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   Roccia Baitone, parete nord, 19 Maggio 2007
Era un sogno coltivato dall'albore dell'attività in montagna, quando un istruttore del corso di cascate elencava a noi allievi la possibile attività su ghiaccio nella nostra regione partendo dalla nord della presanella per arrivare pian pianino alla diretta sulla nord di Roccia Baitone…

































Giorni che precedono qualcosa che senti, giorni in cui passi i momenti liberi a preparare in ogni dettaglio il materiale e l’abbigliamento. Fighettite? Può darsi, per me un divertentissimo gioco in cui interpreto il ruolo di skipper e mozzo, grinder e tattico. Risveglio anticipato tachicardico, dopo aver sognato di non essermi svegliato in tempo. Finalmente alle 2 la partenza da casa, la giornata è perfetta. Parcheggiato il Kanguro nella sua nicchia privata a lato dei grandi tubi che scendono dalla centrale idroelettrica del Monte Colmo e con il sottofondo dei Pink Floyd ci prepariamo alla partenza, pensando in primis alle riserve energetiche spazzolando la torta e il caffè preparati da Monica. Il passo è lento e costante come imposto dalla giornata che ci attende. Sappiamo di non aver tempo da sprecare ma non possiamo esimerci da una bella posa notturna di Edolo che dorme vista dal Belvedere, dove è situata Malga Stain. La marcia in Val Gallinera adesso procede senza fronzoli, chiacchierando ininterrottamente della qualunque tra progetti e ricordi, lavoro e famiglia. Abbandonato il sentiero che porta al Passo Gallinera imbocchiamo il vallone detritico che si origina dalla testata della valle. Il fondo è devastato dai resti delle enormi valanghe che percorrono abitualmente questi corridoi. Con calma e scegliendo adeguatamente il percorso guadagniamo quota rapidamente fino ad arrivare ai nevai basali a q 2400 circa. Mettiamo i ramponi e proseguiamo bastoncini alla mano. La neve è similcemento e la progressione ne gode. La pendenza del canale non supera mai i 45°, con tratti in cui la piccozza viene afferrata volentieri. Aggirata una prima fascia rocciosa ed attraversata una seconda su ghiaccio affiorante (denominato il Ragno di Baitone) ci avviciniamo decisamente al grande rigonfiamento ghiacciato. Quota 2900: siamo finalmente alla base del seracco, sulla sua destra sotto la protezione di alte pareti rocciose. Sul lato opposto il canale di scarico percorso dal primo salitore Pierangelo Chiudano, nel lontano 1968. Noi siamo qui per percorrere una linea diretta sul seracco, e dalla nostra cengia scavata nella neve non abbiamo dubbi su quale essa sia: all’estrema destra, in corrispondenza di un ripido naso che offre le maggiori difficoltà con pendenze massime intorno ai 70°. Il primo tiro, d’approccio al risalto più ripido lo conduco io e, pronti via non sembra essere poi così semplice. Supero un breve risalto ghiacciato dove pianto due viti per poi proseguire su pendenza meno sostenuta fino alla sosta che attrezzo al riparo dello strapiombante naso ghiacciato sul limite destro del seracco. L’orobico mi raggiunge in fretta e parte per il tiro più ripido, su ghiaccio durissimo e secco che mette alla prova i polpacci. Il ghiaccio è di qualità pessima per la progressione, tipico dei seracchi (almeno dei pochi che ho avuto la fortuna di scalare) e nonostante la proverbiale tecnica certosina di Lorenz, le padelle sfilano copiose dal tetto sotto il quale sono comodamente alloggiato. La mia salita sullo stesso tiro sarà più rilassata, stante il percorso già lavorato. La cosa sarà una costante per tutta la salita a tiri alterni. Le foto si susseguono e quando finalmente il sole bacia il seracco tutto prende una luce diversa, si assapora più nettamente: l’ambiente grandioso e la salita severa, la gioia e la fatica, la soddisfazione e la fierezza. Il quinto tiro è quello che ci permette di uscire dal tratto ghiacciato, tramite una specie di sperone ghiacciato molto estetico. Ormai nella neve ci sleghiamo e continuiamo a salire verso la nostra sella. Lorenz traccia una linea simile alle svolte scialpinistiche, uno zig-zag perfetto sul pendio inclinato a 40° nel finale. Raggiunta la cresta comunque la salita non è ancora terminata, anzi l’arrampicata mista, seppur facile, è in brevi tratti esposta e aggiunge ancora un ingrediente saporito all’escursione effettuata. In ultimo, giusto per non permettermi di onorare il mio motto iononarrivoincima, il socio mi invita a salire il gendarme che rappresenta la vetta. Abbraccio il mio compagno, sono le 12.32 di una giornata spettacolare, perfetta in ogni sfaccettatura, un sogno è stato realizzato. Una bella pausa ristoratrice adesso è necessaria, mentre via radio contatto Fabio che, dal Lago gelato superiore ci sta rintracciando col binocolo. In discesa la fatica affiora e il percorso non proprio agevole non aiuta le gambe. Finalmente , non appena superato il Lago gelato inferiore, raggiungiamo il sentiero e il nostro amico che è li ad attenderci. Nei pressi del rif. Tonolini un’ultima sosta ristabilisce definitivamente gli equilibri e trasformatici in escursionisti per caso (a parte lo zaino improbabile) con pantaloncini e scarpe da ginnastica scendiamo a razzo al Pont del Guat .Itinerario straordinario effettuato in giornata, grazie all'entusiasmo di una testa di legno pari al sottoscritto e alla preziosa collaborazione di Fabio che effettuando una gita solitaria nella conca del Baitone ci ha poi scarrozzato dal Pont del Guat fino al kanguro

Partecipanti: LorenzOrobico e io
by Domonice