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   Monte Emilius, 19/09/2014
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Onicer  Pierpaolo   
Gita  Monte Emilius
Regione  Valle d'Aosta
Partenza  Pila (AO)  (1800 m)
Quota arrivo  3559 m
Dislivello  2050 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  Rifugio Arbolle (chiuso, con locale invernale)
Attrezzatura consigliata  Normale da escursionismo + caschetto
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Trasferta valdostana alla conquista della montagna di Aosta, il Monte Emilius, pensata da oltre un anno. Il programma prevede si spezzare l'escursione in due giorni, perché salire in giornata comporterebbe un impegno fisico e mentale eccessivo. Sfortuna vuole che capitiamo nella settimana di chiusura del rifugio, ma la cosa non ferma comunque i nostri propositi e una volta appurata la presenza del locale invernale accessibile non ci pensiamo due volte nel confermare la nostra volontà di salita. Di contro abbiamo il meteo, non ci sono perturbazioni in vista ma per entrambe le giornate sono previste correnti umide meridionali che renderanno il clima uggioso. Così in effetti è, arriviamo infatti a Pila accolti da un muro di nebbia in un'atmosfera spettrale. Cerchiamo di non perderci d'animo e dopo i consueti preparativi partiamo, anche se con la visibilità azzerata dobbiamo prestare attenzione nell'individuare la giusta via per non perdersi. Costeggiato l'invisibile Lago di Chamolé proseguiamo guadagnando quota fino a toccare il punto più alto odierno nei pressi dell'omonimo passo, perdendone poi circa 150 per arrivare al Rifugio. Anche qui la situazione meteorologica è la medesima, non si vede praticamente un tubo. Ci fiondiamo nel locale invernale (sei posti letto in tre letti a castello, no corrente elettrica o altri servizi essenziali) e dopo una cena a base di panino a lume di candela andiamo a dormire molto presto, saggia o forzata decisione in vista della prossima giornata. Al risveglio il tempo di una frugale colazione e ci rimettiamo in moto, sempre immersi nel nebbione che non ha mai mollato la presa. Fortunatamente alzandoci di quota riusciamo a sbucare parzialmente fuori dalle nubi, vedendo perciò per la prima volta il volto dell'ambiente circostante. Ed è un gran bel volto, specie quando passo dopo passo compare finalmente anche l'Emilius, dalle sembianze che ricordano vagamente il nostro Pizzo Arera, visto da qui. Salendo mi volto ripetutamente in direzione sud ovest, perché questo meteo dalle tinte autunnali sembra volere fare le cose per bene, portandoci anche un carico di pioggerella che in effetti non tarda ad arrivare. L'Emilius scompare così nuovamente dentro le nubi e le nostre speranze di portare a termine la salita vacillano, quando vediamo che le rocce goccia dopo goccia diventano luccicanti di acqua. Ci diciamo di andare avanti, che i grandi diluvi oggi non possono arrivare, non sono previsti. Al Colle dei Tre Cappuccini prenderemo una decisione. Passano i minuti, la precipitazione va e viene, così come i nostri antipioggia. Siamo nella terra di mezzo, saliamo senza una certezza, affidandoci invece alle sensazioni minuto per minuto. Giunti al colle e salendo di quota le gocce di pioggia lasciano gradualmente spazio a pallini di ghiaccio, ma il cielo sembra non fare sul serio, cosa che ci suggerisce di andare su. Superato il primo tratto leggermente esposto dopo il colle, il resto della salita si rivela impegnativo solo nell'individuare la retta via, segnalata da qualche bollo giallo e dagli ometti in pietra. Di tanto in tanto volgendo lo sguardo verso l'alto si vedono fiocchi di neve trasportati in modo turbolento dal vento, ma ormai la cosa ci crea solo suggestione, non più timore. Abbiamo capito che è solo un bluff, non c'è niente di serio in tutto questo. E così, passo dopo passo, arriviamo a toccare la Croce di vetta, in un momento tra l'altro di provvidenziale schiarita utile ad ammirare parzialmente il panorama, mentre Aosta è sempre invisibile, laggiù sotto le nubi. Sostiamo solo qualche minuto prima di riprendere la discesa, impressionati dalle condizioni già invernali nella parete nord dell'Emilius. In discesa ci diciamo fin da subito di non calare l'attenzione per via dell'appagamento, perché su un terreno così roccioso e a tratti esposto bisogna mantenere buona la concentrazione. Con cautela ripercorriamo tutto il tratto fino al colle e poco più, uscendo dunque definitivamente dalle possibile insidie. Complice anche il meteo in miglioramento possiamo ora prendercela decisamente più comoda, ammirando finalmente il paesaggio in tutto il suo splendore. Perdiamo quota e tornati al rifugio ci immergiamo ancora una volta nella nebbia, che qui in basso non ha mai mollato. Dopo tutte quante le fatiche, dovere risalire quei 150 metri che ci separano dal Colle di Chamolé sanno di supplizio. Ma non abbiamo scelta, e un po' a fatica rimontiamo il sentiero fino al colle, accolti da una marea di capre che incuriosite ci seguono per un bel pezzo, quasi fino al lago. Ripercorrendo il sentiero del giorno precedente facciamo così ritorno a una Pila sempre avvolta nel muro di nebbia, dandoci l'impressione che il tempo qui si sia fermato. Ma sappiamo bene che non è così, perché c'è un Emilius in più nelle nostre conquiste...

Foto 1: nel tratto dopo il Colle dei Tre Cappuccini
Foto 2: momenti di salita
Foto 3: in vetta
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