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   Monti Paglione, Covreto e Corbaro: effluvio di primavera, 28/03/2015
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Onicer  Vezz   
Gita  Monti Paglione, Covreto e Corbaro: effluvio di primavera
Regione  Lombardia
Partenza  Parcheggio al passo della Forcora  (1160 m)
Quota arrivo  1594 m
Dislivello  550 m
Difficoltà  E
Rifugio di appoggio  Rifugio al Passo della Forcora
Attrezzatura consigliata  Enciclopedia del Varesotto
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Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Buono
Commento Sembra impossibile che un percorso semplice, panoramico e soprattutto lombardo, non sia ancora stato recensito sul sito, eppure è così. D'altra parte, mi sto riferendo al Varesotto e, per spingersi in queste lande, lo si deve fare a cuor leggero e di proposito.
Il passo della Forcora è raggiungibile da più parti, dal Verbano, per esempio, salendo da Maccagno. Sebbene quest'oggi, sabato, sia una giornata decisamente assolata, nel grande parcheggio sono pochissime le auto presenti.
Il sentiero risale subito la massima pendenza del monte Sirti in un tripudio di betulle. Il bianco dei tronchi, insieme al giallo dorato dell'erba e al blu profondo del cielo, forma un cromatismo invidiabile.
Raggiunta la sommità del dossone, si aprono le vedute sui monti dell'Ossola, del Locarnese e sulla più vicina costiera Lema-Gradiccioli-Tamaro, da noi separata dal profondo e boscoso solco della val Veddasca. Siamo a poco più di mille metri di quota, eppure regna il silenzio e i segni della presenza dell'uomo sono limitati. Dinnanzi a noi, si distende la maculata dorsale che ci condurrà fin nei pressi del monte Paglione.
La giornata, come dicevo, è spaziale, di quelle tutto sole e niente vento: una manna per le membra ancor intirizzite dal rigido inverno; dal canto nostro, avendo programmato una domenica sul lago, non abbiamo fretta e possiamo goderci il tutto con estrema calma. Pranziamo con un occhio rivolto al biancore delle cime e l'altro attratto dallo scintillio del lago.
Un paio di saliscendi tra alberi e chiazze innevate, ci depositano alla base di una più pronunciata elevazione: la risaliamo, per poi aggirarla alla volta di una avvallamento incastonato tra tre cime: Paglione a nord, Covreto a ovest, Corbaro a sud-est. Il bianco che era prima delle betulle, è ora più che ben rappresentato dalla neve. La panoramicità del luogo è notevole, traducendosi in cuor nostro in un inaspettato sussulto di gioia. Un solo taverso ci separa ora dal Paglione, e non è certo lo sprofondare in neve pesante che può fermarci.
La cima è l'ennesimo balcone panoramico. Gambarogno, Limidario, la foce del Maggia, i canali del Tamaro, la Veddasca tutta… non sappiamo quale soggetto prediligere. Nell'incertezza, ce la prendiamo comoda dedicando il giusto tempo a ciascuno di loro.
Ritornati sui nostri passi, mentre lei si dedica ancora al sole marzolino, ne approfitto per aggiungere al bagaglio dei ricordi anche le prospettive dai vicinissimi Covreto e Sasso Corbaro. Totalmente inebriati da un effluvio primaverile, ci abbassiamo quindi entrambi verso le case di Monterecchio. La luce è radente e il tramonto va preparandosi: ne coglieremo la bellezza nel nostro precipitare verso il lago.

FOTO:
1- Tutta la prima parte si svolge nel bel mezzo di un tripudio di betulle.
2- Veduta del percorso effettuato. Alle nostre spalle scintilla il lago.
3- L'avvallamento panoramico tra le tre cime. Dinnanzi a noi, Gambarogno e Tamaro; all'estrema sinistra, un quarto di Paglione.
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