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Invernale al Sodadura (cresta S-W + N-W), 22/01/2011 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | matteo81 |
Gita | Invernale al Sodadura (cresta S-W + N-W) |
Regione | Lombardia |
Partenza | Piani di Artavaggio (1600 m) |
Quota arrivo | 2010 m |
Dislivello | 400 m |
Difficoltà | EE |
Rifugio di appoggio | Presenza di diversi rifugi nella piana di Artavaggio. |
Attrezzatura consigliata | Ciaspole, ramponi, picche |
Itinerari collegati | nessuno |
Condizioni | Buone |
Valutazione itinerario | Ottimo |
Commento | Sbarcato all'arrivo della funivia, sono già bardato per il freddo; non mi resta che calzare la ciaspole, quasi superflue con le condizioni della neve trovate fuori dalle zone pistate (neve ghiacciata, compatta, molto dura) che - col senno di poi - mi avrebbero fatto optare per una bella ramponatura integrale. Tuttavia, avevo interesse a provare le mie amate ciaspole anche con simili condizioni del manto nevoso.
Senza problemi mi dirigo attraverso la piana, tenendomi sulla destra, finchè non arrivo all'ex Albergo Sciatori a alla vicina chiesetta; da qui la vista cade sul Campelli, sulla Cima di Piazzo, sul Sodadura e sull'invitante cresta, verso la quale mi incammino prendendola piuttosto alla base per poterla fare integralmente. La neve, compatta e veramente molto dura, mi impone di prestare una certa attenzione nella prosecuzione con le ciaspole; solchi lasciati da skialp, scarponi e increspature da vento (tutti "marmorizzati" nella neve) rendono la superficie del manto nevoso assai irregolare e, insieme alla generosa perndenza dei diversi tratti in salita, tutto concorre a dover far rampare bene le ciaspole. Giungo nella sella di una grossa "V" che spacca - in maniera decisa - la prosecuzione dei precedenti avvallamenti: qui abbandono le ciaspole per i necessari ramponi; subito si presenta il primo e ultimo vero ostacolo della salita, rappresentato da un "muretto" alquanto duro, che mi fa aggirare un risalto di rocce strapiombanti, e dove ho la fortuna di trovare una traccia già gradinata dove è comunque raccomandabile di pestarvi dentro per bene le punte dei ramponi. Non avendo con me nessuna "picca" (picozza) ho sfruttato fino all'ultimo i bastoncini telescopici, salvo poi - visto che il "muretto" non è poi tanto breve e alquanto in piedi nella parte centrale - metter mano sulla neve dura come il sasso e affidarmi ai ramponi. Passato questo tratto, non mi è rimasto altro che mettere uno avanti all'altro i passi necessari a fare quegli ultimi metri fino alla panoramica vetta del Sodadura (che già ospitava i primi visitatori). Immancabili foto, thè caldo, quattro chiacchere con gli sconosciuti in cima con l'occasione di aver conosciuto anche un fotografo professionista che collabora con le riviste "Alp" "Orobie" etc. Poi mi concedo un breve capatina verso il Passo Sodadura (bagai se è in piedi anche a scendere di lì ... cià cià torniamo in dietro che oggi son contento così) prima di intraprendere la via del ritorno ma lungo la cresta N-W; quest'ultima è più breve ma più stretta e ripida con un "muretto" - piccolo e breve - che mi ha visto discendere in versione "fantozziana" (... quest'anno corso di alpinismo) e mi ha riportato giù sulla parte alta del versante sinistro (visto dalla funivia) della piana ... e lì mi son appropriato di un roccia al sole ops... erano tutte al sole ;=) per lavorare di mandibola sul mio panino allo speck prima di ritornare "bello come il sole" alla funivia (... quanta gente !!!). |
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