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   notturne al Grem e al Timogno/Benfit, 15/04/2014
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Onicer  oscarrampica      
Gita  notturne al Grem e al Timogno/Benfit
Regione  Lombardia
Partenza  Spiazzi di Gromo  (1150 m)
Quota arrivo  2099 m
Dislivello  1150 m
Difficoltà  BS
Esposizione in salita  Ovest
Esposizione in discesa  Ovest
Itinerari collegati  Timogno (2099m), da Spiazzi di Boario
Neve prevalente  Crostosa
Altra neve  Crostosa
Rischio valanghe  1 - Debole
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Sono all’inizio del mio percorso di apprendimento scialpinistico e fin dai primi approcci ho sognato di potermi trovare sulla neve di notte, illuminato da quelle lune giganti e luminose che rendono magiche e seducenti le notti alpine. Notti rischiarate dal riflesso lunare sulla neve che illumina quasi a giorno l’ambiente. E così il 15/03/2014 parto la sera da Cavacurta diretto in val Seriana che percorro fino a Ponte Nossa, poi devio a sinistra per prendere la provinciale 46 che sale al passo di Zambla. Al bivio la segnaletica indica Gorno a 3 chilometri. Dal paese si seguono le indicazioni “aree minerarie” fino a giungere alla loc. Alpe Grina (1115 m, oltre vi è divieto di transito): a sinistra si trova un piccolo parcheggio dove lascio l’auto. Ci arrivo già praticamente pronto verso le 21.30 e alle 21.40 accesa la frontale e fattomi un selfie, son pronto a partire, sci in spalla perché la neve mi aspetta più in alto. Seguo il sentiero 239 verso il Bivacco Mistri e la Cima di Grem che è indicata a 2.20h. Mi gira vagamente la testa, non capisco se non sto bene o semplicemente sia la digestione che mi indebolisce e vago per il bosco con gli scarponi aspettando di poter calzare gli sci. Finalmente alle 22.15 la neve diventa continua e mi decido per la sosta e gli sci. Neve trasformata indurita dal gelo in maniera irregolare ma pur sempre meglio che continuar a camminare. Sono fuori dal bosco e vedo l’onda bianca della montagna sopra di me. Salgo senza molti riferimenti zigzagando con il mio malessere che non si decide a rivelarsi ma subdolo si affaccia a tratti sulla soglia della mia fatica. Alle 22.30 raggiungo una serie di cartelli che indicano ogni possibile direzione compresa la mia e assecondo la direzione anche se la scarsa visibilità e l’assenza di traccia mi fanno perdere l’orientamento. Passo da una casa nel bosco che è mezzanotte ma non compaion streghe e mezz’ora dopo davanti all’Alben che si staglia luminoso nella notte glaciale, in vista delle Baite basse del Grem, decido finalmente che non sto bene per continuare a vagare per i boschi alla ricerca della strada e me ne ritorno un poco scorato. Luna piena ritornerò ad ammirare il tuo volo leggero sopra gli abeti, sopra le creste, sopra i miei sogni. Un mese esatto dopo (15/4) siccome in due si sogna meglio, è con me il mitico Nico, e la luna, ovviamente è ancora piena, e partiamo tardi perché lo sia appieno. Come quasi sempre prima della partenza situazioni che s'intrecciano e poi per magia la corda della gita si scioglie e possiamo andare. Poco prima delle 19, arriviamo a Spiazzi di Gromo al parcheggio degli impianti sciistici e ci portiamo alla partenza della seggiovia Vodala. Il sole stà già salutando al termine della sua giornata e sta andando a nascondersi dietro le pareti del Pizzo Salina e del più grande Pradella. Alle 19.15 calzati gli sci cominciamo a farli scivolare sui patti arrivi delle piste da sci alzandoci piano sulla neve, troppo lenti per contrastare la discesa dell’astro e con ombre lunghe che si distendono sull'ultimo arancione della neve che poi diventerà azzurro e poi blu. Invece uno spostamento verso sinistra ci permette di godere di un abbraccio caldo e insperato prima di riavvicinarci al fianco del bosco ed entrare nell’ombra. Sono le 19.50 e l’ultimo sole brilla ormai solo sulla spelacchiata cima del Timogno la cui copertura nevosa è già stata erosa dalle belle e calde giornate primaverili e soprattutto da una grande valanga che partendo dalla sommità ne ha sfregiato il manto bianco con una grande cicatrice terrosa serpeggiante. Un tratto ripido ci scalda definitivamente la muscolatura e approdiamo al pianoro del Rifugio Vodala(m.1750,h 20),arrivo della seggiovia. Bella vista sui monti brembani, Pizzo Farno,Salina,Pradella,Cabianca e Madonnino,Grabiasca e la piramide del Diavolo che svetta svelta vs il cielo, in fila per la foto coi colori tenui del tramonto che precede l’abito per la notte. Vediamo bene la docile crina nevosa di destra che ci permetterà di guadagnare la cima sulla neve rimasta. Quando ci arriviamo, nei colori violetto che dipingono neve e cielo, appare più ripida e ci costringe a zigzagare. Guadagnato il crinale che non raggiungiamo perché sgombro di neve ammiriamo increduli dal bordo nevoso che ci sostiene l’erba avvizzita ma punteggiata di bei crocus che reclinano il capo innamorati del sole che li ha appena lasciati ma che attendono con lo stelo in trepidazione per la sveglia d’oro dell’indomani. Dietro lo sguardo corre sulla fantastica via di cresta che corre dal Vaccaro portando fin sulla cima dell’Arera e cha da anni sogno di percorrere integralmente. Nico sale veloce sulla pala inclinata e sfugge verso il cielo azzurro quasi blu che si contrappone alle ultime tonalità arancione dall’altra parte che esaltano i profili dei quattro moschettieri: Secco,Fop,Arera e Coena Piana. La notte corre veloce per il cielo a spalmarlo di blu e mangiarsi gli ultimi barlumi di luce, quasi il Comandante abbia agito sull’interruttore. Approffitando del nostro disorientamento la luna sale piena, improvvisa, oltre il nostro scuro profilo, oltre i monti imbiancati dell’orizzonte e riempie il blu e il nostro animo di meravigliato stupore. E’ per noi che il cielo si apparecchia. E nel silenzio cosmico silenti urliamo il nostro ringraziamento alzando gli occhi lucidi alla volta. Gli ultimi metri verso la fine della montagna vedon la neve splender di luna e la chiazza arancione nella notte resister tra la Corna Piana e il Corte. E’ notte, sono le 21.15 quando su sfondo nero fotografo l’argentea targa di Cima Timogno(2099 m). Le urla di nico per un ritorno alla vita della circolazione nelle mani risvegliano l'intera Val Seriana. Laggiù in valle segnali di vita artificiale, una lieve striscia di luce residua all’orizzonte e il nero della notte sopra ad inghiottire l’ostia luminosa lunare che s’alza sul capo della Regina di questi monti: sua maestà la Presolana. La contempliamo seduti come fossimo allo stadio invece che in una cattedrale naturale dove va in scena uno spettacolo muto e immobile che amplifica il tonfo sordo dei nostri battiti cardiaci in ritmo con l’universo. Parliamo niente e restiamo seduti in silenzio per lungo tempo godendo della meraviglia di esistere ed essere accolti in questo “hic et nunc”. Accettati,integrati. Per mezz’ora dimentichiamo d’esser uomini e scricchioliamo quando il gelo ci costringe ad alzarci e applaudire all’infinito l’orchestra celeste che per noi si è esibita. Muoviamo verso il Benfit e come automi silenziosi sfiorando appena il crinale tra erba e neve raggiungiamo addirittura un seracco mai visto in terra orobica e poi su neve diventata compatta, raggiungiamo il semisepolto cartello ligneo piantato sulla bianca calotta di Cima Benfit(q.2172, h 22). Quando ci arriviamo, sembra di essere sulla cresta di un 8000 dal freddo e dal vento che tira. Per questa notte il turno di salita è finito e ci sediamo sopra i nostri zaini per un nuovo momento di contemplazione. Sembriamo a teatro, composti,fermi, attenti e silenziosi osserviamo e ascoltiamo cosa il cielo e lo spazio hanno da dirci. Catturati dalla scia luminosa e puntiforme che si alza sopra la città di Bergamo e che sembra un’oasi nel buio assoluto. Oltre il buio la sagoma della vicina Presolana impallidisce illuminata dalla luna che ne riflette i pendii, le dorsali, le onde lattee che ne sostengono i pilastri rocciosi e infine si arrampica sullo spigolo nord tatuandosi nei nostri ricordi. Debolmente illuminati perché più rocciosi e lontani occhieggiano dalle tenebre anche i giganti orobici che ci rimandano un eco del gelo siderale che toccano con le loro alte quote. Stare fermi sulla neve raffredda il corpo e lo spirito e la tentazione di addormentarsi ad un caldo sognato e che non c’è, si fa comunque sentire. Servizio fotografico sulla luna autentica protagonista della notte e poi dopo le foto in cima che sembra siamo al Polo Nord d’inverno, sgranchiamo le nostre intirizzite e d intorpidite membra ordinando loro di tornare a muoversi. Iniziamo a scendere sempre in silenzio perché la parola ora non ha più ragion d’essere, non ha diritto di cittadinanza dove a contare è il silenzio..la voce più potente della Natura. E in silenzio si conclude la nostra avventura lunare quando abbracciatici ci salutiamo e da soli in auto torniamo ognuno verso home. Col cuore troppo gonfio per contenere tutto quello che abbiamo ascoltato e che ci hanno raccontato le stelle. In Silenzio. Foto1 tramonto sulle cime Foto 2 sorge la luna Foto 3 io in cima al Timogno


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