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   Spiz Zuel sì, Lastia di Framont no, 22/04/2020
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Onicer  oscarrampica   
Gita  Spiz Zuel sì, Lastia di Framont no
Regione  Veneto
Partenza  le vare, passo Duran  (1200 m)
Quota arrivo  2033 m
Dislivello  800 m
Difficoltà  E
Rifugio di appoggio  no
Attrezzatura consigliata  nde
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Giorno 29 febbraio dell’anno 2020. Anno 0 del Coronavirus. Evidentemente bisestile.
L’altro ieri sera ho vomitato alle tre di notte, al pomeriggio avevo 37.8 di febbre e sono andato a letto ieri sera con 37. Ma stamattina mi son svegliato (oh bella ciao ciao) e stavo bene per cui sono partito per una gitarella al cocuzzolo dello Spiz Zuel propaggine panoramica nel gruppo delle Moiazze. Alle 9.30 ero già in località Le Vare dove inizia la strada che saluta la Val di Zoldo per inerpicarsi vs il Passo Duran. Non trovo nessuno se non una giovane e bella ragazza russa con cui ci scambiamo informazioni sulle rispettive gite di giornata….che non coincidono!
Abbandonata la bellezza dell’est torno ad immergermi nel mio sentiero che sale vs Malga Grava e che raggiungo un’ora dopo immergendomi nella contemplazione di quel pascolo ora sepolto dal candore della neve che ne accentua l’isolamento e la poetica bellezza. Non ho ancora capito quale sia il mio monte e provvidenzialmente trovo un pastore poco loquace ma che trova l’ispirazione quando comincio a chiedergli i nomi delle cimette dirimpettaie alle Moiazze. E mi indica anche il mio Spiz..se non me lo diceva lui credo avrei sbagliato. Poco dopo la traccia mi porta ad un cartello chiarificatore. Cammino su un’ ampia pista battuta dalle tracce dei caprioli, distratto solo dagli sguardi che lancio vs moiazze e civetta dietro e tamer pramper alla mia destra. Poi, sbucato sulla cresta che lascia spaziare lo sguardo sulla valle di Zoldo il panorama si allarga al pelmo all’antelao ai monti Ponta e Rite, fino al magico mondo del Bosconero. Pochi passi e sono sulla cimetta per le 11.30, a godermi il panorama a 360°. Scendendo ricevo una telefonata di Chiara in cui parliamo della sua fede che non sapevo essere così profonda e radicata, e parlare con lei in questi giorni di tumulti emotivi mi dona una grande pace interiore.
Alle 13.30 sono nuovamente alla macchina e decido di tornare dal Passo Duran. Dopo aver fatto 4 chiacchere con alpinisti scesi dal canale fantasma del san sebastiano, rientro in auto per ripararmi dal forte e freddo vento che si è alzato. Consumo un un magro pranzo e medito sulla poca voglia che ho di salire vs la Lastia di framont..ieri poi avevo la febbre…meglio non esagerare. Prendo la discesa vs Agordo ma pochi tornanti dopo vedo un escursionista dirigersi a passo blando su un sentierino e mi dico: ma se lui inizia adesso perché io che son giorni che non sto così bene, devo tornare? Detto e fatto, faccio inversione di marcia, torno al passo e inizio a ritmo forsennato a salire vs il Rif. Carestiato dato che sono ormai le 15.
Mezz’ora dopo sono al rifugio dove mi consulto con dei local sull’ipotesi di salire vs la Lastia. Tentano di dissuadermi sia per l’orario che per le condizioni di neve gelata che probabilmente potrei trovare. Li saluto rassicurandoli che andrò solo fin che potrò: l’alta neve dietro il rifugio e la mancanza di tracce mi costringe ad un improbabile traversata vs il sentiero che costeggia le pareti del sasso Duran compiuta sopra una selva di mughi compattata dalla neve: ogni tanto sprofondo ma avanzo, lamentandomi solo del tempo che perdo e che non ho a disposizione. Finalmente raggiungo il sentierino e il procedere diventa agevole, in ambiente spettacolare perché si corre proprio sotto le pareti e con belle viste sul panettone della Lastia e poco dopo sulle magnifiche torri del tridente di Camp. Alle 15.45 transito dal bivio per la ferrata Costantini e proseguo vs il primo strappo di giornata che sarà la forcella di Camp. Salendo la neve si alza e raggiungo i 1930 mt della forcella alle 16.15: ora dovrei scendere sull’altro versante dove circa 100 mt più in basso mi attende la baita di camp. Ragiono sul tornare vista l’ora, poi decido di andare comunque a dare un occhiata alla baita e ad un eventuale sentiero vs la mia cima, magari già tracciato. Dalla forcella si vedono in ottima prospettiva le cime che compongono la triade di framont: da sx vs destra, il corno, il mont alt e la Lastia. Alle 17.15 raggiungo la baita rallentato dalla neve alta a tratti e troppo dura in altri che mi costringono ad aggirare queste zone troppo pericolose da affrontare senza ramponi. Mi fa capolino l’idea di affrontare la cima, e poi eventualmente se come probabile si farà troppo tardi, dormire nella baita. Verifico allora la possibilità di accendere il fuocoe parto allora per la cima a cuor più sereno seguendo la direzione del cartello e la traccia nella neve di qualche ignoto predecessore. Appena entro nel bosco lo spessore della neve si alza vs il metro e quando la crosta nevosa non mi regge più continuare diventa improbabile. Quando poi la traccia sparisce completamente e intuisco che probabilmente è stata lasciata da sci alpinisti e dovrei avanzare a caso nel bosco stabilisco che è meglio rincasare. Faccio dietro front pensando di tornare magari l’indomani, recupero rapidamente quota verso la forcella e mi lancio veloce in discesa vs il rifugio inseguito dall’oscurità che scende più veloce del mio passo. Quando arrivo ad un sentierino che si stacca vs il rifugio lo imbocco sicuro di essere ormai a posto. Poi invece questo si perde nella boscaglia attorno al rifugio e complice l’oscurità ormai completa anch’io faccio altrettanto. Al fascio di luce della mia frontale le tracce si moltiplicano come i sentierini. Ne seguo uno attirato da una luce ma poi mi rendo conto di essere sceso troppo e allora lo ripercorro in salita fino a quando un'altra traccia mi conduce al Carestiato che rivedo molto volentieri. Entro a cercare dell’acqua che la giovane barista dopo consulto materno mi elargisce con generosità e dopo i ringraziamenti prendo a scendere per l’ampia carrareccia. Inizio a trovare gente che sale nel buio; singoli, coppie, gruppi,ragazze con abbigliamento quasi cittadino, una folla insomma.
Alla fine non resisto alla curiosità e chiedo all’ennesimo gruppo armato di bottiglie cosa stia succedendo. Belli ubriachi mi invitano ad unirmi a loro e mi spiegano che stanno salendo per una festa di reparto della Luxottica… e stupito ed ammirato chiedo loro come faranno poi a scendere se già salgono in quelle condizioni. Ma da buoni veneti mi rispondono che in discesa tutti i santi aiutano. Tristemente devo declinare l’invito che non m’avrebbero rivolto se avessero saputo da dove arrivo. Termino le mie peripezie serali quando alle 19.30 raggiungo la mia Peugeot al passo Duran, gremito di auto come mai l’avevo visto. Alla salute di tutti. Andrà tutto bene.

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