|
Silenzio irreale a punta Almana, 12/03/2015 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | Vezz |
Gita | Silenzio irreale a punta Almana |
Regione | Lombardia |
Partenza | Dos de l'Asen (1166 m) |
Quota arrivo | 1390 m |
Dislivello | 650 m |
Difficoltà | EE |
Rifugio di appoggio | Rifugio Croce di Marone - Agriturismo Pastina |
Attrezzatura consigliata | Un paio di ramponcini non avrebbero fatto schifo. |
Itinerari collegati | nessuno |
Condizioni | Accettabili |
Valutazione itinerario | Buono |
Commento | Questa Almana, prima o poi, s'aveva da fare. Con qualche incognita riguardante il punto di partenza, ma con sicura fiducia nella panoramicità del luogo.
Per interminabile stradina asfaltata (un paio di tratti innevati), raggiungiamo il dos dell'Asen, dove è sito il rifugio Croce di Marone. Guardo in alto verso il dosso completamente bianco, abbasso lo sguardo sulle mie scarpe… "mi sa che ho sbagliato valutazione": l'innevamento a questa esposizione è cospicuo e continuo… "una giornata coi piedi bagnati mi attende!" E un sovrapprezzo di fatica è richiesto alla mia compagna. Con la tranquillità che contraddistingue un'assolata mattinata infrasettimanale, ci incamminiamo sulla strada agro-silvo-pastorale innevata. La bianca coltre è rigelata e richiede una certa dose di equilibrio. Quando il bosco lascia spazio ai pratoni digradanti dal dosso Fontanazzo e veniamo investiti dal sole, ci appare, non vicinissima, la punta Almana, anch'essa candidamente vestita. Il primo pensiero è per la dolcezza del contesto; solo successivamente si insinua qualche dubbio sul restante percorso per la cima. Ci perdiamo via con le foto e, distratti dai numerosi indizi di primavera, attraversiamo la vegetazione verso la casera sottostante e la forcella di Sale. La vetta è indicata a un'ora. La strada si fa poco dopo sentiero; con dolce pendenza attraversa un bosco di latifoglie, intervallato da un tratto di ombrose conifere. Contorna quindi il fianco nord-occidentale di Barbedei e punta Almana. A causa dell'esposizione sfavorevole, la neve è assai presente e molteplici slavinette, alcune delle quali di non facile attraversamento, sfregiano ripetutamente la via. Aggiriamo un primo ostacolo con uno scomodo saliscendi. Proviamo a fare altrettanto con un secondo: risaliamo un umido risalto aiutandoci con arbusti ed alberelli, proseguiamo ancora in verticale su neve marcia. Ci incrodiamo. Di proseguire verso l'alto non ce la sentiamo, optiamo allora per ritornare sui nostri passi e traversare leggermente più in basso. Con cautela ed un pizzico di celata tensione, ne veniamo fuori. Un tratto camminabile e siamo nuovamente bloccati. Anche le tracce di un precedente passaggio si interrompono. Uno scivolo di neve gelata, esposto, ci sbarra la strada. Siamo tentati di lasciar perdere, ma provo a proseguire, riservandomi di girare i tacchi al primo segnale di insicurezza: scivolare qui vorrebbe dire ritrovarsi qualche centinaio di metri più in basso a "pascolare" insieme ai cinghiali della val Trompia. Battendo ripetutamente la punta delle scarpe sulla neve dura, incido delle tacche che sfruttiamo per procedere lateralmente. Un passo più lungo e siamo fuori. Svoltato l'angolo, una rustica panchina sembra messa lì apposta per noi. E' bello rifiatare contemplando la Punta che risalta quest'oggi in tutta la sua bicolore bellezza. Vige un silenzio quasi irreale, non comune per le prealpi. Lo celebriamo tendendo l'orecchio. Il tratto di sentiero successivo non presenta problemi di sorta, più in là però, per evitare l'ancora lungo e innevato traverso per la cresta ovest, optiamo per inerpicarci sul ripido costolone erboso per guadagnare la cresta. Lei davanti, io dietro, saldamenti aggrappati ai ciuffi d'erba, con le suole che slittano ed un certo fiatone, avanziamo passo dopo passo. Un paio di soste e siamo su, accolti da una brezza orobica e dalla superba visione del lago e di Montisola. Seguiamo la cresta calpestando neve fino alla croce di vetta. La soddisfazione è evidente e i complimenti doverosi. Ci rifocilliamo. Epperò bisogna andare a lavorare. E allora giù. Il lento procedere, mi costringe ad abbandonare la mia compagna sulla discesa per Pezzuolo (le condizioni sconsigliavano il ritorno per la stessa via): alternando tratti di corsa ad altri a passo svelto, mi dirigo verso la forcella di Sale per recuperare prima l'auto e poi lei. Giornatona. FOTO: 1- Relax di metà traverso. Dinanzi a noi, il bicolore versante settentrionale della punta Almana. 2- Sulla panoramicissima cresta, bella veduta di Montisola. 3- Discesa verso la croce di Pezzuolo. |
Report visto | 2279 volte |
Immagini | |
Fotoreport | Clicca qui per andare al foto-report |