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   Pont val d'arc e olt de gostin, 21/04/2020
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Onicer  oscarrampica   
Gita  Pont val d'arc e olt de gostin
Regione  Veneto
Partenza  rifugio boz e strada per il Pian di Cajada  (900 m)
Quota arrivo  1300 m
Dislivello  400 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  no
Attrezzatura consigliata  nda
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Discrete
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Da tempo ho via diversi appunti che riguardano archi e forre della zona del bellunese e per questi giorni invernali con la neve ancora alta in alto, scendo al sud alla ricerca di prati solatii.
Il 25 febbraio, seguo la strada in auto fin oltre Belluno e che termina nei bei prati che circondano il rifugio Boz, proseguendo poi a piedio per l’ampia carrareccia fino ad un bivio che indica la strada per l’Olt, che raggiungo circa 1 ora dopo la partenza. Suggestivo e meritevole di una visita, mi accampo nei pressi passando del tempo al telefono con gli amici a parlare dell’emergenza coronavirus esplosa proprio in questi giorni nel nostro paese. Poi tranquillamente prendo la strada del ritorno e decido di provare ad andar a cercare l’ Olt de Gostin la cui unica cronaca d’esistenza (sul web non si trova nulla) è una foto sul mitico tomo dello Schiara dei maestri Sani e Bristot. Dopo qualche peripezia automobilistica attorno al borgo di Faè Alto, incluso il dover aiutare una signora a ripulire la strada dalle ramaglie tagliate dai suoi alberi, mi infilo sulla strada vs il Pian di Cajada prestando inutile attenzione ad una fantomatica costruzione che dovrebbe segnalarmi l’inizio della traccia misteriosa. Salgo evidentemente troppo e dopo vane ricerche concludo che la costruzione è difatto una casa che salendo si trova sulla sx e, dopo aver parcheggiato l’auto comincio a salire per la traccia che inizia valicando la costa del ciglio stradale dall’altro lato. Il sentierino tutto sommato abbastanza visibile, s’inoltra per le erbe secche i boschetti e alcuni spiazzi prativi dove tende a perdersi. Si passano anche in precedenza dei muretti a secco che confortano sulla direzione seguita e poi più su, all’incontro con la fascia rocciosa la seguo sbagliando vs dx per tracce di camoscio. Quando comprendo l’errore mi dirigo a sx notando minuscole fascette d’argento sugli arbusti, ma mi rendo anche conto che ormai il crepuscolo incombe e utilizzo anch’io il mio nastro bianco rosso per le emergenze selvatiche. Vado avanti finchè la mancanza di luce mi impone prudenza per il ritorno in cui benedico le mie fascette colorate che mi guidano nello smarrimento ormai notturno. Sarà per domani.
Infatti il mattino dopo alle 8 sono già puntuale all’imbocco del sentierino per trovarmi poco dopo sotto una fitta grandinata che colora di bianco i secchi prati che sto faticosamente risalendo .. mi riprometto di non desistere e circa 10 minuti dopo la bufera finisce e nell’arco di una mezz’oretta esce il sole. Proprio quando diradandosi il boschetto di faggi lascia trapelare il segreto dell’Olt. Appare improvviso oltre la quinta rocciosa dapprima celato fra le ramaglie e poi quando ci sei praticamente sotto libero di manifestare alla vista tutta la sua imponenza e altezza (è alto quasi 50 mt e l’arco ha uno spessore di 7 mt.). Fotografo da tutte le angolazioni alla ricerca dello scatto migliore e salgo un piccolo saltello roccioso per fotografarlo con migliore prospettiva. Cerco poi il valloncello laterale (ripercorrendo all’indietro il sentiero d’arrivo) che permette di salirci sopra. La vista dall’alto è veramente spettacolare e fa rimpiangere il peccato di esser qua da solo senza possibilità di farsi ritrarre dal basso. Assorbo l’energia da questo colosso che mi sorregge sopra la forra sottostante e penso alla bellezza del luogo in cui sto, cosi’ in contrasto con lo squallore emozionale vissuto nei giorni passati in ospedale. Poi scendo di nuovo alla base e percorro in discesa il vallone sottostante l’Olt per fare delle fotografie da un punto più distante, anche se questo miracolo della Natura è veramente incassato fra rocce e bosco quasi a voler nascondere la sua meraviglia ad occhi poco meritevoli e non voler accedere alla ribalta delle cronache. Olt per pochi cuori impavidi.
Saluto questa chicca, spersa nei boschi ma ad una sola oretta di cammino dalla strada e che giace dimenticata da uomini che non conoscono più la bellezza…ma del resto era così fino a pochi anni fa addirittura per il cuore…qualità non fa quasi mai rima con quantità.
Torno alla macchina poco dopo le 11 e salgo in auto vs il Pian di Cajada dove essendo l’unico turista, giro indisturbato per i boschi sotto una fitta nevicata che addolcisce il mio tour fino alla malga Palughet.
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