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   Monte Pedena, 14/09/2014
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Onicer  Pierpaolo   
Gita  Monte Pedena
Regione  Lombardia
Partenza  Alpe Lago (SO)  (1540 m)
Quota arrivo  2399 m
Dislivello  860 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  Rif. Alpe Lago
Attrezzatura consigliata  Normale da escursionismo
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Buono
Commento Uscita alla ricerca di cime orobiche non ancora da noi toccate quella odierna. Al Fioraro ci siamo stati, al Monte Lago idem. Serve una soluzione di mezzo per i nostri propositi, nel vero senso della parola. E allora vada per l’ovvio Monte Pedena. Partiamo dalla curva sottostante qualche metro il Rifugio Alpe Lago e nonostante siamo muniti di traccia GPS (non del tutto corretta) e indicazioni cartacee riusciamo nell’impresa di avere un po’ di difficoltà di orientamento sulla prima parte del percorso, complice anche la presenza di qualche diramazione fuorviante che va a perdersi nel nulla. Battendo a rastrello il pendio in cui sono presenti alcune baite riusciamo comunque a incanalarci per la giusta via, arrivando a toccare l’ultima costruzione nei pressi di una croce. Entriamo in una vallata camminando per un breve tratto in falsopiano nei pressi di un laghetto, ma anche qui siamo dubbiosi sul da farsi. Strumenti e guida sembrano infatti portarci in una zona inverosimile da salire, eppure facciamo bene a fidarci, perché dopo dieci minuti di salita in mezzo a blocchi di roccia compaiono degli evidenti ometti in pietra a conferma di essere sulla strada giusta. Proseguiamo cercando sempre di scorgere in lontananza gli ometti, indispensabili per muoversi nel modo più agevole possibile, essendo sempre a contatto di grandi massi a volte un po’ laboriosi da superare. Con attenzione guadagniamo comunque quota avvicinandosi sempre più alla mole del Pedena. A un certo punto c’è da sterzare verso destra per andare a prendere una dorsale che punta dritta verso l’anticima. Dopo averla guadagnata, saliamo su percorso sempre più ripido sbucando nei pressi di un bocchetta. In realtà ci rendiamo conto di avere nuovamente deviato da quella che dovrebbe essere la via “originale”, cosa che ci costringe a dovere fare un breve traverso un po’ esposto su balze erbose per rientrare in traccia. Aiutandosi a momenti con le mani giungiamo sull’anticima. Per arrivare a toccare la vetta vera e propria bisogna percorrere un breve tratto di cresta un po’ esposto, ma che non ci crea ad ogni modo particolari difficoltà. Nel giro di qualche minuto siamo perciò al cospetto del grande ometto di vetta, mettendo perciò in saccoccia un’altra conquista orobica. Nel scendere percorriamo la stessa via di salita solo inizialmente. Tornati infatti sulla dorsale, siamo assaliti dal desiderio di compiere un giro ad anello e ci buttiamo perciò alla cieca in un vallone laterale che sembra possa condurre nella parte bassa dell’itinerario, in modalità “avventura”. Temiamo infatti che possa esserci qualche passaggio troppo ripido ed esposto, ma questo non ferma comunque la nostra volontà e curiosità di scoperta. In effetti, a un certo punto, ci si para davanti un saltino di qualche metro in roccia da vincere in disarrampicata, ma senza troppi patemi lo superiamo. Da qui in avanti è un continuo tentare di scorgere la via migliore di discesa, stando attenti a qualche infido buco e a pendii moderatamente ripidi. Dopo un continuo divagare a zig zag ci ricongiungiamo alla via di salita nei pressi delle baite, scendendo ora più agevolmente fino a raggiungere nuovamente all’Alpe Lago. E’ un rientro un po’ amaro, perché siamo spiacevolmente sorpresi nel dovere assistere alla scena, già vista in mattinata alla partenza, di una capra appartenente a una vicina casera legata con una corda attorcigliata attorno alle piante in un’area isolata e assolata, senza perciò la possibilità di muoversi oltre qualche metro anche solo per bere, ma soprattutto avente una ferita sulla schiena invasa da mosche. Solo dopo le nostre rimostranze i proprietari si sono smossi per spostarla da lì… A parte questa sgradevole parentesi, il resto dell’escursione si è rivelata remunerativa, anche se non essendo un itinerario largamente battuto bisogna prestare una certa attenzione per orientarsi correttamente.

Foto 1: in cresta verso la cima
Foto 2: in vetta
Foto 3: il Pedena, visto dal percorso di discesa
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