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Monte Fles, 18/11/2018 | Tweet | Inserisci report |
Onicer | Pierpaolo |
Gita | Monte Fles |
Regione | Lombardia |
Partenza | Strada verso il Passo Crocedomini (BS) (870 m) |
Quota arrivo | 1705 m |
Dislivello | 1175 m |
Difficoltà | E |
Rifugio di appoggio | Nessuno |
Attrezzatura consigliata | Normale da escursionismo |
Itinerari collegati | nessuno |
Condizioni | Pessime |
Valutazione itinerario | Mediocre |
Commento | In teoria oggi saremmo dovuti salire sul Monte Trabucco, cima secondaria che si erge all’ombra dei più noti Monte Frerone e Cornone di Blumone, ma salendo lungo la strada che conduce al Passo Crocedomini scopriamo amaramente che è chiusa all’imbocco della frazione Degna per pericolo frana, diversi chilometri prima di Campolaro, la località da cui saremmo dovuti partire. Dopo qualche attimo di sconforto pensiamo a una veloce alternativa in zona e, controllata la cartina, notiamo la presenza di una piccola cima sul versante opposto della valle, il Monte Fles, circondata da diversi sentieri. L’idea è perciò quella di dirigerci in quella direzione, decidendo sul momento il da farsi.
Imbocchiamo così il sentiero numero 3 che per lunghi tratti altro non è che una noiosa strada sterrata, arrivando dapprima in località Case Serla e poi salendo in modo più deciso fino a raggiungere la Baita Fontaneto. Il Monte Fles è proprio sopra di noi. Sulla cartina vediamo un sentiero che lo circumnaviga completamente, ma nessun tracciato che va in cima. Un po’ titubanti lo seguiamo, ma la salsa è sempre la stessa, una noiosa e impantanata strada sterrata. Lo scopo in realtà è vedere se esiste qualche sorta di sentiero secondario non segnalato che si inoltra nel bosco e può puntare la cima. Come sperato, a circa 1/3 del periplo notiamo un sentiero che entra nel bosco e decidiamo così di seguirlo. Ci sono addirittura dei bolli bianco rossi, ma dopo diversi minuti di camminata non c’è alcuna targa o scritta che segnali dove possa in realtà portare. Non ci facciamo però scoraggiare e continuiamo dunque la salita, che prosegue nel bosco con qualche zig zag attraverso il bosco. Sopra di noi vediamo la cresta della montagna sempre più vicina e questo ci dà una spinta in più nel tentare di arrivarci. In effetti, il sentiero, sempre bollato ma senza indicazioni, porta proprio verso la cresta, in un punto un po’ distante dalla vetta. La vera difficoltà della salita, ora, sono però le conseguenze della tempesta occorsa qualche settimana addietro, che ha abbattuto una moltitudine di alberi e che invadono frequentemente il sentiero, ostruendolo del tutto in alcuni punti. Per riuscire ad andare avanti dobbiamo quindi continuamente cercare dei passaggi alternativi, non sempre facili da individuare. Con lentezza proseguiamo la nostra salita, arrivando sulla prima delle due cime, una sorta di anticima. La vera vetta è di fronte a noi, collegata da una larga cresta. La seguiamo in uno scenario desolante, sempre caratterizzato da tanti alberi abbattuti. Fino all’ultimo ci tocca fare deviazioni, ma non demordiamo riuscendo così ad arrivare sulla vetta, dove a sorpresa c’è anche una piccola croce di legno. Per tornare non possiamo fare altro che ripercorrere il “campo minato” appena percorso. Con difficoltà superiamo nuovamente tutti gli ostacoli, ma giunti all’imbocco della cresta decidiamo di scendere verso la frazione di Travagnolo con lo scopo di fare un giro ad anello, sebbene allunghi abbastanza il percorso. Superati con una certa fatica gli ultimi alberi abbattuti, ci immettiamo finalmente in un sentiero pulito e più scorrevole, arrivando così a Travagnolo. Da qui, imbocchiamo un altro sentiero, abbastanza gradevole, diretto verso Campolaro. Raggiunto il paesino, dove peraltro sono anche qui tangibili i danni del vento, prendiamo un sentiero che costeggia la strada e punta verso il nostro luogo di partenza. Avendo già superato in scioltezza i 20 chilometri di cammino ed essendo abbastanza stanchi per l’avventura vissuta, a un certo punto decidiamo di riprendere la strada con la speranza che possa passare qualcuno che ci dia uno strappo per tornare alla nostra auto. Le nostre “preghiere” vengono ascoltate e veniamo così accompagnati in auto da una cordiale famiglia per concludere l’escursione. Veniamo anche a conoscenza del fatto che esistesse una via alternativa, tramite una strada sterrata nota solo ai locali (e di certo non ai navigatori GPS!), per potere raggiungere Campolaro. A saperlo prima… Ad ogni modo questa escursione ha rivelato più facce: noiosa nella prima, avventurosa nella seconda e stupefacente nell’ultima, per via degli impressionanti danni causati dal vento sulla vegetazione. Foto 1: Baita Fontaneto Foto 2: Cima Monte Fles Foto 3: danni da vento ovunque nei pressi della cima |
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