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Pizzo di Rodes , 29/08/2021 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | Pierpaolo |
Gita | Pizzo di Rodes |
Regione | Lombardia |
Partenza | Rifugio Alpini di Piateda (1528 m) |
Quota arrivo | 2824 m |
Dislivello | 1485 m |
Difficoltà | EE |
Rifugio di appoggio | Rifugio Gino e Massimo |
Attrezzatura consigliata | Normale da escursionismo |
Itinerari collegati | nessuno |
Condizioni | Buone |
Valutazione itinerario | Buono |
Commento | Alla ricerca di qualche “perla” orobica da noi non ancora raggiunta, l’attenzione ci cade sul Pizzo di Rodes, cima che si avvicina ai 3000 metri di altitudine ed è affacciata sui versanti valtellinesi.
Il punto di partenza dell’escursione è il Rifugio Alpini di Piateda, raggiungibile tramite previo acquisto del permesso (5 euro) presso il Bar Centro a Piateda. La strada che sale al Rifugio è per gran parte asfaltata, mentre gli ultimi 2/3 chilometri si percorrono su sterrato, a tratti non proprio agevole (da evitare con auto troppo basse). Raggiunto il rifugio, ci incamminiamo verso la località Armisola. Oltrepassato un piccolo ponticello, teniamo la destra e ci inoltriamo in una valletta più stretta su sentiero che sale ora più ripido, circondati da molti mirtilli. Con fatica arriviamo alla Bocchetta di Santo Stefano, con la vegetazione che lascia via via lo spazio a un ambiente più severo e roccioso. Continuiamo la salita verso la Bocchetta di Reguzzo, camminando sempre più tra sfasciumi rocciosi. Poco prima della Bocchetta, teniamo la destra seguendo ometti di pietra e qualche bollo bianco rosso. Arrivati a un primo nevaio nei pressi della cima, lo aggiriamo a destra badando sempre a seguire gli ometti e i bolli. La salita si fa ora leggermente più impegnativa e bisogna prestare un po’ più attenzione, senza mai risultare però eccessivamente difficoltosa per un escursionista esperto. Raggiunto un secondo nevaio, per andare su va tenuta la sinistra, ancora una volta facendosi guidare dai bolli bianco rossi e dagli ometti. Sulla destra sono presenti dei bolli rossi, quale probabile alternativa per salire in modo presumibilmente più impegnativo. Senza troppe difficoltà, se non quelle relative alla fatica per vincere il ripido pendio, arriviamo in vetta, dove è presente un ometto e un bel panorama, oggi un po’ offuscato dalla nuvolosità. Per tornare, ripercorriamo la stessa via di salita fino alla Bocchetta di Santo Stefano, per poi prendere invece un sentiero che piega a destra verso i tre laghi di Santo Stefano, consci del fatto che questa deviazione allungherà non poco la strada per il rientro. Superati i primi due laghi e tendendoci sopra il terzo, prendiamo un sentiero che si stacca sulla sinistra allo scopo di raggiungere il Rifugio Gino e Massimo, iniziando a pentirci della scelta fatta nel deviare, perché questo sentiero riprende circa 170 metri di quota per poi scendere ripido verso il Rifugio (cose non proprio gradite quando si è già stanchi dopo un’escursione impegnativa). Raggiunto il bel rifugio, proseguiamo su sentiero ancora lungo per raggiungere nuovamente la località Armisola e chiudere così il parziale anello. Da Armisola, seguiamo il percorso fatto all’andata per tornare al punto di partenza. Bella escursione in ambiente molto selvaggio nella parte alta. La deviazione per i laghi di Santo Stefano nel scendere va valutata, considerando che allunga di almeno 5 chilometri il percorso e aggiunge quasi 200 metri di dislivello. Foto 1: verso la Bocchetta di Reguzzo Foto 2: non distanti dalla cima Foto 3: vetta |
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