizzo Cantolongo, poi la quota 2604 che anticipa il Druet e poi lo spuntoncino della Cima del Vag e a seguire la cresta delle Cime dei Cagamei. Poi la depressione e la risalita per le Creste di Valmorta. Il primo laghetto di Valmorta (q.2145) posto in un incantevole conca mi attende pochi passi più in là e dalle sue rive e fresche acque contemplo questa bellissima prateria d’alta quota abbracciata dal suo anfiteatro roccioso che la protegge come si fa con un tesoro prezioso. Attraverso il bellissimo pianoro muovendo passi di danza su erbe soffici e tenere che accolgono il mio scarpone come farebbero dei cuscini e arrivo ad un grande masso con l’indicazione verniciata per la B.tta dei camosci, io invece proseguo nella traversata in direzione del Passo di Valsena e avvicinandomi ad una bellissima struttura rocciosa che chiamerò la Sfinge, vicino alla quale fotografo delle gran placconate. Arrivo così nei pressi di una piccola cascatella che risalgo tenendomi sulla sx fino ad entrare in un canale detritico semi bagnato dove comincio a fotografare stambecchi che prendono il sole o brucano sulle rocce circostanti. Alle 8.20, sbuco sull’altopiano pietroso che accoglie il Lago di Mezzo(q.2400) in ambiente ancora tipicamente invernale con i nevai residui che si sono raccolti alle basi delle precipiti pareti del Coca che entrano direttamente nelle acque (tocco di Groenlandia in quest’estate bollente). Veramente bello questo angolo ora che lo osservo dall’alto; ora riprendo a salire e per facili pendii venti minuti dopo arrivo alla spianata detritica che accoglie il Lago Superiore(q.2486) posto proprio sotto il Passo del Diavolo che ora si vede a sinistra di quello di Valsena facilmente raggiungibile ormai per un facile pendio ghiaioso con qualche residuo nevoso. Salendo saluto il Dente di Coca che emerge dietro la cresta principale e alle 9 sono al Passo (q.2600). Bella l’infilata di cime che si vede vs Nord e che dallo Scotes scendono vs Punta degli Uomini, Pizzo Biorco,Rodes e S. Stefano. Ora attacco la sfasciumata cresta ovest del pizzo cantalongo che facilmente e con solo supplemento di fatica mi depone sull’apice del panettone a quota 2830 mezz’ora dopo. Pausa. Coca Arigna Dente in prospettiva rovesciata e oltre la cresta delle creste che dallo Scais scende fino alla Punta di S. Stefano. Sotto di me la piatta cresta del passo dov’ero. Etereo zoom sul Disgrazia che sembra un fantasma avvolto nel mistero delle nebbie e della distanza. E oltre i Valtellinesi e mai visti Denti della Foppa e giù in basso il Lago dei Forni che scorre nella valle di Arigna che scende poi in Valtellina. Davanti a me si eleva la cuspide del Druet che copre parzialmente i Cagamei e dietro le Creste di Valmorta e infine il Diavolo di Malgina che poi chiude l’anello che un giorno percorrerò scendendo al Pizzo cavrel e al Cappuccello. Lontana l’area del Gleno con lo Strinato a sinistra e il Recastello a destra. Mamma mia che vista e che foto. Colgo anche in una sola immagine i tre laghetti di Valmorta. Poi mi siedo accanto alla croce e scruto il cielo cercando i segni del maltempo che per ora si nascondono. Riparto e scendo diretto lungo la cresta con qualche passaggio di II° in discesa fino a che una paretina verticale mi sbarra il percorso e allora preferisco scendere per il canalino erboso a dx e risalire brevemente al Passo del Druet attraverso un largo canale detritico dove arrivo alle 10.30 e fotografo il sottostante lontano Lago di Mezzo. Poi per facili roccette e un canalino un quarto d’ora dopo, sono in cima al pizzo druet (q. 2870) dove ascolto il mio corpo stanco per i 2000mt di dislivello e lo spirito che ha voglia di raggiungere anche le vicine Cime di Cagamei dove magari usare la corda da 30 mt nascosta nello zaino. La Presolana è nera e nuvoloni ancor bianchi cominciano a riempire il cielo…scelgo la prudenza perché mi sembra concreto il rischio di temporale anticipato rispetto alle previsioni delle 16 e rischio di beccarlo ancora troppo alto e su terreno sconosciuto e difficile. Sotto di me nevosa la Vedretta delle Fascere che manco sapevo esistesse. Dietro la cresta percorsa in discesa dal Cantolongo e davanti la Cima del Vag che s’intravede nella sagoma dei Cagamei. Con calma assaporo il momento e poi un poco dispiaciuto ma sicuro della decisione presa comincio la discesa fino al passo del Druet e poi direttamente per ghiaioni e pietraie abitati da un branco di stambecchi che mi piace osservare mentre affondano il muso della neve credo per rinfrescarsi e bere. Poi attraverso anche una sorta di piccolo canyon, ultimo ostacolo fra me e il lago medio di Valmorta che raggiungo a mezzogiorno. Fotografo la cresta che unisce il Diavolo di Malgina al Cavrel e al Cappuccello sicuro che presto la percorrerò. Mezz’ora dopo sono alla Piana di Valmorta dove ispeziono una sorta di ricovero in cui passerò (in altra occasione) una notte terribile in balia di un vento estivo si ma terribilmente gelido e che non mi farà chiudere occhio. Alle 13 il cielo, mentre sono poco sopra il lago del Barbellino,si chiude alle mie spalle e felice di non essere lassù ascolto il brontolio dei tuoni..rallegrato da una banda di marmotte fischiettanti. Osservo la strana prospettiva che incrocia i Pinnacoli di Maslana col retrostante Corno e poi saluto un gregge accoccolato sulle erbe del bacino. Risalgo alla diga e alle 14.30 quando correndo dietro e insieme ad un runner rientro in Valbondione il cielo si apre e per 2 ore è un inferno di tuoni lampi e pioggia…dormicchio un poco fradicio in auto e qualche ora dopo passato da Ste, mi ritrovo catapultato a correre in val Vertova dove ci lanciamo felici nelle profonde gelide e rinfrescanti pozze di acqua verde. Wow che giornata! Foto1 vista creste di Valmorta dalla piana Foto2 in cima al Cantolongo Foto3 la via vs il Druet
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