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   Monte Toro, 01/11/2013
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Onicer  Pierpaolo   
Gita  Monte Toro
Regione  Lombardia
Partenza  Foppolo (BG)  (1640 m)
Quota arrivo  2524 m
Dislivello  900 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  Terrazza Salomon/Rifugio Montebello
Attrezzatura consigliata  Normale da escursionismo
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Discrete
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Buona la terza. Dopo due precedenti tentativi negli anni passati andati a vuoto, riusciamo finalmente a domare il Toro. La prima volta fu l’inesperienza con questo tipo di percorsi a fermarci, la seconda una malefica lingua di neve marcia posta sul tratto più esposto della cresta sud est. Stavolta decidiamo di prendere il Toro per le corna e provare a chiudere il conto in sospeso facendo le cose in “grande”, progettando di salire per la cresta sud ovest, per noi inedita, e di scendere dalla temuta cresta sud est. Partiamo dunque da Foppolo seguendo il sentiero diretto al Passo Dordona, ma lo abbandoniamo ben presto per prenderne un altro che porta invece in zona Montebello. Non è niente male questo tratto, è utile a fare la gamba senza distruggerci fin dalle prime battute, cosa che invece avverrebbe facendo questo itinerario all’inverso per andare a prendere la cresta sud est. Superata la Terrazza Salomon, proseguiamo verso il Lago Moro. Siamo abbastanza frustrati nell’osservare come le nubi cumuliformi avvolgano in maniera sempre più netta tutte le cime circostanti, rendendo l’atmosfera grigia e tetra. Non ne vuole proprio sapere il meteo di concederci una escursione almeno in parte soleggiata, pensiamo… Immersi nella nebbia guadagniamo quota con crescenti titubanze, perché l’umidità elevata ci porta a ipotizzare che la roccia sulle creste sarà bagnata e scivolosa. Giunti così al lago riflettiamo sul da farsi, c’è da prendere una decisione. Cambiamo itinerario e saliamo sul più facile Corno Stella, o andiamo avanti nel perseguire i nostri intenti iniziali? A tratti qualche occhiata di sole ci rincuora, decidiamo perciò di andare almeno a tastare il terreno, puntando quindi il Toro. Saliamo fino ad arrivare al Passo di Val Cervia, è tempo ora di fare conoscenza con la cresta sud ovest. La roccia qui in certi punti è umida ma non del tutto bagnata, un’ulteriore dose di prudenza è necessaria per proseguire. Due terzi di cresta filano abbastanza lisci, si alternano tratti più semplici ad altri piuttosto esposti, ma non incontriamo difficoltà in grado di arrestarci. Siamo vicini alla cima, ma sappiamo di dovere affrontare il tratto più impegnativo della via, costituito da salti rocciosi da vincere in arrampicata, sempre notevolmente esposti. Proprio all’inizio delle prime vere difficoltà perdiamo un po’ la trebisonda, prendendo una labile traccia a mezzacosta in uno spezzone meno esposto che pensiamo possa evitare un salto di complicato superamento. C’è anche un ometto di pietra a convincerci che sia la strada più corretta, ma non è così, perché questa traccia va a finire nel nulla. Torniamo perciò sui nostri passi con molta cautela, dovendo mettere i piedi su lingue di neve. Arrivati nuovamente quasi al punto di partenza, puntiamo direttamente la cresta su ripide balze erbose e placche rocciose, ritrovando i bolli bianchi smarriti in precedenza. E ci rendiamo conto che avremmo dovuto sempre seguire fedelmente il filo di cresta senza alcuna deviazione. Non fa nulla, l’importante è che ora siamo ancora sulla retta via. Pochi passi e siamo al cospetto del punto più ostico dell’intera cresta, un salto di pochi metri piuttosto verticale ed esposto che si può attaccare sia a sinistra che a destra, come una freccia disegnata sulla roccia indica. Vado in avanscoperta a sinistra ma mi rendo conto che è l’opzione più pericolosa, così provo invece a salire sulla variante di destra. Non c’è un comodo appoggio per i piedi, così solo con qualche tentennamento e aiutandomi con le mani riesco a sollevarmi e vincere la difficoltà. Do una mano nel vero senso della parola alle mie due compagne di escursione perché possano salire anche loro agevolmente e così ci troviamo depositati in un tratto decisamente meno impegnativo. Proseguiamo e in breve tempo ci si para davanti un ulteriore saltino di roccia, stavolta più abbordabile del precedente. Riusciamo perciò a superarlo con meno patemi e d’improvviso ci sale una certa euforia, perché siamo consapevoli che ormai è fatta. Questione infatti di pochi minuti e su sentiero agevole arriviamo a toccare la caratteristica croce di vetta. Siamo soddisfatti, ma al momento solo a metà, perché c’è da scendere. Osserviamo la cresta nord ovest, notoriamente sci alpinistica in inverno e primavera, e siamo quasi sul punto di prendere questa via che pare non presentare molte difficoltà, negli sprazzi di visibilità concessi dalla nebbia che viene e va. Ma ci convinciamo che sarà la cresta sud est la nostra via di discesa. E’ troppa infatti la curiosità di vederla integralmente con i nostri occhi. E così sia. Scendiamo con molta cautela valutando passo per passo dove mettere i piedi visto che spesso l’esposizione è notevole, amplificata dal fatto che affrontare questi tratti in discesa non è mai banale. Piano piano perdiamo sempre più quota, fino a toccare di volta in volta i punti che per diversi motivi in passato ci avevano bloccato. Stavolta riusciamo a oltrepassarli tutti senza troppi problemi, fino ad arrivare dove il tutto diventa più facile e tranquillo. Possiamo dire di avercela veramente fatta! Camminando ora più veloci andiamo giù passando per le vecchie piste in disuso del Toro, facendo ritorno all’auto appagati e contenti per la nostra piccola conquista da tempo ambita. Decisamente un bell’itinerario questo!

Foto 1: sulla cresta sud ovest
Foto 2: in vetta
Foto 3: in discesa lungo la cresta sud est
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