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   Isola di Stromboli e salita al cratere, 28/09/2015
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Onicer  Vezz   
Gita  Isola di Stromboli e salita al cratere
Regione  Altro
Partenza  Punta Lena  (0 m)
Quota arrivo  926 m
Dislivello  926 m
Difficoltà  E
Rifugio di appoggio  ---
Attrezzatura consigliata  Giusto qualcosina in più per coprirsi.
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Discrete
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Appostato, come altre decine di sguardi, sull'orlo del cratere, non ho tempo di chiedermi cosa ci faccio qui. Sono le sette passate, l'ultimo crepuscolo è in via di scomparire all'orizzonte, inghiottito dall'oscurità e dalle nebbie. Nebbie che vanno e vengono anche sopra le nostre teste inumidite da una fitta pioggerella e rinfrescate da un'arietta gagliarda. Per la verità un po' più che rinfrescate, visto che mi scopro spesso tremante nella mia felpina di cotone.
Come un plotone schierato, teniamo gli occhi fissi alle bocche fumanti ed esplodenti, qualche cinquantina di metri sotto di noi. Al posto dei fucili abbiamo rudimentali fotocamere; la mia assomiglia ad una mitragliatrice visto che la faccio poggiare su un treppiedi che mi sono scarrozzato fin qua. Il nostro grilletto è l'otturatore, ma ugualmente difficile è prendere la mira e sparare con tempismo la raffica giusta. Meglio approntare un'esposizione medio lunga a caccia di quel che verrà. In ogni caso rimarrà impresso sulla pellicola della mia mente, quell'istante improvviso in cui eruzione e tramonto si sono poco fa mischiati in un esplosivo connubio infuocato. E rimarrà vivo il ricordo del suo sguardo di gioia e soddisfazione che, sotto i cappucci delle due giacche, ha preso il posto della smorfia di fatica, spavento, freddo. Spavento, sì, perché tutto intorno a noi pare imperversare la tempesta: fulmini si gettano nel mare, contribuendo a rendere ancora più drammatica la scena. Fatica, certo, perchè 926 metri di dislivello erano cosa per lei nuova e temuta. Freddo, beh… ne ho già raccontato.
L'isola di Stromboli è solamente l'apice di un gigantesco cono vulcanico che si erge per oltre duemilacinquecento metri dagli abissi del mare. Con una costante attività esplosiva, entra di diritto tra i vulcani più attivi del mondo e tra le maggiori bellezze di questo nostro formidabile Paese. I fianchi del monte precipitano quasi verticali nel mare scuro, solamente il fianco nord-orientale digrada più dolcemente: lì sorgono gli insediamenti umani, lì si sono create ampie spiagge di sabbia nera, da laggiù veniamo e laggiù concluderemo la nostra favolosa vacanza eoliana.
Un boato interrompe questi miei pensieri, un fiotto incandescente mi fa sussultare. E' il vulcano che ci chiama e discorre.
La salita è stata dura, ci ha provato entrambi. Le sue membra e la mia psiche. Avrei voluto spaziare, accelerare o rinculare a mio piacimento, sostare quando ne avevo voglia. E invece c'era da rispettare la fila, seguire pedissequamente una traccia... solamente coi gustosi fichi selvatici mi è parso di sgarrare.
Il panorama ci è stato in parte precluso, via via che si saliva, le nebbie si facevano più fitte e lo sguardo era impedito. Il tramonto si è ridotto all'osso, l'infilata sul candido paesino è stata viziata dalla poca luce. Eppure, salendo, è stato piacevole abbracciare l'intero nucleo abitato, dalla chiesa di San Vincenzo, al porto, a Ficogrande, a Piscità, a Strombolicchio. E d'un tratto mi si visualizzano nella mente la piazzetta, le barche ritirate, l'immensa spiaggia, le calette riparate, l'osservatorio… anche qui, come sulle altre sei isole ci abbiamo dato dentro!
Un leggero tremore sotto i piedi mi riporta alla realtà, il vulcano ha fatto un cenno. Forse un saluto, dal momento che siamo rimasti gli ultimi ed è tempo di scendere.
Il fascio di luce delle frontali, magicamente intercettato dalla pioggia, va a sbattere contro una sabbia fine e straripante. Nerissima, assorbe la radiazione e attutisce il peso. Leggeri come farfalle, scivoliamo giù per la china.
Se mi volto, intuisco che il vulcano sta ancora parlando, ma, purtroppo, non riesco ad intendere quel che mi voglia dire.

FOTO:
1- Le ultime case di Piscità, a sera. E Strombolicchio.
2- Per un'istante, eruzione e tramonto si mischiano in un esplosivo connubio infuocato.
3- Bagliori e lapilli: il vulcano ci parla, ma io non comprendo.
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