|
Monte Chierico, 22/06/2014 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | Pierpaolo |
Gita | Monte Chierico |
Regione | Lombardia |
Partenza | Carona (BG) (1200 m) |
Quota arrivo | 2535 m |
Dislivello | 1350 m |
Difficoltà | EE |
Rifugio di appoggio | Rifugio Terrerosse |
Attrezzatura consigliata | Normale da escursionismo |
Itinerari collegati | nessuno |
Condizioni | Buone |
Valutazione itinerario | Buono |
Commento | Da tempo avevo in mente di salire sul Chierico, ma vuoi per un motivo o un altro l'appuntamento è sempre saltato. Oggi è finalmente il "gran giorno", neanche andassimo sul Cervino. Arriviamo dunque in quel di Carona accolti da un affollamento di vetture posteggiate di fianco alla strada degno di Bergamo alta al sabato sera, ma i gitanti sono tutti quanti diretti verso la zona dei Rifugi Calvi e Longo. Noi ci incamminiamo perciò sulla strada sterrata diretta al Rifugio Terre rosse soli soletti. La ripetitività dei ripidi tornanti mette a dura prova sia il fiato che la pazienza, cosicché cerchiamo disperatamente deviazioni intra bosco per spezzare la monotonia. A tratti finiamo così per andare alla deriva perdendo la retta via, ma il fatto che la cosa ci tenga la psiche impegnata è già un successo. Usciti fuori dallo smarrimento sbuchiamo in zona impianti di Carona e svoltiamo subito a destra, continuando la camminata su pendenze sempre abbastanza sostenute. Transitiamo su quella che dovrebbe essere una pista da sci ormai in disuso, posta nella parte più alta del comprensorio, costeggiando ripidi pendii su cui a tratti si stagliano vecchi paravalanghe lasciati all'abbandono, martoriati dagli eventi naturali. Continuiamo a mezza costa fino a quando una traccia di sentiero ci porta sulla cresta vera e propria che punta alla cima. Non è mai particolarmente esposta, a parte in alcuni brevissimi tratti, cosicché la nostra progressione è costante, senza intoppi. L'ultimo strappo prima della vetta si trasforma in un ripido pendio erboso che ci fa un po' penare, ma non ci impedisce di arrivare alla nostra meta. Nel frattempo la nebbia va e viene, dandoci filo da torcere nello studiare quale sarà la nostra via di discesa. Dobbiamo infatti compiere un giro ad anello e c'è da scendere in Val Sambuzza per riuscirci, ma c'è da individuare la via migliore di discesa, visto che da quassù un sentiero ufficiale dedito a questo scopo non esiste. Uno scivolo nevoso posto poco sotto la cima non ci dà sufficienti garanzie, prendiamo così la cresta di collegamento al Corno Stella e, giunti a un intaglio dove il sottostante pendio è meno ripido, proviamo a scendere, mettendo i piedi su ripide balze erbose, terriccio e sassi. Con un po' di attenzione riusciamo nell'intento, raggiungendo successivamente il caratteristico laghetto di Caldirolo, dove la neve la fa ancora da padrone. Seguiamo a questo punto un sentiero contrassegnato da bolli bianco rossi che ci porta proprio nel cuore della Val Sambuzza, ma siamo spesso fermi ad ammirare la natura che in questo angolo di Orobie è decisamente selvaggia. Prati fioriti, cascate impetuose e fischi delle marmotte accompagnano la nostra discesa, immersi in un ambiente che richiama la nostra attenzione verso tutte le direzioni. Una certa impressione destano anche i residui delle grandi valanghe invernali e primaverili, che in questa zona hanno colpito duro. Il passo, una volta tornati nel bosco, si fa più svelto, e sbucati sulla strada di collegamento al Calvi non ci rimane che toccare Pagliari e fare poi ritorno all'auto, piuttosto stanchi ma contenti.
Foto 1: marmotta confidente Foto 2: in cima al Chierico Foto 3: la bella Val Sambuzza |
Report visto | 2275 volte |
Immagini | |
Fotoreport | |