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Pizzo Recastello, da Lizzola con discesa del canale Nord e rientro dalla Val Cerviera, 15/03/2014 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | LorenzOrobico |
Gita | Pizzo Recastello, da Lizzola con discesa del canale Nord e rientro dalla Val Cerviera |
Regione | Lombardia |
Partenza | Lizzola (1300 m) |
Quota arrivo | 2886 m |
Dislivello | 2900 m |
Difficoltà | OSA+ |
Esposizione in salita | Sud-Ovest |
Esposizione in discesa | Sud-Ovest |
Itinerari collegati | nessuno |
Neve prevalente | Trasformata |
Altra neve | Farinosa |
Rischio valanghe | 2 - Moderato |
Condizioni | Eccellenti |
Valutazione itinerario | Eccezionale |
Commento | Partito da solo per un veloce Tre Confini pensando ad un caldo impossibile mi trovo nei pressi della cima con freddo e velature abbastanza spesse che impediscono il precoce remollo mattutino che mi ero immaginato.
Le neve è marmorea, d'altronde son partito prestino (foto 1, alba sul Diavolo), sono le otto e ci sono quindi le condizioni per allungare la giornata. Uno sguardo verso Nord si posa sulla cima del Pizzo Recastello. Ho ben chiare le ottime condizioni che ci sono in zona sui ripidi versanti Nord e l'idea di sciare il canale del Recastello mi elettrizza. Individuo un ripido canale tra le rocce a sinistra della normale esposto Sud pieno: salirò da lì. Tolgo le pelli e velocemente scendo nella conca puntando alla base del canale. Con un lungo traverso su neve trasformata arrivo ad un ripiano per il cambio di assetto. Con picca e ramponi salgo lo stretto canale (100m a 50°) su neve cementata. Quindi per facile crestina di misto sono in vetta al Recastello (1h dal Tre Confini). Mangio e bevo qualcosa, poi calzo gli sci, blocco gli attacchini e parto direttamente dalla cima. Breve crestina, poi si piega a destra e ci si immette nel pendio in massima esposizione su neve inizialmente compatta che non ammette esitazioni. Dopo i primi cinquanta metri potrei traversare a sinistra per entrare nel fondo del canale (quello che si sale d'estate). Sotto di me un canalino parallelo al principale si presenta con ottima farina a buccia d'arancia, quindi decido di proseguire per quello. Lo scendo quasi tutto, ogni tanto appoggiandomi ad una crestina alla sua sinistra dove la farina si è accumulata maggiormente. Poi verso la fine dove si restringe mi sposto a sinistra ed entro nel canale principale, molto più largo, ma sempre ripido. Lo seguo fin dove si allarga definitivamente e finalmente posso tirare il fiato. Traverso a destra ed entro nell'ampio vallone sotto i Corni Neri. Qui c'è una bella neve a biliardo lisciata dal vento che mi regala una stupenda sciata rilassante in ambiente da sogno: davanti a me il lago artificiale del Barbellino sovrastato dal Coca. Arrivo in fondo al pendio, dove arriva un occhio di sole e mi giro a rimirare il vallone appena sceso (foto 2). Fine della parte più tecnica, ora per tornare indietro serve un po' di generosità di gamba e di spirito. Continuo a scendere, ormai sono sul classico itinerario che sale dal Curò verso il Gleno, arrivo all'imbocco della Val Cerviera in vista del rifugio. Qui ripello e mi metto in marcia per la cima del Tre Confini. Sono 850 metri di dislivello circa, inizialmente sfrutto una traccia di discesa, poi devo battere su neve a volte liscia e dura, altre volte farinosa. Tengo un ritmo costante e non mi fermo mai, anche se la stanchezza si fa sentire, soprattutto negli ultimi metri, per fortuna ci sono ancora velature che filtrano il sole e la giornata rimane particolarmente fresca. Mentre arrivo in cima vedo gli ultimi del giorno che iniziano la discesa. Un ultimo sguardo al Recastello (foto 3, il segno rosso è sotto il canale di salita) e mi butto giù anche io per una splendida discesa su firn remollato il giusto, tanto che si cercano le zone più scaldate del pendio. Arrivo a Baita di Sasna, dove mi fermo a ripellare. Bevo centelinando quello che mi è rimasto in modo da lasciare un ultimo sorso prima della prossima discesa. Qui per fortuna c'è una bella traccia che devo solo seguire con calma e ritmo costante. Altri quaranta minuti e sono nei pressi dell'ultima croce di vetta del giorno. Mangio qualcosa, bevo quello che è rimasto e sono di nuovo in discesa. La prima parte è molto bella, a tratti splendida, poi si inizia a sfondare. La classica discesa diretta che va verso destra è sovrastata da una mega valanga da reptazione. Preferisco starmene alla larga e mi butto tutto a sinistra su bei pendii esposti a Nord. Trovo un farinone pesante che si lascia sciare bene, rimango alto verso sinistra e trovo una traccia di salita che viene su dal bosco ricalcando una traccia di sentiero. La seguo e scopro un bellissimo bosco, ripido ma non fitto e sciabilissimo grazie alla quantità di neve di quest'anno. In breve sono alla piana e per stradina arrivo a Lizzola. Non mi resta che scendere a Gandellino per la meritata birra, questa volta con anche un bel piatto di casoncelli. Una giornata di montagna che mi resterà bene impressa... NB Il tratto iniziale dell'itinerario del Tre Confini (in fondo alla piana) è esposto alle valanghe da reptazione provenienti dai ripidi pendii del Monte Crostaro e Monte Sasna. Evitare di percorrere questo tratto nelle ore calde o dopo notti con rigelo scarso. |
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