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   Pizzo d'Emet, 22/09/2013
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Onicer  Pierpaolo   
Gita  Pizzo d'Emet
Regione  Lombardia
Partenza  Lago di Montespluga  (1920 m)
Quota arrivo  3209 m
Dislivello  1300 m
Difficoltà  EE
Rifugio di appoggio  Rifugio Bertacchi
Attrezzatura consigliata  Normale da escursionismo
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Buone
Valutazione itinerario  Ottimo
Commento Si prospetta una bella domenica soleggiata senza temporali, senza piogge, senza nebbie. Insomma, è meglio non lasciarsi sfuggire cotanta grazia in termini meteorologici, l’occasione è perciò ghiotta per emigrare in terra extra orobica e salire qualche bella cima over 3000. Per scegliere la nostra meta punto fisicamente l’indice sulla cartina verso la Val Chiavenna e la mia attenzione viene catturata dal Pizzo d’Emet. Uno sguardo alle relazioni della salita per accertarsi che le difficoltà non vadano oltre le nostre attuali capacità escursionistiche e… Meta aggiudicata, si può fare! Arriviamo dunque speranzosi di successo e carichi di aspettative al Lago di Montespluga, base di partenza di questa escursione. Ci incamminiamo per il sentiero diretto al Rifugio Bertacchi, che nel primo tratto sale seguendo una strada sassosa, tagliando di tanto in tanto per prati al fine di non girare troppo in tondo e seguire quindi una linea maggiormente retta. Nel camminare su questo spezzone di percorso, che di quota ne guadagna ben poca, siamo costantemente attirati dalla bellezza del paesaggio circostante, particolarmente dal Pizzo Ferrè e dal suo annesso e spettacolare ghiacciaio. Transitando per qualche tratto a mezzacosta esposto e provvisto anche di catene, arriviamo nei pressi del Rifugio, ma anziché raggiungerlo, pieghiamo a sinistra costeggiando il Lago di Emet fino a guadagnare l’omonimo passo. Uno sguardo al GPS per rendersi conto che da qui in avanti si inizierà a fare sul serio, quantomeno sotto l’aspetto della pendenza, e siamo pronti a ripartire dopo una breve sosta a base di cioccolato. E in effetti, come prospettato, adesso è tempo di salire con decisione di quota. Con la lingua quasi penzoloni sbuchiamo nei pressi del ghiaione sottostante i pendii di un Emet sempre più vicino, puntando la cresta di salita seguendo ometti e bolli bianco/rossi. Intenti nei discorsi più disparati, nel mare di sassi e massi a un certo punto non ci rendiamo conto di perdere la retta via, andando alla deriva e virando decisamente più a sinistra di quanto il percorso originale dovrebbe prevedere. Ci accorgiamo dell’errore e sarebbe anche riparabile, ma l’idea di dovere traversare in orizzontale su sassoni instabili ci pone davanti agli occhi un muro invisibile e in quel momento per noi psicologicamente invalicabile. Puntiamo perciò lo sguardo verso l’alto e notiamo che forse anche la nostra via di salita improvvisata potrebbe essere fattibile, abbiamo interiormente una certa confidenza che non dovremmo essere respinti. Le nostre ipotesi sono fondate, pur con qualche difficoltà rappresentata da neve a chiazze e qualche ripido passaggio su materiale instabile, riusciamo infatti a prendere la cresta praticamente a metà di essa, saltando il primo pezzo. Il cammino si fa ora più articolato, fra cenge esposte e passaggi dove bisogna aiutarsi con le mani, stando sempre attenti a seguire fedelmente gli ometti per non sbagliare percorso. Proprio in prossimità della vetta arrivano le difficoltà maggiori, la cresta si fa più aerea e uno spettacolare intaglio separa due placche orizzontali molto esposte da entrambi i lati. Tentenniamo un pochino, ma con il provvidenziale aiuto di una corda fissa ivi presente riusciamo con cautela a superare questa asperità. Adesso più nulla ci può separare dalla cima, pochi attimi e siamo al cospetto della croce su essa posta. Ce l’abbiamo fatta! Il tempo di goderci per qualche attimo lo straordinario panorama e siamo pronti per la lunga discesa. Con la stessa attenzione affrontiamo l’intaglio e tutte le altre difficoltà della cresta, percorriamo il tratto di percorso previsto dalla via normale omesso all’andata per errore e scendiamo giù, ammirando soprattutto la nostra cima conquistata che con la luce più calda tardo pomeridiana appare una meraviglia. Arrivati all’auto uno splendido tramonto chiude così alla perfezione una escursione appagante ed entusiasmante…

Foto 1: in salita nel ghiaione
Foto 2: alle prese con l'intaglio
Foto 3: vetta!
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