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   Walchergrat Grosses Fiescherhorn, 31/05/2019
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Onicer  funfunfunfzig      
Gita  Walchergrat Grosses Fiescherhorn
Regione  Svizzera
Partenza  Monchsjochhutte  (3624 m)
Quota arrivo  4049 m
Dislivello  1000 m
Difficoltà  BSA
Esposizione in salita  Ovest
Esposizione in discesa  Ovest
Itinerari collegati  nessuno
Neve prevalente  Trasformata
Altra neve  Trasformata
Rischio valanghe  2 - Moderato
Condizioni  Eccellenti
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Via molto estetica, irresistibile se vista dalla Monchjochhutte, a cui giova ora la tanta neve ancora presente e che potrebbe essere abbinata a una serie di utili varianti, tra cui la traversata scendendo per la normale o la discesa a sci per il bel couloir a metà cresta.
Noi siamo stanchi per il blitz di ieri: io da Milano Loic da Ginevra abbiam salito la Jungfrau piena di neve nuova (una metrata fresca mercoledì). Cerchiamo di traversare il più possibile per raggiungere la sella da cui parte la cresta, ma abbiamo paura dei crepacci nascosti: ieri, me ne si è aperto uno sotto gli sci alla Rottalsattel e farei volentieri a meno del bis. Allora facciamo lavorare i rampant a più non posso aggirando continuamente punti potenzialmente critici, allungando però dislivello e percorso. Arriviamo alla sella un po’ contrariati dalla fatica e dall’ingaggio, partiamo dopo una serie di ‘mumble’. La cresta all’inizio è senza difficoltà, solo maestosa, perché il panorama del versante retrostante fa capire che razza di montagna è il Fiescherhorn.
Arrivati giusto in corrispondenza del couloir sud, le tracce vagamente presenti fino a lì si trasformano in scie e curvoni giù per il canale e buonanotte. Noi guardiamo avanti: una crestina esile di raccordo e poi la pendenza si impenna immettendosi sul paretone Nord, ultimo tratto di un muraglione di 1500 metri a picco sull’Ischmeergletscher che induce a esternare i seguenti pensieri interiori: ‘Sublime’, ‘Voglio la mamma’, ‘Ma com’è che hai lasciato la seconda picca al rifugio?’,’Taci tu, che hai dimenticato le due borracce di thé!’. Finiti i convenevoli, iniziamo a sfondare nella neve in equilibrio sulla crestina e saliamo la parete. E’ un misto di neve e ghiaccio qui duro lì friabile, costantemente variabile, ma con buone possibilità di usare picche o viti per proteggersi. Superata con sollievo la pala raggiungiamo una - altrettanto bella - zona di cresta questa volta in misto esposto, e saremmo anche sazi, ma c’è ancora un rognoso salto di roccia: un III scomodo sia a salire che a scendere oppure in alternativa un couloir glacé per cascatisti, che né io né Loic siamo né vogliamo essere, e soprattutto non qui con tutta quell'aria sotto le chiappe. Dopodiché siamo arrivati, felici come chi ha vissuto un’avventura.
Al rientro, la pala la risolviamo con due tiri sul tratto più verticale avendo individuato all’andata le zone di ancoraggio decente. Siamo saliti con una singola da 30, una da quaranta tutto sommato non avrebbe guastato.
Il giorno dopo, Loic doveva ripartire da Lauterbrunnen all’una, abbiamo fatto a tempo a correre sul Monch, altra montagna strepitosa, ma con due metri di lingua di fuori,,, poi non ricordo più nulla, siam finiti sui vagoni del trenino in stato di coma, ricordo solo - ma sicuramente dev’essere un sogno o un incubo - una marea umana di americani, cinesi, coreani, russi che fotografa ossessivamente la nord dell’Eiger da Kleine Scheidegg come se dovesse scomparire domani,,,
Foto 1: La Walchergrat in avvicinamento
Foto 2: Loic verso la pala Nord
Foto 3: 4 fetenti dalla normale ci han fregato sul tempo
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