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   incanto sul Zimon de Gena, 26/04/2020
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Onicer  oscarrampica   
Gita  incanto sul Zimon de Gena
Regione  Veneto
Partenza  Gena Bassa  (430 m)
Quota arrivo  1465 m
Dislivello  1000 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  no
Attrezzatura consigliata  ciaspe x neve
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Dopo un giorno di riposo dalle strapazzate in Val Clusa, sono pronto a ripartire e dato che in alto ha nevicato tanto provo a scendere e andare finalmente alla scoperta dei monti del sole. Non tanto delle cime ,troppo innevate e in queste condizioni irraggiungibili, ma della loro geografia. Precisamente ho 2 obiettivi; provare a raggiungere il Bivacco Valdo che è l’unico punto attrezzato in questa vasta area selvaggia e poi di ritorno salire al Zimon de Gena montagna di 1400 mt. Poco dopo le 8 sono già al Park della Soffia luogo ormai abituale e che ancor di più lo diventerà nel prossimo futuro dato che l’esplorazione di questo settore selvatico delle Dolomiti e la salita di alcune cime del gruppo sono i miei obiettivi x la prossima bella stagione. Già da qua ci sarebbero da visitare i Cadini del Brenton e la cascata della Soffia ma son luoghi che ho già visto un'altra volta e nonostante la voglia di tornarci, tiro dritto per la stradina asfaltata che incrocia i piccoli ed abbondonati villaggi di Gena, bassa, media e alta posta quest’ultima a 800 mt di quota. La giornata è uggiosa e umida, il cielo coperto ma dovrebbe migliorare dopo le copiose nevicate della notte. Alle 9 lascio il bucolico spiazzo della fontana di Gena, le sue accoglienti tavolate e salgo per il sentiero che s’inoltra nel bosco. Pochi minuti dopo supero il bivio a sx vs il Zimon e proseguo dritto. Montagne che ancora non so distinguere ma che presto imparerò a conoscere appaiono maestose a riempire il cielo sopra di me. Zimon e Tornon di Peralora che nonostante le differenze di quota e di rango appaiono da qua sotto parimenti incantevoli fanno a gara riempendo con i loro fianchi innevati il panorama come fossero due pavoni. Poi la neve attorno ai mille metri comincia a salire e la camminata a farsi incerta perché l’esile traccia tende a sparire sotto la coltre bianca e vien difficile seguirla. Faccio un paio di risalite fra mughi con la neve che si diverte ad entrare ovunque e comincio a pensare che sarà veramente dura riuscire a proseguire. Quando arrivo vs le 10 al tratto attrezzato che dovrebbe superare una costola rocciosa il sentiero è completamente sommerso, la neve raggiunge il metro e proseguire non avrebbe senso anche perché non ho portato le ciaspe che comunque su questo sentiero perennemente in traverso, avrebbero certo aiutato ma fino ad un certo punto. Infreddolito, bagnato anche arrabbiato perché non ho preso con me il materiale che sarebbe servito vista la tanta neve(ma avevo passato giornate in basso e fra le erbe), decido di tornare. Alle 11 sono nuovamente al bivio x lo Zimon e il cielo si sta aprendo colorandosi di azzurro e rendendo scintillante la neve sulle pareti.
Comincio a salire con in fronte le pareti delle Agnellesse con la loro cupola bianchissima che sembra baciare l’azzurro dell’universo. Salendo, il bosco,principalmente di piccoli fusti, un poco si dirada e mi prepara la sorpresa di una giornata che sarà da incorniciare: le montagne sembrano pandori innevati di zucchero a velo e il sole fa scintillare qualsiasi cosa accarezzando di calore e colore tutto il mondo. Emerge il lago del Mis,dominato dalla mole della Roa Bianca ,tale da metà fino in cima. Poi come un pugno nello stomaco per troppa bellezza mi commuovo davanti al proscenio e al dispiego delle creste dei monti del sole. Oggi sembrerebbe bello anche un sasso ma queste pareti e la Croda Bianca soprattutto sono veramente superlative. Emozionante come scoprire un mondo nuovo; un nuovo spazio per avventure solitarie e selvagge in un ambiente incontaminato ma anche incredibilmente bello. Poesia allo stato puro. Continuo a fotografare la coppia Zimon e Tornon e la triade Croda Bianca, Mont Alt, Fornel incapace di riconoscere quale mi attira di più fra le due visioni. Poi, quando alzandomi di quota il Forzelon de le Mughe, che le divide, le unisce in uno sguardo d’insieme è l’apoteosi della bellezza.
Raramente mi è capitata una simile estasi alpina. Veramente magnifico essere immerso nel bianco più puro e osservare queste meravigliose pareti allineate come in sfilata per il mio compiacimento silenzioso e contemplante. Come disse Pietro a Gesù che si trasfigurava penso a dire dire …è bello per me stare qui.
Salgo e fotografo, salgo e fotografo, costantemente rapito dalla bellezza alla mia dx, fino a quando oltre le cime delle Covolere si snoda il gruppo dei Feruch che chiudono questa fetta di mondo selvaggio scendendo alla Forcella Zana che a sua volta, da sull’altrettanto selvaggia e misteriosa Val Pegolera gelosa custode del segreto del Bus de le Neole.
Io però,fremente, sto aspettando appaia un altro bus ..ovvero la cima bus del Diaol che però ancora fugge alla vista come da sua peculiare caratteristica. La perla è sempre nascosta nell’ostrica, e lei non fa eccezione.
Zoomo sulla Borala , sulla Torre dei Feruch,sulla Cima Ovest, montagne che finalmente vedo dopo averle tanto sognate.
L’immenso giallo scudo della Croda Bianca brilla al sole e rapisce lo sguardo. Intanto la neve si fa veramente alta ed è da tempo che viaggio in direzione assolutamente casuale cercando di leggere le curve della montagna. La mia traccia sembra quella di un sottomarino nucleare fra i ghiacci dell’Artico. Pendii bianchi ed immacolati mi si fanno incontro, candidamente, quasi a voler dissuadermi dal rovinarli col mio passaggio. Poi un piccolo poggio riunisce le mie energie in un coagulo di speranza..ma la strada oltre è ancora lunga ed indecifrabile. Eppure salgo imperterrito avvolgendomi della bellezza che mi circonda, attorniato da abeti con le mani abbracciate a portare in dono meringhe di neve. Ogni tanto tocco qualche fronda e una nevicata fitta m’impolvera di stupore. Sono come un bambino in un negozio di giochi dove tutto è tuo, dove tutto è gratis, messo lì, apparecchiato per il tuo qui ed ora. Vs le 12.30 il bosco di abeti lascia intravedere l’anticima chiamata Zimeta e intuire il lungo traverso bianco per dirigersi vs la cima dello Zimon più a dx ..sarà una bella lotta.
La neve è altissima,il procedere lento ma affascinante, il fiato ansimante …ma soprattutto all’ennesima occhiata lanciata vs la bellezza…..appare lei….indomita sopra. Finalmente non protetta dalle cime scudiero che l’hanno celata fino all’ultimo dagli sguardi indiscreti, e che sono per forza di lusinga. Si è lei, la mia nuova montagna sogno, la bellissima ed irraggiungibile Cima Bus del Diaol che troneggia su questo panorama indomito come una corona che sigilla la regalità del momento. Pochi passi dopo sono in parallelo alla Forcella dei Pom, foto, zoomo ripetutamente su questo luogo di leggenda che apre le porte del misterioso versante nordovest dove il Bus regala mistero ad una parete che si slancia come un dardo vs l’alto ( e solo a casa rivedendo le foto, mia accorgerò che la grande caverna appare, dalla mia visuale, nel suo margine superiore). La lascio al suo beato isolamento come ci si risveglia al mattino dopo un sogno fantastico e mi concentro sull’ immacolato e luccicante pendio che attende i miei sforzi finali per purificare la mia fatica nell’estasi finale dell’oltre…solo cielo. Sembra un cono di panna e vorrei poter planare come fa il minuscolo insetto che cattura la mia attenzione, ma devo violentarlo col mio incedere da mammifero e struscio a fatica nella neve alta fino alla mia vita e che mi impedisce di alzare le gambe..mi lancio praticamente in avanti per diminuire lo spessore e riuscire ad avanzare. Ho davanti un bianco allucinante e un blu cobalto..di tanto in tanto un piccolo mugo verde. Poi solo bianco abbacinante,poi solo blu metallico.
I bastoncini da sci spariscono totalmente nel manto ma ormai la cupoletta lascia vedere dall’altra parte e poche fatiche dopo raggiungo il dolce seno della sommità da cui esce di pochi cm il probabile bastone di vetta..è l’apoteosi di una giornata vissuta coi sensi aperti verso l’infinito..con la grandezza dell’Alpe che si è chinata su un minuscolo omino e l’ha sollevato verso di Lei. Sono le 13 del 4/03 e sono in uno dei luoghi più belli che mi è stato concesso di conoscere.
Sembra di stare in cima ad un mappamondo e plano a 360° sul mondo attorno, ora che il cerchio si chiude con la vista anche del Piz de Mezzodì e della Cima delle Masiere. Resto. Poi alle 13.30 esco dall’incantesimo e rotolando sulla mia traccia come una cicatrice rimarginata, recupero la vallata e altre suggestioni alpine pomeridiane. Alle 14.30 mi godo il sole sulle panche della piazzetta di Gena Alta e bevo l’acqua dalla sua fontana, vera oasi prima del deserto.
Questo giorno fatato mi regala un'altra carezza permettendomi di fotografare il sorger di luna sopra la cima del Fornel e scendo beato, sereno, in questo boschetto che respira primavera , il rinnovarsi della vita dopo la pausa invernale.
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