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   Cima della Bacchetta, 30/09/2018
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Onicer  Pierpaolo   
Gita  Cima della Bacchetta
Regione  Lombardia
Partenza  Sommaprada, fraz. di Lozio (BS)  (1055 m)
Quota arrivo  2549 m
Dislivello  1536 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  Nessuno
Attrezzatura consigliata  Normale da escursionismo + caschetto
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Discrete
Valutazione itinerario  Buono
Commento Tanto se n’è parlato, mai poi sempre abbiamo abdicato (all’idea di salirla). Questa è più o meno la sintesi di come negli ultimi anni avessimo spesso paventato l’idea di effettuare questa escursione, che sotto sotto ci ha sempre però creato qualche timore reverenziale, visto che sebbene non si tratti di alpinismo, sarebbe sufficiente l’ambiente in cui si svolge la salita a darci qualche inevitabile preoccupazione. Ebbene, il giorno per sfatare questo nostro tabù pare giunto.
Posteggiata l’auto in un parcheggio discretamente ampio al termine della frazione di Sommaprada, ci incamminiamo immersi in un ambiente reso tetro dalla nebbia (grazie, stau da est), cosa che contribuisce a dare quel tocco di inquietudine in più a questa salita da noi in un certo senso mistificata.
La parola d’ordine che accompagna questa escursione, al di là delle difficoltà più o meno tecniche, è la ripidezza, che è prevista accompagnarci dall’inizio alla fine.
Saliamo con l’aspettativa di potere sbucare oltre la corte nebbiosa superando i 1800 metri di quota, ma la speranza fino al bivio in cui il sentiero si biforca (uno va verso la Bacchetta a destra, l’altro prosegue in direzione del Bivacco di Val Baione) è vana.
Continuiamo dunque a salire con un certo rammarico per non potere godere del fantastico paesaggio che attornia la selvaggia Val Baione, con l’auspicio però, suffragato peraltro dalle mappe meteo studiate il giorno prima, che la coltre nuvolosa dovrebbe via via retrocedere, complice lo smorzamento delle deboli correnti da est che la alimentano. Nel frattempo, non possiamo fare altro che accettare l’idea di dovere continuare l’ascesa in questo grigiume.
Imboccato il fatidico canale, ben presto ci troviamo di fronte a quello che dovrebbe essere il tratto chiave della via: un salto di circa 5 o 6 metri in cui ci sono una catena, una corda e delle staffe ancorate alla roccia (una delle quali è piegata e inutilizzabile) che aiutano a placare le difficoltà del paesaggio, che altrimenti sarebbe ben più ostico.
Superatolo senza troppe difficoltà (quella maggiore si viene a creare proprio nel punto in cui la staffa è piegata), seguono alcuni metri di salita all’interno del canale, in questo tratto ancora stretto, dove bisogna prestare attenzione per via del terreno misto terra e sfasciumi che lo rende decisamente instabile.
Dopo ciò, il canale si apre con decisione e la via, lungo il tratto intermedio, prende i connotati di un ripido sentiero che sale a zig zag. Finalmente, peraltro, sbuchiamo oltre lo strato inversionale e nebbioso, potendo perciò ammirare l’ambiente, con la Cima della Bagozza che spunta dalle nuvole alle nostre spalle.
A questo punto si ha come l’impressione di esserci lasciati alle spalle le maggiori difficoltà della via e che il resto della salita somiglierà maggiormente ad alcuni canali rocciosi abbastanza docili che abbiamo salito in passato, alla stregua di un Pizzo Camino o di un canale dei camosci allo Zuccone Campelli per intenderci. Questa sensazione ci monta anche in seguito alla lettura di alcune relazioni on line, da cui, con il senno di poi, non si percepiva granché di ciò che sarebbe stato dopo.
Invece, le vere difficoltà e i pericoli di questa via iniziano proprio qui. E per questo mi tocca ammonire lo stile di alcune recensioni, che dovrebbero essere d’aiuto nella valutazione della fattibilità di un’escursione in base alle proprie capacità e alla propria esperienza, ma che spesso sono viziate da una tendenza a sottostimare i pericoli oggettivi e non danno la reale misura di ciò a cui si sta andando incontro.
In pratica, al termine del tratto intermedio ripido e faticoso, ma privo di difficoltà, la via se ne sta man mano sulla sinistra svolgendosi sempre più in alto sopra il canale. Lungo questi tratti, si susseguono diversi punti delicati e articolati, passando da una paretina piuttosto verticale con passaggi fino al terzo grado di difficoltà (di certo non primo, come letto da qualche parte), fino a diverse “cengette” e altri piccoli salti dove il terreno è frequentemente ostico e richiede molta attenzione, perché si è sempre esposti, o molto esposti, sul sottostante canale.
Superati con molta attenzione questi passaggi, segue un altro tratto di ripido sentiero che porta sotto la cresta di collegamento alla cima. Per arrivarci, bisogna vincere un ultimo passaggio che consta di un breve traverso sempre esposto sul canale dove bisogna badare bene dove appoggiare i piedi, visto che il terreno qui non è un sentiero vero e proprio, ma è fatto di rocce, a cui fa seguito un ultimo strappo dove bisogna aiutarsi con le mani.
Finalmente in cresta, proseguiamo ora sul facile sentiero ammirando estasiati la bellezza di ciò che ci circonda, resa ancora più suggestiva dalla presenza del mare di nubi ormai lontano sotto di noi.
Un ultimo tratto un po’ ripido e ghiaioso e siamo finalmente sulla panoramicissima vetta, dove possiamo apprezzare appieno i dettagli di ciò che abbiamo attorno.
Conclusa la meritata sosta, il rientro avviene per la medesima via di salita. E per questo motivo, bisogna alzare ulteriormente la guardia e non abbassarla, come invece si sarebbe naturalmente portati a fare al termine di una “conquista”. I passaggi appena sotto la cresta, le “cengette”, i brevi salti e la paretina vanno affrontarli con ancora più attenzione, essendo oggettivamente più ostici in discesa che in salita. Lo stesso dicasi per il canalino iniziale, anche se addolcito dagli aiuti metallici.
Una volta fuori dal canale, riceviamo in regalo la regressione delle nuvole e possiamo così ammirare anche la Val Baione in tutta la sua severità.
Non ci resta ora che seguire il sentiero affrontato nelle nebbie qualche ora prima per fare ritorno all’auto, chiudendo questa uscita che ci ha messo più alla prova di quanto potessimo pensare, ma che al termine si è rivelata magnifica, di forte impatto emotivo.

Foto 1: passaggio nel canalino attrezzato
Foto 2: la paretina quasi verticale, uno dei diversi punti delicati della via
Foto 3: visuale dalla cima
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