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   Viaz negli Spiz de Mezzodì, 28/08/2021
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Onicer  oscarrampica   
Gita  Viaz negli Spiz de Mezzodì
Regione  Veneto
Partenza  pian de la Fopa  (1200 m)
Quota arrivo  2100 m
Dislivello  2000 m
Difficoltà  F
Rifugio di appoggio  Sommariva
Attrezzatura consigliata  corda e un poco di materiale per doppie e assicurazioni volanti
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Ho conosciuto Alberto quando mi ha chiesto info sul Viaz dei Camorz e dei Camorzieri e da allora ci siamo sentiti talvolta fin quando la coincidenza fra le sue ferie e l’assenza per ferie della mia famiglia mi hanno fatto riuscire in un cambio di turni al lavoro per cui riusciamo a progettare un’uscita dolomitica verso uno fra due progetti che preparai qualche anno fa . Intanto ci accordiamo per trovarci a Montebelluna intorno alle 19 del 16/08 e poi viaggiando decideremo cosa fare. Chiacchieriamo un poco per strada e stringiamo amicizia daventi ad un paio di medie bevute al mitico posto della Stanga. Poi riprendiamo a salire vs Caprile sotto un cielo che si fa sempre più nero e che apre le sue saracinesche proprio quando facciamo il nostro ingresso nel paisiello. Fatichiamo a scegliere il momento per scendere dall’auto e salire in casa da mio fratello. Naufragano i miei progetti di dormire in tenda o su al Bivacco Pian delle Stelle. Chiediamo alloggio e otteniamo di poter dormire in cucina e dopo esserci sistemati e mangiato una pizza da asporto, metto mano alle carte segrete. Dobbiamo scegliere tra la circumnavigazione/traversata del gruppo degli Spiz de Mezzodì e l traversata della catena Sfornoi-Bosconero, entrambe da realizzare concatenando cime attraverso diversi “viaz”. Avendo tempo a disposizione optiamo per la prima che richiede più ore. L’ora è tarda ma decidiamo di preparare gli zaini scegliendo il materiale fra quello portato in eccesso prevedendo tutte le opzioni. Dormiamo bene, sveglia alle 6 e via Selva di Cadore saliamo allo Staulanza e poi giù fino a Zoldo e poi su di nuovo fino al park di Pian de la Fopa(1200m) da cui partiamo alle 7.30. Passiamo subito al bivio diretto per il Biv. Carnielli ma noi lo raggiungeremo d’altra parte e proseguiamo sulla strada di fondovalle che accarezza il torrente e i basamenti degli Spiz. Troviamo sul sentiero una fetta d’abete che reca i segni sugli anelli che vanno dalla guerra 15/18 fino a Vaja, passando dalla guerra 40745 al Vajont e all’alluvione del 66. Sbuchiamo uscendo dal bosco in una bellissima radura erbosa circondata dagli abeti e dall’abbraccio del Castello di Moschesin e un’ora dopo la partenza siamo a Malga Pramper. Rientriamo nel bosco con belle viste sul Moschesin e quando ne usciamo siamo inondati dalla luce del sole nei bellissimi prati che fasciano le guglie appuntite e dorate del Pramperet e anticipano lo stupendo spiazzo dove è accoccolato il Rif. Sommariva(m.1857). Che posto idilliaco, veramente immerso nella natura. Sono le 9.15 e decidiamo di fermarci per rifornirci d’acqua e fare colazione oltre che per bere un caffè. Ripartiamo mezz’ora dopo seguendo il sentiero vs Forcella Piccola che ci regala stupende vedute sulle valli incassate, verdi e scure della Costa dei Nass, che anticipano il profilo del Col Nudo. Sopra di noi torri e pinnacoli dorati bucano il cielo azzurro serviti sopra prati verde brillante e dall’altra parte della valle la tozza Cima de Zita occupa l’orizzonte. Una breve risalita serpeggiante fra i mughi ci porta alla forcella (m 1950,h 10.15) dove finisce il mondo noto e inizia quello ignoto del viaggio vs il Viaz Sora la Fopa. Ci sediamo a consultare relazione e panorama. Notate le grandi colate ghiaiose scendere dalla Cima Pramper per andare a formare l’evidente Giaron de Cornia, da cui sappiamo di dover passare, commettiamo il grosso errore di non consultare la carta. Risulta abbastanza evidente una lieve traccia che solca il fianco della montagna e che sale ad una forcella che battezziamo come quella che dobbiamo raggiungere. Salutato il Talvena che sbuca dalla parte dove siam saliti ci abbassiamo sul versante opposto e puntiamo per traccia in direzione dello Spigolo del Palon e della Cima del Coro. Ad oriente si stagliano le tre cime degli Sfornioi e dietro i monti del Friuli: Monfalconi, Cima Laste dei Preti e il capo della banda, Capitan Duranno che uncina il cielo. Passiamo dal grande affossamento pietroso del Giaron e traversando ci portiamo sotto il ripido scivolo erboso e ghiaioso che adduce alla forcella del Palon(2200m). La raggiungiamo alle 11 e mentre aspetto un poco Albe m’immergo nel panorama magnifico che dà su Civetta Pelmo e Sorapiss e ne approfitto seguendo gli ometti per salire ancora un poco a sx e appartarmi per i bisogni. Quando Albe mi raggiunge, vediamo il rosso puntino del Bivacco carnielli in direzione opposta e comprendiamo che ho sbagliato direzione e allora tornati in forcella cerchiamo (dividendoci) per tracce ed ometti che ogni tanto appaiono la via giusta ma senza trovarla fin quando il salire di tre escursionisti non mi spinge a scendere per cercar da loro info. Chiedo dapprima se sanno se questa è F.lla Sagron e l’esperto mi dice che no è da tutt’altra parte e prende a schernirci perché non è possibile andare in giro senza sapere dove siamo. Trovo conferma che quello passato è il Giaron de Cornia e che quindi era laggiù che dovevamo deviare e mi allontano rapido dall’irritante personaggio supponente lanciandomi in discesa(h12.15). Per ghiaioni comincio a tagliare vs sx e consultata la carta vediamo che dovremo traversare il solco della Val Segretta e approdare infine alla Val Sagrona da risalire fino alla F. lla omonima. Scendo per ghiaioni in traverso finchè rinvengo un esile traccia che serpeggia tra i mughi e che battezzo come quella che dal Giaron, avremmo dovuto seguire. Si segue abbastanza bene e passiamo così in orizzontale sotto la bifida cima dello Spigolo del Palon e poi in val Segretta che si apre fra le sue torri e la Cima del Coro. Poi la traccia muore e risultan vani tutti i nostri tentativi di ritrovarla che naufragano in un mare agitato di onde di mughi. Imprecando per il caldo, il terreno, e l’ennesima perdita di tempo non ci resta altro che assecondare tracce di vacche che si aprono il varco fra i baranci e scendere a malincuore in direzione dell’ormai non lontana ma troppo bassa Casera di Cornia(m.1730!). La raggiungiamo alle 13.15 in un amena e verdeggiante valletta consolati solo dal rumore di una bella fontana che promette acqua a volontà. Asinelli giocano e lottano: sembriamo noi con le orecchie basse a cercare un sentiero che non troviamo. Dopo aver bevuto avidamente una signora va a chiamare il marito per rispondere ai nostri interrogativi topografici. Ci spiega che il sentiero che traversa vs F.lla Sagrona in orizzontale dal Giaron(e sul quale eravamo) non esiste più, inghottito dai mughi e che comunque da qua è possibile raggiungerla e ci spiega sentiero e poi direzione. Chiaccheriamo un poco e poi ringraziando e bevendo lo salutiamo e ripartiamo. Bellissima la Valle verdeggiante che custodisce la Casera vista dall’alto e dopo un poco di gimkane nel bosco, dove la traccia scompare, la ritroviamo puntare vs la nostra valle agognata senza più possibilità d’errore. In una sorta di altopiano carsico alla base del vallone da risalire spariscono tutti gli ometti e i radi segnavia e ci troviamo nuovamente a procedere nel nulla. Sotto il sole, la fatica, il peso degli zaini carichi di corde e materiale, a fatica risaliamo l’erto pendio erboso. Ci ritroviamo a sbuffare e a guardare sconsolatio in direzione dello Schiara dove oltre al Pelf si scorge l’affilato ago della Gusela. Alle 14.15 siamo in forcella (m. 2120), nessun segno nessun cartello, non certi di dove siamo. Vediamo alto un grande antro nella roccia ma nessun segno o traccia verso quella direzione che sembra anche molto verticale. Anzi risalendo Alberto trova una cengia segnata con bolli sbiaditi e qualche ometto e allora prendiamo a seguirla e di ometto in ometto ci alziamo sul fianco della Cima Venier dove poi ancora una volta gli ometti si sparpagliano per poi scomparire: seguiamo direzioni diverse io in traverso vs sinistra e lui più centrale e verso l’alto. Ad un certo punto lo chiamo forte perché vedo una traccia portarmi vs una forcella un poco impervia ma quando mi affaccio, oltre c’è il vuoto e soprattutto la cima dello Spiz Sud a sx. Se non altro comprendiamo dopo un’ analisi comune che siamo dalla parte sbagliata e risalendo i prati sommitali raggiungiamo anche la Cima del Venier(q.2240,h. 15) da cui l’orizzonte è chiaro e vediamo di nuovo il rosso punto dell’irraggiungibile Bivacco Carnielli che ci mostra la linguaccia dal suo poggio riparato dalle crode verticali dello Spiz Sud. Ridiscendiamo nuovamente in forcella e mentre io mangio un panino Alberto prova a risalire vs l’antro. Per un poco non lo sento più e quando ritorna è sconfortato perché dice che il buco come da relazione c’è ma che poi c’è un salto verso il ghiaione di sotto che non promette niente di buono. Mi muovo per andare a vedere e provo, finchè muoiono nel vuoto o in parete, un paio di cengie. Arrivo al buco lo attraverso e poi mi calo dall’altra parte: terreno franoso, detritico, sembra che da qui non sia mai passato nessuno e nessun segno di passaggio si vede. Scendo lungo il canale ghiaioso finchè mi è chiaro che continuando raggiungerei solo il fondo dell’enorme vallone che dalla F.lla Sagrona scende fino al Pian de la Fopa. Risalgo e guardo la parete che scorre verticale ed esposta ma forse perché convinto di essere nel posto sbagliato non distinguo la traccia sottile che pure scoprirò passare proprio da quelle parti. Desolato e scorato rimonto le ghiaie, riguadagno il foro e torno in forcella dove Alberto parimenti abbattuto mi dice che ormai sono le 16 passate e dobbiamo tornare se non vogliam passare la notte fuori. Gli dico di stare tranquillo, che abbiamo luce a sufficienza ed eventualmente le frontali e che voglio a tutti i costi capire dove siamo. Da un app sul cell appuro che si siamo dalle parti di F.lla Sagrona e provo a fare un ultimo tentativo giù per il vallone dalla parte opposta ma che si inabissa fra ghiaie e sabbie mobili quasi verticali e anche qua senza alcuna traccia o segno. Pieno di dubbi,rabbia e incertezze risalgo alla forcella ormai con le pive nel sacco. Ritorniamo sui nostri passi a ritroso e scendendo provo a convincere Alberto a ritornare l’indomani, ma lui non ne vuol sapere. Mi arrovello e alla fine ho l’illuminazione (visto che la macchina è la sua) di proporgli di dormire in tenda nel bosco in modo di non dover fare un’altra volta il viaggio da Caprile. Accetta e così mi si risolleva un poco l’umore perché voglio usare la giornata di domani per risolvere il mistero di questo Viaz perduto. Alle 17.30 siamo ancora alla Casera dove il tizio dell’andata e altri due ci confermano che anche loro non sono mai riusciti ad andare oltre il foro per paura dell’esposizione e infittiscono il mistero. Anzi un altro mi dice di aver provato a fare il Viaz anche dalla parte del Carnielli ma che anche di là gli ometti spariscono nel nulla. Bah, mistero. Certo che se muore un sentiero, può morire(magari per frane o smottamenti) anche un Viaz. Alle 18 riguadagniamo Forcella Piccola e mezz’ora dopo sediamo davanti a due belle medie ai banconi del Rifugio bevemdo avidamente per dimenticare le fatiche inutili della giornata. Ci gustiamo le luci scendere di tonalità, il sole scomparire dietro le creste del Moschesin e giocare con le guglie del Pramperet baciandole una a una. Poi iniziamo a scendere tranquillamente nel bosco godendoci il tramonto su Pelmo Sorapiss e Antelao. Alle 20.30 passiamo sotto gli Spiz che vanno a fuoco e poco dopo armeggiamo nel bosco con la nostra tenda dove presto ci infilamo dopo frugale cena a cercar conforto per le nostre dolenti membra dopo 13 (di cui molte inutili) ore di duro saliscendi per i monti. Nonostante i dubbi di Alberto, che non ha mai dormito in tenda, lo sento ben presto appesantire il ritmo del suo respiro e anch’io cullato dalla stanchezza e dallo spumeggiare allegro del torrente poco lontano calo nel regno di Morfeo. La mattina la luce mi sveglia poco dopo le 6 e Alberto conferma visti i dolori ai tendini che non mi seguirà ma anche che vuole alzarsi per scendere in valle e ritornare alla vita con una bella colazione. Allora sbaracchiamo la tenda e poi ci salutiamo dopo che io ho rifatto lo zainetto leggero senza corde e materiale. Alle 7.15 attraverso il ponte sul torrente per salire direttamente al Bivacco Carnielli e provare a ripercorrere nell’altro senso il Viaz Sora la Fopa. Salgo per un vallone che coperto dalle nebbie assume un aspetto da forra dantesca e su per un canalone che s’insinua fra le alte pareti che a malapena emergono oltre le nebbie. Passo dal bivio per il Rif. Casel Sora al sass e su ancora per il canalone sotto le grandi pareti degli Spiz fino ad uscirne vs le 8 nnei pressi della Pala Basa dei Lares. Fra giochi di luce e nuvole che si rincorrono salgo fino ad una deviazione repentina del sentiero che sale sopra un masso costringendo ad un passo breve di arrampicata e continuando poi per banche fra i mughi in direzione del Dente della Fopa che svetta sempre più aguzzo. Alle 8.30 arrivo ad un cartello in legno appeso alla parete che indica a sx per il bivacco , mentre un buon sentierino si stacca a destra nella direzione che a me interessa. E’ questo l’inizio del Viaz Sora la Fopa: entusiasta, lo assecondo convinto che ce la farò oggi. Ben visibile il sentierino serpeggia lungo le pareti fino ad attraversare il canalone pieno di grandi massi che scende dal Piccolo Dente e poi sale lungo il basamento ghiaioso sotto le pareti del Dente della Foppa. Faccio anch’io degli ometti lungo la via e poi arrivato in alto fra i mughi come d’abitudine in questi giorni sparisce la traccia e pure gli ometti. Inizio a vagare tra i mughi setacciando le varie possibilità. Dapprima mi alzo sotto un caratteristico gendarme ma girato il costone la promettente cengia, franata, si perde nei mughi sospesi sul vuoto. Brivido..c’è da aver paura a fare un passo in più e torno indietro. Veleggiando a casa tra i mughi arrivo ad un certo punto sopra un canale che precipita di sotto, non sembra difficile ma è molto esposto e scivolare scendendo da lì significherebbe fare un volo di una ventina di metri. Nessun segno,nessuna evidenza che sia questo il passaggio e ancora mi rimetto a cercare girando attorno all’ultimo ometto. Riguadagno la parete e la costeggio per vedere che non si alzi qualche cengia nascosta fra le pieghe della roccia…ma nulla finchè sceso quasi ormai all’inizio del basamento la mia attenzione è attirata dal rumore di una persona che sale. Penso subito istintivamente che può essere una persona della zona che mi può aiutare a trovare questo benedetto viaz e decido di andargli incontro. Lo incrocio al bivio del Carnielli e non avendo lui un programma preciso gli sta bene di aiutarmi a cercare sto viaz. Come prima cosa avendo già battuto io la zona del basamento, decidiamo di risalire il canalone verso il Piccolo Dente per andare a controllare alcune cengie che sembrano tagliare la parete verso destra. Risaliamo e battiamo un paio di cenge ma che non sono quelle giuste e allora decidiamo di ridiscendere il canalone e riandare a cercare nella zona più logica del basamento. Paolo risale la traccia seguendo gli ometti e io provo a scartare più in basso in cerca di soluzioni altenative. Non trovandone finendo sempre il mio incedere in parete aperta e salti rocciosi, risalgo e mi comunica di avere trovato secondo lui l’unico passaggio possibile. Anche Paolo, scartata la cengia sul vuoto, mi porta sul canale che mi ero rifiutato di scendere e che secondo lui è, con attenzione , percorribile. Prova a scendere, cautamente ma dopo alcuni metri si ferma essendo tutto un po' insicuro. Guardando dall’alto gli dico che se proprio vuol tentarci sarebbe meglio affrontare le roccette sulla nostra sx anche perché ci si sposterebbe un poco dal vuoto. Risale e dopo cauti movimenti mette i piedi su quella che sembra una discreta cengetta e poi spostandosi a sx riesce ad individuare una non semplice linea di discesa, ma atterra alfine sul pianoro sottostante e mi chiede cosa ho intenzione di fare. Mi dice che giù ci sono ometti e che la traccia riprende evidente e senza pericoli. Mi dice che gli ometti arrivano dal basso e allora mi convinco che la via giusta possa arrivare da sotto. Dopo giorni di tentativi infruttuosi voglio trovare la via giusta e allora gli dico che scenderò per cercare di risolvere l’arcano e poi eventualmente ci ritroveremo più avanti. Ci salutiamo e io scendo fin sotto i salti rocciosi che sostengono il basamento dove correva la traccia e una sorta di banca mi fa ben sperare ma quando poi comincio a girare nel versante giusto e vedo il canale dove dovrei arrivare sono inesorabilmente alto e senza speranza di scendere. Bisognerebbe scendere molto più giù ma la cosa non può avere senso e allora mi arrendo all’idea che probabilmente il passaggio giusto era proprio quello sceso da Paolo. Ormai è mezzogiorno, alberto mi aspetta e decido di impiegare il tempo che mi rimane per salire finalmente al bivacco e vedere di trovare gli inizi dei Viaz del Gonela e e dell’Oliana. Ritornato al bivio del cartello per il bivacco salgo la rampa rocciosa che con diversi passaggi oltre il primo grado mi porta in 20 minuti al Carnielli (m.2000,h 12.40)posto nell’incantevole località chiamata Pala Alta dei Lares. Bellissimo il posto con un larice che cresce proprio a fianco della rossa scatoletta e su cui incombono le giallonere verticali pareti dello Spiz Sud. Finalmente il piacere di sapere dove mi trovo con certezza e dopo aver fotografato le cime del Venier, del Coro ,lo Spigolo del Palon e il pramper col Pramperet che emergono dietro la mole del Dente della Foppa, entro a leggere le note del diario. Scartabello con piacere fra le varie carte e relazioni del Bivacco ora cointitolato anche a De Marchi e intanto pranzo. Poi seguo per un poco la traccia che parte dietro il bivacco e scende a correre lungo le pareti e che è il Viaz del Gonela, contento che qua si veda bene. Poi verso le 14 inizio a scendere con l’ultimo obiettivo di andare a cercare l’inizio del Viaz de l’Oliana che ho scoperto iniziare a quota 1600 mt circa in località Pala Basa dei Lares. In effetti quando scendendo vedo il bel boschetto di larici comincio a strizzare gli occhi e guardare le pareti alla mia destra ma non essendoci una vera e propria deviazione, supero il punto dello scarto e dè dal basso che mi rendo conto che la cengia che sto osservando potrebbe essere quella che cerco. Risalgo e vedo un ometto lungo il sentiero e infilandomi nei mughi ne emergo dall’altra parte pochi metri sotto l’inizio della cengia che inizia con un caratteristico basso tetto sotto cui ci si deve metter carponi per poter passare. Dalla relazione scopro l’esattezza del luogo e mi avvio strisciando di culo oltre il basso passaggio e alzandomi oltre puntando ad un ometto più in alto: è proprio una bella cengia esposta ma sufficientemente comoda che seguo fin quando svolta in un canalone che aggira e che dall’altro lato del burrone,promette un passaggio piuttosto impegnativo. Mi fermo a fotografarlo e poi scendo sapendo di non aver molto tempo prima di dovermi riincontrare con Alberto: in fondo ho salvato la giornata trovando l’inizio dei tre Viaz che certo tornerò per percorrere integralmente e concatenarli. Così più sollevato riprendo la discesa correndo e alle 15.30 incontro Alberto giù al fiume venuto ad aspettarmi. Mi faccio il bagno e poi bello rinfrescato, lo seguo scalzo fino all’auto dove termina la nostra esplorativa avventura dolomitica. Due giorni selvaggi, in luoghi stupendi, dove la Natura la fa ancora da padrona. Grazie Alberto per averli condivisi con me. Alla prossima. Foto1l’irraggiungibile Bivacco Carnielli Foto2 l’antro del viaz a F.lla Sagrona Foto3 io sopra il passaggio chiave del Viaz Sora la Fopa disceso da Paolo
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