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   traversata Valgrande 1991, 18/03/2006
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Onicer  oscarrampica   
Gita  traversata Valgrande 1991
Regione  Piemonte
Partenza  Ponte Casletto  (400 m)
Quota arrivo  400 m
Dislivello  2000 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  bivacchi in la piana e alpeggi vari
Attrezzatura consigliata  poco peso
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Trasportati da Milko e Antonia nel ponte di aprile del 1991 io e il Mot partiamo con l’intenzione di compiere la traversata della Valgrande mitico teritorio abbandonato a se stesso ,regno del selvatico ma clamorosamente vicino al Lago Maggiore. saliamo fino alla fine della stradina, a Cicogna ma poi torniamo fino a Rovegro ultimo paese provvisto di derrate alimentari. Piazzata la tenda i in un prato, abbiamo cenato e poi ci siamo diretti all’unico piccolo bar del paese. Usciti pioveva e ci siam rintanati in tenda godendo del nostro riparo, ma alle 2.30 entrava acqua da ogni parte e siam dovuti fuggire cercando riparo sotto ad un portico. al risveglio, abbiam fatto la spesa e ci siam sorbiti i km a piedi su strada asfaltata fino ai 410 mt del Ponte Casletto porta d’ingresso al regno del Wilderness…e stupenda architettura alta 60 mt sul fiume sottostante. Partiamo alle 10 imboccando il sentiero che sulla sx orografica a picco sul fiume regala squarci sul sottostante blu verde di un limpido inverosimile. dopo circa 1 ora s’incontra sulla dx il bivio che scende al romano ponte di Velina altro gioiello da ammirare. Per saliscendi ,con passaggi non difficili ma sempre comunque molto esposti, si tocca il fiume nei pressi di Orfalecchio (3.30 ore dalla partenza) villaggio abbandonato le cui case sono ormai nascoste e sepolte nel bosco, a quota 600mt .Sostiamo. Ancora su e giù di costa in costa e alle 16.30, in circa altre 2 ore(tenendo conto degli zaini carichi per star via qualche gg con sacchi e tenda inclusi) e si sale ad un bel boschetto di betulle, ideale per una sosta. Da lì si comincia a scendere e poco dopo si intuisce e poi si vede il mitici passaggio dell’Arca, primitiva forra che stringe il corso del Rio Valgrande fra 2 bastioni rocciosi placandone per un attimo la furia e costringendolo ad un momento di pausa prima di riprender la corsa vs valle. Scendiamo in mezz’ora circa e alle 17 arriviamo all’immensa grotta naturale sulla sx orografica del fiume che col suo ampio fondo sabbioso è il luogo ideale per passarci la notte. Da evitare solo in caso di piene del fiume perché potrebbe diventare una trappola per topi. Tutto questo tratto e il successivo fino a In la Piana non era a quei tempi minimamente segnato e la scarsa percorrenza rendeva la traccia incostante e parecchio difficile da seguire con frequenti ritorni sui propri passi. Ora (30 anni dopo) la situazione è decisamente migliorata, restando intatta la spettacolarità dei luoghi attraversati. Piantata la tenda su un colmo di foglie, avbbiamo acceso un immenso fuoco sul quale abbiamo scaldato crema d’asparagi e che ci ha tenuto compagnia col suo crepitare per tutta la notte tanto che al mattino le braci eran ancora calde,sulle quali abbiam preparato la colazione. Alle 10 disfatto l’accampamento, abbiam guadato il fiume( attenzione in alcuni momenti di piena può risultare problematico se non impossibile!!) si sale stando a sx del letto di un torrentello e prestando attenzione a non scendere vs il fiume come molte finte tracce invogliano a fare ma proseguire in costa con andamento pressoché orizzontale cercando l’esile traccia che molte volte tende a scomparire fra l’erba crescente. Rari omini talvolta rincuorano il viandante. Dopo circa 4 ore dalla partenza la traccia scende decisamente al fiume che va traversato: siamo esausti e ci stravacchiamo fra il fogliame a mangiare e riposare consapevoli di essere vicini al bivacco In La Piana(quota 1000), nostra meta odierna. Infatti quando un ora e mezza dopo ripartiamo rinfrancati, in mezz’ora risaliamo ad un grande piano di betulle dove sorge la metallica costruzione della forestale adibita a ricovero e fornita di materassi stufa e atrezzi vari . 5 minuti più avanti si arriva ad un grande prato con fontana e dove c’è la nuova struttura della forestale. . Sono le 16 e mi metto nel boschetto a scrivere il diario di viaggio. Abbiam passato la serata sotto la pioggia ma stavolta ben riparati e in compagnia di 3 bikers che ci hanno raccontato delle loro avventure in Canada, Alaska, ecc.
Risveglio e partenza alle 9.30 per la Bocchetta di Scaredi a quota 2100 che raggiungiamo alle 13 sotto una fitta nevicata che ha rallentato il nostro pesante incedere depositando in poco tempo 20 cm di neve fresca. Si arriva prima ad una cappellina sotto la quale ci siamo riparati dalla bufera e subito dopo all’Alpe di Scaredi con le sue baite a quota 1850. Da lì in un’ora e mezza sempre sotto la neve che diventa perdendo quota sempre più acquosa scendiamo in val Loana(molto larga) fino a Fondi Ghebbi(quota 1250) da dove parte una strada asfaltata che in circa 10 km porta a Malesco e che noi facciamo in autostop con dei ragazzi trovati in una baita, arrivando comodamente per le 16.30, mezz’ora dopo il nostro arrivo nel fondovalle.
A malesco dopo aver trovato la pizzeria in cui consumare un pasto normale ci siam messi a cercare un posto coperto per passare la notte passando da una casa in costruzione al santuario sfruttando il suo portico.
Ma dopo mangiato abbiamo optato per un prato fuori paese. Di notte l’umidità e il fìgelo successivo hanno trasformato il nostro loculo in un congelatore e io sono andato a tirar mattina in una baracca lì vicino. Al mattino eravamo 2 zombie e per riprenderci siamo andati a fare una mega colazione a base di jogurt sole e pasticcini sui tavolini della piazza centrale. Pieni come due uova siamo poi andati a piedi fino a Finero sorbendoci 1.30 h di asfalto. Abbiamo lasciato l’abitato situato a quota 900 alle 11.30 salendo nuovamente per boschi in direzione della Bocchetta di Terza e passando per il Piano di Val Viccio. Raggiungere la bocchetta è stato faticoso per via delle nevicate dei gg precedenti che ci hanno costretto a batter traccia nella neve alta e pesante. Dopo 2 ore nella neve abbiamo raggiunto la bocchetta di Terza 1830 mt. alle 15.30 e abbiamo fatto una sosta nella neve al sole per circa 1 ora, per festeggiare l’ormai prossima discesa. Godendoci il magnifico panorama sulle Alpi, la Val d’Aosta da una parte e Zeda e Marona dall’altra. Ora si scende a picco attraversando un bellissimo bosco di faggi secolari dove la neve ormai sparita lascia il posto al brunito delle foglie sulle quali galleggiamo. Passiamo per l’Alpe Terza (17.00) poi dal più grande alpeggio della Valgrande ( Pian dei Boit q.ta 1200, alle 17.30 e per l’Alpe Preda alle 18. Attraversato il Rio Pogallo si prosegue su un bel sentiero che lo costeggia fino a raggiungere un grande ponte. Ancora 15 minuti e si sale al grande pianoro erbeggiante di Pogallo, paese di baite abbandonate o parzialmente ricostruite, totalmente disabitato fuori stagione. Sono le 19.30 e la sera incombe. Trovata una baita aperta ci siamo costruiti con delle assi un soppalco per dormire dopodiché abbiamo acceso il fuoco e rallegrato con un poco di luce la notte ormai scesa.nel silenzio più assoluto. La mattina dopo alle 9.30 siamo scesi attraverso la strada sutermeister fino a Cicogna(1.30h) e da qui caricati sul retro di un apecar fino al paese di Santino, da cui in nuovo autostop fino alla stazione di Verbania, dove abbiam preso il treno per Milano e poi il bus per Pandino dove siamo arrivati alle 16. fOTO1 il Ponte Velina Foto2 in tenda a Malesco
Foto3 vs il Passo delle Bocchette
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