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   Pizzo di Petto, 03/12/2017
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Onicer  Pierpaolo   
Gita  Pizzo di Petto
Regione  Lombardia
Partenza  Colere loc. Carbonera (BG)  (1045 m)
Quota arrivo  2270 m
Dislivello  1280 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  Rifugio Chalet Plan del Sole
Attrezzatura consigliata  N.d.e. + ramponi
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Mediocri
Valutazione itinerario  Buono
Commento Un paio di anni fa avevamo dovuto abbandonare l’idea di salire sul Pizzo di Petto strada facendo, per colpa di uno scarpone da scialpinismo nuovo che decise a metà percorso di sputare un paio di viti che lo tenevano insieme. Oggi ci proviamo nuovamente ad andare in cima con la neve, seppure a piedi e con condizioni di innevamento diverse da allora.
Partiamo da un freddo e ombreggiato piazzale degli impianti sciistici di Colere, imboccando la scomoda stradina cementata sul percorso in comune con quello per il Rifugio Albani (chiuso). A tratti incrociamo le piste di discesa, che sono innevate artificialmente. Durante il primo tratto di salita, fino alla Malga Polzone, bisogna stare soprattutto attenti al ghiaccio che è presente qua e là, particolarmente lungo la stradina posta a bordo delle piste.
Arrivati alla Malga Polzone, risaliamo una pista a destra per andare a prendere il sentiero che si inoltra in Val Conchetta. Durante questo tratto incontriamo alcuni scialpinisti che scendono sci in spalla. Lo stato di innevamento artificiale è infatti un po’ irregolare lungo le piste e questo costringe gli scialpinisti a qualche togli e metti. Per quanto abbiamo osservato noi, il pezzo messo peggio è quello appena sopra la Malga Polzone, dove erba e sassi abbondano. Dal Polzone in giù la situazione è leggermente migliore, ma sono comunque presenti sassi sulla pista. Una eventuale uscita scialpinistica in questa zona è consigliabile solo con sci da battaglia in questo momento.
Preso il sentiero diretto in Val Conchetta, camminiamo nella neve che in alcuni tratti è un po’ cedevole, particolarmente nel primo tratto dove non è presente alcuna traccia battuta.
All’incrocio con il sentiero proveniente da Teveno, la presenza di una traccia preesistente ci aiuta nella progressione.
Man mano che camminiamo l’ambiente si fa selvaggio e suggestivo. La nostra meta tende a farsi più vicina e il percorso per raggiungerla più ripido.
Seguiamo alcuni bolli bianco rossi diretti alla Croce del Pizzo di Petto, per poi perderli dove l’innevamento è maggiore.
Effettuato con attenzione un traverso su neve che poggia su erba, ci inoltriamo nella valletta che scende dal passo che si trova tra le due cime. Nella salita di questo tratto evitiamo di stare in mezzo alla valletta, dove c’è più neve, per evitare di sfondare. Seguiamo invece una linea che passa dove sono visibili ciuffi d’erba spuntare dalla neve, con la consapevolezza di non avere tale problema.
Dopo una faticosa salita ci portiamo sotto la cima di destra del Pizzo di Petto. Il pendio che scende sotto di essa si fa ulteriormente ripido e la cosa ci desta una certa preoccupazione, considerato il sottile strato di neve che poggia sull’erba e rende difficile una eventuale progressione con i ramponi. Prestando attenzione, non possiamo fare altro che proseguire senza ramponi cercando i passaggi più agevoli, specialmente dove le balze erbose offrono un appoggio leggermente migliore. Con cautela saliamo fino a raggiungere la minuscola cima, ricoperta da uno strato di neve più dura e uniforme. Lo spettacolo da quassù, specialmente in direzione della severa parete della montagna, è di tutto rispetto.
La permanenza in vetta dura però poco. Con cautela scendiamo per il pendio appena salito, sterzando temporaneamente verso il passo posto tra le due vette del Pizzo di Petto. Diamo un’occhiata al canalino nord rivolto verso il territorio di Lizzola per constatare che è intonso e che dalla neve spuntano ancora le catene.
Ammirato il paesaggio, giriamo i tacchi. La discesa non è molto agevole nel primo tratto, perché lo spessore della neve è variabile e in alcuni passaggi, specie vicino alle rocce, si nasconde qualche insidia che ci porta in un paio di occasioni a cadere in piccoli buchi con il rischio di farsi male.
Scendendo e tornando sul sentiero le cose vanno meglio. Raggiunte nuovamente le piste, decidiamo di scendere attraverso esse stando ai margini dove la neve è meno scivolosa.
Sempre con attenzione perdiamo quota fino a tornare sull’iniziale stradina cementata, che seguiamo per fare ritorno a Colere.
Bella escursione quella odierna, selvaggia nella parte alta. Per farla abbiamo probabilmente scelto il periodo “peggiore”, nel senso che si è trattato di una via di mezzo tra l’escursionismo estivo e quello invernale scialpinistico, motivo per cui le condizioni non erano ideali. Questo però non ci ha impedito di apprezzare molto l’itinerario.

Foto 1: traverso su ripido pendio, tra neve ed erba
Foto 2: in arrivo sulla cima
Foto 3: bell'ambiente, verso l'anticima del Pizzo di Petto
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