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   Cima del Lago Diedro Dall'Oglio, 29/07/2009
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Onicer  oscarrampica   
Regione  Trentino Alto Adige
Partenza  Capanna Alpina (1700m)
Quota attacco  2300 m
Quota arrivo  2650 m
Dislivello  350 m
Difficoltà  D / V ( IV+ obbl. )
Esposizione  Sud-Ovest
Rifugio di appoggio  Scotoni
Attrezzatura consigliata  nda + materiale se serve integrare
Itinerari collegati  nessuno
Condizioni  Ottime
Valutazione itinerario  Eccezionale
Commento Volge al termine questa inverosimile estate del 2009 in cui grazie a condizioni meteo bellissime e alla mia libertà da impegni, sono riuscito ad andare per monti molte volte in più del solito. Grazie Dani. Il 29 di luglio mi trovo con Gianantonio che già m’aveva cercato per una salita ma a cui avevo detto che avevo promesso a mio figlio di portarlo sul Civetta. Ci troviamo così per andare a fare il grande diedro della Cima del Lago, una via estetica e completa per varietà di situazioni: zoccolo friabile, camini, fessure, traversate, ricerca, capacità di protezione. Itinerario ormai divenuto classico. Dalla Val Cordevole saliamo verso il passo falzarego e poi l’adiacente Passo Valparola, per seguire poi la strada in discesa fino ad Armentarola e dal ponte su un largo torrente pieno di ghiaia, percorrere la stradina che porta al ristorante Capanna Alpina (q. 1726 m), dove parcheggiamo. La Marmolada con le nevi tinte di rosa nella luce del mattino annuncia il buon giorno. Le Counturines spaccate in due da una fascia nebbiosa rubano la scena in questo paesaggio curato, tipico del Trentino e il diedro in ombra segnala già la sua presenza. Alle 6.30 partiamo con i nostri zaini seguendo la strada che si inoltra nella valle verso il rifugio Scotoni (2040 m, ore 0,40 dal parcheggio) adagiato in mezzo ad una grande prateria e custodito dalle dintorno verticali pareti. Saliamo sotto la verticale Cima Scotoni passando accanto ad un alto e magnifico esemplare di Cembro e poi il sentiero diventa una magnifica scalinata a tondelli in legno che ci porta al piano superiore della terrazza, all’inizio dei ghiaioni basali della nostra cima. Ci perdiamo fra le ghiaie e saliamo verso un punto d’attacco sbagliato traditi dalla prospettiva dal basso e così per orientarci scendiamo nuovamente al piccolo laghetto Lagazuoi da cui poi riusciamo a portarci all´imbocco del diedro sudovest. L’attacco della via è 50 m a sinistra del fondo del diedro, sotto la verticale di una grande svasatura visibile in alto a sinistra dei tetti (cordino su clessidra sopra un pilastrino.( ore 0,30 dal laghetto). Alle 10 siamo sotto la paretina d’attacco e ci prepariamo. Partirò io, poi Gian farà i tiri più duri.
L1: salgo in verticale senza percorso obbligato fino a raggiungere una cengia con su cui sosta (40 m, III,) L2: Gian supera la fascia di placche, poi una fessurina sulla dx ed entra in una zona a gradoni. In alto a sx si scorge uno spuntone scollato dalla parete. Gian lo punta ma si ferma su cengia 5-6 m sotto (50 m, III,). L3: salgo in direzione della svasatura sovrastante superando cenge e placche un poco sulla dx(3 cl.), sempre su roccia friabile, e sosto nella nicchia alla base della svasatura. (50 m, III+, sosta su 2 chiodi) L4: Gian sale sulle placche stando a sx del fondo del canale (roccia compatta, IV) in prossimità della cengia mediana sale un pendio di roccia piena di detrito e sosta sulla cengia sotto gli strapiombi rossi (50 m,). L5: traverso sulla cengia verso il diedro oltrepassando uno spigolo rossiccio ed una nicchia nerastra e sostando su un ripiano sotto la verticale di una nicchia gialla di forma circolare ( 45 m, sosta su 1 spit). Sono le 12.30 e siamo all’inizio del grande diedro. L6: Gian supera lo strapiombo sopra la sosta grazie ad un masso ed entra nella nicchia uscendone a destra su scaglie solide (1 ch. nel giallo), ed approccia la fessura che sale fino alla sua fine, poi ancora a dx traversare (2 cl.) fino a raggiungere la scomoda sosta alla base di una lunga fessura ( 25 m, IV continuo,) L7: salire la serie di fessure verticali sopra la sosta (4 ch.) superando anche una difficile scaglia. Arrivati alla base della fessura principale del diedro la sosta si trova su un terrazzino appena a sx (40 m, IV+ continuo) L8: proseguire per diedrini in verticale sopra la sosta ( 2 ch. )fino ad una nicchia gialla 15 m sotto il grande e ben visibile costolone centrale del diedro, la sosta è su un ripiano appena a sx (40 m, IV). L9: salire ora la fessura principale del diedro fino al costolone (IV), imboccare il ramo che piega a dx superando un lungo diedro verticale ( IV+ atletico, ch.), continuare a salire le fessure fino ad una zona con nicchie: seguire il diedro fino alla nicchia gialla più alta (V,ch.), 50 m, IV+ sostenuto, sosta su chiodo). L10: superare lo strapiombo della nicchia (V- atletico) e proseguire seguendo la grande fessura di fondo del diedro o la placca appena a sinistra fino a sbucare sulla cresta sommitale (55 m, IV, sosta su spuntone). Ricordo Gian che mi ha detto se volevo uscire io ma gli dissi no perché avevo la testa vuota e non volevo farmi male l’ultimo giorno prima di tornare dalle vacanze: ormai avevo la testa da un’altra parte. Alle 15, usciamo dalla parete e per qualche roccia finale, raggiungiamo in 10 minuti la vetta (2650 m).
Grandiosa soprattutto la vista sulle vicine cime Scotoni e il loro anfiteatro ghiaioso che le unisce alle Torri di Fanes e alle Cime Campestrin. E dall’altra quella sulle Counturines/La Varella con il loro castello sommitale in puro stile gotico. Dopo mezz’oretta di relax ritorniamo alla fine della via e per scendere seguiamo la traccia con ometti che si abbassa lungo il versante NE, dapprima a sinistra eppoi a destra, superando vari risalti su bancate di roccia friabile e detritica in direzione della Forcella del Lago. La traccia porta ad una paretina che obbliga ad una corda doppia di 25 m, onde raggiungere la banca sottostante. Da qui una comoda traccia scende nel ghiaione fino alla forcella del Lago e poi per sentiero nel grande canalone con vista sul laghetto Lagazuoi dove ripassiamo alle 16 e poi nuovamente il bel sentiero a scalette verso la grande piana del Rif. Scotoni.
Foto1 io in via da secondo Foto2 Gian sulla paretina finale Foto3 Il superdiedro


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