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   Usciolo, chi era costui?, 26/10/2013
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Onicer  Vezz   
Gita  Usciolo, chi era costui?
Regione  Lombardia
Partenza  Campo Faido (fine strada)  (750 m)
Quota arrivo  2146 m
Dislivello  1400 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  ---
Attrezzatura consigliata  Cannocchiale
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Considerata la posizione strategica rispetto alla principale catena dei Muncech, la costiera Duria-Usciòlo (a sentire i locali, questa dovrebbe essere la pronuncia corretta) è meta ideale per cogliere appieno quanto i poco frequentati monti lariani possano offrire. Innanzitutto i panorami: a sud un invidiabile colpo d'occhio sul lago, a nord istruttive vedute sulla testata della val Darengo. In secondo luogo l'isolamento: lungo l'intero percorso si incontreranno solo capre, baite in rovina e, tuttalpiù, qualche cacciatore (noi nessuno). Infine si dovrà fare i conti con discrete pendenze e lunghi avvicinamenti.
Dai pressi di Campo Faido (Faii in dialetto), attraversiamo il ponte sul torrente della val Piana per portarci alla sua sinistra idrografica. La giornata è soleggiata, sebbene uno sciame di nubi sembri aver deciso di stazionare proprio davanti al sole che, altrimenti, metterebbe ancor più in risalto i già vivi colori del bosco. Il sentiero non è segnalato ma la direzione piuttosto chiara. Il versante è costellato da piccoli nuclei di baite perfettamente intonate con la rigogliosa vegetazione. Non sono solo le foglie infatti ad essere preda della gravità: anche alle travi e alle tegole dei tetti sembra assegnato lo stesso destino. Laggiù, a sud-ovest, è ben visibile il Legnone, primo massiccio baluardo orobico; la neve che una settimana fa lo faceva luccicare al sole, è ora solo una fine spolverata.
Dopo circa trecento metri il bosco lascia spazio ai pascoli. Ampi, assolati, dorati. Di fronte a noi appare l'incanto della val Darengo all'inizio della quale vi sono le case di Baggio, strette l'una all'altra in un commovente abbraccio. I faggi sono all'apice del loro colore. Non chiedetemi perchè ma, rossicci, appaiono ai miei occhi come le lacrime di sangue dei monti.
La traccia si fa qui meno evidente, ma la via è una: si tratta di risalire la dorsale che alterna tratti ripidi ad altri ripidini. Una sorta di scala verso il cielo, o perlomeno verso una fantomatica cima che ancora non scorgiamo. Scorgiamo invece, e distintamente, il lago e i monti Rabbi, Ledù, Sasso, Canale, Corvegia, La Motta. Ciascuno con la sua nuvoletta e invitante.
Aggiriamo un paio di elevazioni, per poi tornare a risalire verso l'ora visibile cima dell'Usciolo alla quale ci consegna un ultimo breve strappetto.
Il cielo è ora sgombro di nubi, il sole caldo, i massi sommitali comodissimi, le vedute per certi versi inedite. Ho un momento da dedicare a ciascuna montagna, quelle salite e quelle ancora da salire. Vorrei che l'autunno durasse il tempo necessario a visitarle tutte eppure, laggiù in val Darengo, il colore dei faggi è quello inequivocabile delle ultime fiammate.
La discesa avviene in tutta calma, vuoi per la costante ricerca del giusto equilibrio che eviti storte o scivoloni, vuoi per allontanare il più possibile il momento del rientro.
Trovo anche il tempo per la raccolta delle forse ultime castagne e, una volta all'auto, per osservare un gruppetto di cacciatori sbinocolare alla ricerca dei numerosi animali (in primis cervi) che, in maniera assai riservata, popolano la valle.

Inedita con Ste, stupito di non incontrare nessun'altro escursionista.


NOTA UTILE:
Le strade (asfaltate) che da Livo portano a Dangri e Faido necessitano di un permesso giornaliero (1 euro) reperibile attraverso una macchinetta (quest'oggi non funzionante) in una nicchia del municipio.
La salita al monte Usciolo può effettuarsi anche da Bodone (1113 m), sebbene dall'alto non risulti chiaro il modo in cui il sentiero superi la fascia rocciosa sottostante il monte Duria.

FOTO:
1- Dalla cima, il circo roccioso del lago Darengo.
2- Colori al top.
3- Discesa vista lago.
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