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   Tossenhorn, 24 marzo 2007
"...mi andrebbe di fare qualcosa di ramponabile in Orobia... oppure una scialpinistica di rilievo: un OSA vero, il Tossenhorn; sentiamoci domani sera."
Il Tossenhorn... e chi l'ha mai sentito. Cosa mai sarà per stuzzicare la fantasia dell'orobico... un'occhiata alle varie guide e comincio a mettere a fuoco... è perfetta, una gita da soffrire con una sciata da guadagnarsi!































Mentre viaggiamo alla volta della dogana sfissera ognuno di noi immagina una linea di salita, una traccia che si inerpica sul fianco di una montagna. Il Tossenhorn è diviso dalla civiltà da un percorso laborioso quanto misterioso, di 7 ore e mezza. Quando al tornante di Gstein scorgiamo il ghiacciaio che fascia la nostra montagna, il Talligletscher, decidiamo di attrezzarci adeguatamente in quanto apparentemente un po' crepacciato. Spalliamo gli sci e risaliamo la lunga e piatta Laggintal fino a quando, in prossimità delle baite di Laggin l'innevamento obbliga a calzare gli sci. La temperatura è molto bassa, le sacche si gelano e la tetra visione della bastionata rocciosa che sbarra la valle gela anche il sangue. L'orobico condottiero guida i suoi seguaci nell'ingarbugliato bosco abitato dagli gnomi di Gartjinij che d'inverno cercano riparo tra queste ramaglie devastate dai violenti soffi delle valanghe che si staccano dalle loro terre natìe. Con estrema accortezza prendiamo a salire le prime balze. Il percorso è ingannevole e infonde un senso di rilassatezza mentre, vertiginosamente si prende quota fino alla mistica terrazza assolata e candida di Bidemji. Sappiamo che la pace ovattata di questo luogo è in realtà un intervallo tra il ticchettare di effimere lancette dell'orologio incantato della regina di Laggin e che bisogna muoversi rapidamente per evitare di rimanere incastrati nel dedalo di trappole che i suoi sudditi hano teso dietro ad ogni balza rocciosa. Forte della mia stazza mi faccio avanti per guidare e difendere la compagnia durante la marcia verso il Gartjinij. Dobbiamo stare attenti: il labirinto di Bidemji è un luogo infido e la leggenda narra di scialpinisti che, persa la tramontana, hanno vagato per giorni prima di riuscire a trovare un uscita. Tutto sembra andare per il meglio quando, ormai sulla soglia dell'ultimo gradino roccioso, i fantasmi di Bidemij ci inducono ad ingannarci l'un l'altro: il loro potere è enorme, non riesco a condurre gli sci verso quell'ultimo ripidissimo pendio che ci porterebbe fuori dal labirinto e vengo costretto ad effettuare un insidioso e lunghissimo traverso a mezzacosta su terreno ripido e talvolta esposto, un traverso che prosciugherà tutte le mie energie e ci condurrà sull'orlo del burrone del Wysse Bode. Affranto, cedo il comando all'impavido Orobico che con un guizzo felino riesce ad impadronirsi della sua volontà e rimonta sciaipiedi un pendio che conduce ad un breve tratto roccioso e facile. Siamo finalmente fuori. Ci godiamo il sole. Gli spiriti di Bidemij sono però irritati dalla nostra sortita e velano il cielo con il loro gelido alito. Proseguiamo frastornati lungo i ripidi pendii morenici sottostanti il Talligletscher quasi in balia dei nostri movimenti, per inerzia. Il gruppo è in crisi, la lotta psicologica con i fantasmi di Bidemij lo ha duramente provato ma, ad un tratto... la dea di Weissmies, impietosita, lancia un dolce e corroborante elisir fatato che mi investe. Me ne ne nutro a fatica e, d'un tratto mi sento rivivere. Vedo ormai vicinissimo il bordo del ghiacciaio e a due passi mi pare la cima. Comicio ad allungare il passo, i miei compagni non essendosi accorti dell'accaduto non capiscono, rimangono indietro. Di tanto in tanto mi fermo ad aspettarli sperando che parte dell'energia che mi pervade possa assisterli. Dopo poco più di sei ore raggiungiamo finalmente la vetta, il ghiacciaio si è rivelato mansueto, come tutto il resto nel regno della Dea di Weissmies. Il guardiano della Zwischbergental, una splendida aquila reale, si alza sopra le nostre teste ad omaggiare gli impavidi conquistatori del Tossenhorn. Possiamo finalmente concederci alla discesa, bella, inaspettatamente bella. Arrivati al limite del labirinto rimaniamo colpiti dalla complessità del luogo, quasi non lo avessimo visto solo poche ore prima. Scendiamo con attenzione il ripidissimo canale che ne permette l'accesso, poi ancora un'altro, dopodichè non cadiamo nel tranello tesoci dagli spiriti del male e risaliamo brevemente a riprendere la traccia di salita che, con neve molto bella ci riconduce alla terrazza incantata di quta 1990. Ormai il peggio è passato, i fantasmi di Bidemij non hanno più potere nella terra degli gnomi. Tuttavia anche questi, seppur con fare più burlone possono recar danno alla discesa che va affrontata fino al fondovalle sempre con le orecchie ben dritte. Il firn della bassa Laggintal ci riconsegna ad una scorrevolissima strada e quindi alla contea dei carri armati, dove possiamo finalmente festeggiare con strudel e chardonnay... sul far della notte gli spiriti di Gartjinij, infuriati , faranno cadere 30 ore di neve ininterrotta sul loro territorio e guai a chi oserà nuovamente interrompere il loro eterno sonno...

Partecipanti: Misteradamello, Marco, LorenzOrobico, Domonice
by Domonice